mercoledì, marzo 30, 2016
Il mese di Marzo, tra il Pakistan e lo Yemen, è stato vessatorio per la comunità cristiana. Nel mondo, nessun gruppo religioso subisce quanto i seguaci di Cristo. 

di Dario Cataldo 

Aiuto alla Chiesa che soffre è la Fondazione Pontificia autrice sin dal 1999 del “Rapporto sulle libertà religiose nel mondo”. In diciassette anni di studio, la tendenza è la stessa: i cristiani perseguitati sono in continua crescita. Ad affermarlo sono Alessandro Monteduro e Alfredo Mantovano, ovvero il direttore e il Presidente dell'Istituto gestito dalla Santa Sede.

“Spesso – dichiarano i due esponenti al vertice dell'Organizzazione - in Paesi come il Pakistan, il cristianesimo è il capro espiatorio dell’odio antioccidentale degli estremisti. Non è raro infatti che le locali comunità cristiane – in Pakistan ma anche in Stati mediorientali quali l’Iraq e la Siria – vengano erroneamente identificate con l’Occidente”.

“E dunque – continuano i due - ogni qualvolta che in Europa o negli Stati Uniti avvengono episodi ritenuti offensivi dalla comunità islamica, come ad esempio le vignette su Maometto o il film Innocence of Muslims, i cristiani in loco divengono obiettivi dei fondamentalisti”.

La triste constatazione di Monteduro e Mantovano è la quasi indifferenza del mondo di media, in riferimento allo sterminio degli aderenti alla religione cristiana nel mondo.

Eppure, secondo uno studio di Aiuto alla Chiesa che soffre dal titolo “Perseguitati e dimenticati”, la realtà è chiara: in 17 delle 22 Nazioni sotto la lente d'ingrandimento, tra il 2013 e il 2015, la condizione dei cristiani è sensibilmente peggiorata.

Inoltre, con l'aggiunta della Nigeria, l'Iraq, il Sudan e la martoriata Siria, il numero dei Paesi “di frontiera”, da 6 è passato a 10, con un inasprimento delle torture a scapito dei seguaci della Croce.

Il rischio della scomparsa delle comunità già minoritarie in Nazioni limite come quelle sopra elencate è alto. Per tale motivo si apprezzano le recenti dichiarazioni di esponenti del Parlamento europeo e di John Kerry, Segretario di Stato americano, i quali hanno utilizzato il termine “genocidio” per identificare quanto è in essere ai danni delle minoranze religiose cristiane in zone fortemente islamizzate.

Si perché la principale causa di crimini religiosi contro i “fedeli al Vangelo” è l'Islam integralista, che in nome della “Guerra Santa” giustifica le morti, anche di donne e bambini.

Tra le quattro missionarie della carità morte ad Aden e le vittime di Lahore, una miriade di altri morti si sono consumate sotto gli occhi attoniti e spesso disinformati dell'Occidente. Ecco perché è necessaria un'azione preventiva che argini un fenomeno sempre più preoccupante.

Come suggerisce Papa Francesco, il dialogo è una via percorribile; a questa però dovrebbe essere aggiunta anche la strada delle tutela, che impedisca gli attacchi gratuiti per conto di una “cristianofobia”che come disse il Papa Emerito, Benedetto XVI: “è rispolverata da gruppi estremisti islamici contro l'occidente e giustifica atti di violenza in risposta alle sofferenze subite in passato”. Un ragionamento troppo sommario e riduttivo adottato dai fondamentalisti musulmani, associa il cristiano a ciò che è “il male assoluto”, perpetuando nell'errore con lo spargimento di sangue e l'abuso della forza cieca.


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