mercoledì, febbraio 10, 2016
Abbiocco tra una canzone e l’altra, e sonnolenza forte durante le esecuzioni: la differenza? Carlo Conti “il magnifico”. 

di Danilo Stefani

"De Docta Ignorantia" Undici milioni di spettatori alla prima serata di Sanremo. Carlo Conti dopo circa cinquecento termini elogiativi, cosparsi a mano aperta e con sorriso abbronzato, sarà contento. Al Festival si parla più degli ospiti che degli artisti in gara. Si gode proprio degli ospiti; ci si stira supini di fronte a Elton John, si liscia bene Laura Pausini, si rimane basiti - tutti - di fronte ad Aldo, Giovanni e Giacomo (organizzano uno spettacolo sull’età della pietra, neanche originale, e ci riescono “perfettamente”). Nessun accenno alla carriera musicale degli artisti (è normale?). Benino la Ferilli – Virginia Raffaele, ma il troppo stroppia: non si può dedicare tutta una serata caricaturale alla Ferilli, neanche in romanesco.

Bene Garko: doveva fare il meraviglioso manichino e ci riesce del tutto, un manichino anche parlante che legge quello che gli viene dato da leggere. Le donne in platea spianano il binocolo e godono più di Colombo all’avvistamento dell’America - che credeva Indie: “Terra!” “Terra!”

Insomma la grande bellezza sanremiana è servita: per le canzoni c’è tempo, erano solo le prime dieci (quasi) stralunate canzoni. Intanto Carlo Conti il normalizzatore, il pilota, eccetera eccetera…diventa “magnifico”: la somma di tutto, quello che esiste e manca. E manca proprio tanto.


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