venerdì, marzo 18, 2016
Il 21 marzo, giorno della nascita di Alda Merini, sarà presentato il Premio Poesia Casa Museo Alda Merini organizzato dal “La casa delle artiste” di Milano. Abbiamo ora l’occasione di rivolgere alcune domande alla presidente, Bruna Colacicco.

di Monica Cardarelli 

D. Quando nasce l’idea di costituire “La casa delle artiste” e perché?

L’idea nasce dall’incontro di un gruppo di donne fra le quali c’era un’elevata rappresentanza di artiste attive in tutte le forme d’arte. C’erano una pittrice, due fotografe, una videomaker, due performer, una poeta, tre attrici, una danzatrice, una musicista... Le altre amiche non artiste erano appassionate di arte. Tutte sentivamo la necessità di fare gruppo e di lavorare insieme per la produzione e la promozione dell’arte al femminile, che spesso ancora fa più fatica ad emergere rispetto a quella maschile. E comunque sentivamo forte l’esigenza di valorizzare l’arte di “matrice femminile” intendendo con questa espressione qualcosa che è presente in tutte le persone indipendentemente dal genere.

D. Uno spazio dedicato all’arte nelle sue varie espressioni tutto al femminile?

Abbiamo una particolarissima attenzione per l’arte delle donne, com’è naturale. Però la nostra attività si interessa di arte in generale, non vogliamo ghettizzarci, accogliamo volentieri gli artisti uomini, purché siano uomini sensibili e motivati a lavorare a fianco delle donne e a favore delle donne. Non ci interessa il genere né, naturalmente, l’orientamento sessuale dell’artista e di chi collabora con noi. Come dicevo prima ci interessa valorizzare l’arte di matrice femminile e una parte femminile è presente in tutti.

D. Quanto è recepito il messaggio culturale che lanciate in un ambiente come quello della Milano di oggi?

Il nostro è un tempo, a Milano poi, che è sommerso di informazioni, di iniziative, di lavoro, di tutto, di fretta… Ma proprio per questo c’è anche un forte bisogno di fermarsi per ritrovarsi e un modo per farlo è rivolgersi all’arte e alla creatività, come fruitori o come parte attiva. Che poi sono in un certo senso la stessa cosa.

D. Dal 2014 “La casa delle artiste” gestisce lo spazio del Comune di Milano che ospita la ricostruzione della camera da letto di Alda Merini, spazio denominato la Casa delle Arti – Spazio Alda Merini. Ci vuole parlare di questo progetto culturale?

Si tratta di un progetto ambizioso e molto articolato. L’idea è quella di fare del piacevolissimo spazio di Via Magolfa 32 un punto di riferimento per l’arte. Per gli artisti - che lì trovano uno spazio stimolante per laboratori, workshop, per incontrarsi e contaminare le varie espressioni artistiche oltre che uno spazio espositivo - ma anche per tutti quelli che vogliono “respirare arte”, incontrare gli artisti, confrontarsi con loro… il tutto in un luogo molto accogliente e in un’atmosfera conviviale che ci sembra molto importante. Per questo abbiamo voluto realizzare anche un caffè letterario, dove, per esempio, poeti, ma anche altri artisti, si incontrano ogni lunedì fra loro e con il pubblico in serate destrutturate, con microfono aperto e davanti a un calice di vino. Abbiamo organizzato mostre, concerti, piccoli lavori teatrali. Presentiamo libri, facciamo letture sceniche di poesia, happening e “uscite di arte” nel quartiere.. in quasi due anni di attività la nostra programmazione è stata fittissima e ha abbracciato tutte le declinazioni dell’arte.
Nel progetto abbiamo riservato una parte importante al tema della coesione sociale dell’attenzione all’ambiente e agli animali, del contrasto alla violenza di genere. Ci sembra che l’arte possa fare molto per fare breccia, sensibilizzare, tenere alta l’attenzione su questi temi.

D. La figura di Alda Merini, così complessa e difficile da conoscere, la sua vita e la sua poesia, indivisibili l’una dall’altra…quanto e come riuscite a farla conoscere ai giovani?

Alda Merini è una poeta amatissima da tutti e in particolare dai giovani. E’ sufficiente farla conoscere per farla amare. Organizziamo parecchi eventi durante l’anno sulla sua opera e sulla sua vita. La risposta della gente, ma specialmente dei giovani è sempre sorprendente. Basta presentarla per quello che era, un’outsider della poesia, una donna senza età, e i giovani si entusiasmano. La “Cantina della Poesia”, che ho ideato e conduco ogni lunedì, è frequentata soprattutto da giovani, poeti e non. E non c’è serata in cui qualcuno non proponga, accanto alle proprie poesie, qualche verso di Alda Merini. La nostra poetessa adorava circondarsi di giovani e di gente vitale. A noi è sembrato naturale dedicare gran parte della poesia “che viviamo” nella sua casa, alla poesia dei giovani, per esempio proponendo diversi eventi di “Poetry Slam”. E i risultati ci danno ragione.

D. Da pochi giorni avete indetto la prima edizione del Premio Poesia Casa Museo Alda Merini e l’indicazione per inviare le poesie o i poetry slam è “Per impegno e per poesia”. Ai giorni nostri, come pensate che la cultura e in particolare la poesia possa avere una valenza sociale?

Come spiego nell’indicazione, volente o nolente, la poesia ha sempre avuto una valenza sociale: quando un artista fa poesia, se anche parla solo di sé, parla di sé immerso nel suo tempo e nella società in cui vive. Si fa delle domande e cerca risposte. E chi lo legge con lui.
Alcuni poeti poi sono consapevoli di essere poeti sociali e si impegnano in questo senso, ben sapendo che il linguaggio della poesia è uno dei più adatti a fare passare messaggi difficili, scomodi, dolorosi. Si tratta di messaggi che comunicati attraverso un linguaggio logico vengono più o meno inconsapevolmente censurati. La poesia invece arriva diretta dove deve arrivare, la censura non funziona.

Penso ad alcuni poeti contemporanei più o meno conosciuti che parlando delle proprie esperienze, per esempio di vittime di violenza, partecipano attivamente al contrasto alla violenza di genere, o ai poeti che, partendo da se stessi, non possono poi fare a meno di interrogarsi su quello che sta succedendo al nostro pianeta, all’ambiente, su quello che lasceremo ai nostri figli. I problemi sono innumerevoli e gli esempi di poesia “sociale” sono altrettanti.
C’è un’assoluta necessità di poesia ai giorni nostri, non ce n’è forse ancora abbastanza.


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