giovedì, gennaio 21, 2016
Medici Senza Frontiere schierati in difesa dei migranti.

Radio Vaticana - Infezioni polmonari, condizioni igieniche inumane, abusi e violenze fisiche, traumi psicologici e disorientamento, totale abbandono… sono solo alcune delle denunce che Medici Senza Frontiere fa nel rapporto “Corsa a ostacoli verso l’Europa” che analizza le terribili condizioni in cui versano rifugiati, richiedenti asilo e migranti in fuga da guerre e povertà. Una fuga che diventa, secondo le testimonianze dirette degli operatori di Medici Senza Frontiere, una corsa a ostacoli a causa soprattutto delle politiche fallimentari e delle barriere fisiche e burocratiche messe in piedi in Europa. L’organizzazione infatti denuncia come la sua attività di soccorso medico nel mediterraneo e nel corridoio balcanico sia triplicata nel 2015 a causa soprattutto delle politiche inumane adottate arbitrariamente da alcuni Stati europei per proteggere i propri confini. “Ci troviamo a dover difendere i migranti dall’Europa” denuncia l’organizzazione. Ma vediamo nel dettaglio il rapporto, con Stefano Pesce che ha raggiunto al telefono Laura Pasquero, operatrice umanitaria di Medici Senza Frontiere. ascolta

R. – Il Rapporto denuncia quello che noi, come Medici Senza Frontiere, consideriamo un vero fallimento collettivo dell’Unione Europea nell’affrontare una situazione di crisi prolungata e nel rispondere ai bisogni umanitari di centinaia di migliaia di rifugiati, di richiedenti asilo e migranti nel corso del 2015.

D. – Quale difficoltà si trovano ad affrontare i migranti, una volta giunti in Europa?

R. – Quello che hanno trovato, dopo viaggi traumatici e pericolosissimi, sono stati muri, barriere, fili spinati, condizioni inaccettabili di ricezione e una gravissima mancanza dei servizi di base e di assistenza umanitaria.

D. – Voi cercate, in qualche modo, di sopperire a queste mancanze?

R. – Quello che offriamo è assistenza medica di base, assistenza psicologica, riparo, tendoni riscaldati per offrire rifugio ad intere famiglie, che viaggiano spesso con figli piccolissimi. Pensiamo poi ai casi più vulnerabili: donne incinte, vittime di violenze sessuali, disabili… Io stessa sono stata sei mesi a bordo di una delle barche di Medici Senza Frontiere nel Mediterraneo centrale, quindi al largo della Libia: accogliere tra le braccia un bambino appena scampato alla morte è qualcosa che davvero bisognerebbe provare di persona…

D. – Queste politiche europee, che voi denunciate, che impatti hanno sulla qualità di vita dei migranti?

R. – Gli impatti di queste politiche europee sono violenti, sia a livello fisico che psicologico; le patologie che abbiamo riscontrato sono traumi legati alle difficoltà delle condizioni di viaggio; tantissime infezioni respiratorie, che sono andate aumentando con l’arrivo poi dell’inverno; infezioni cutanee, stress psicologico; a volte si è esercitata perfino violenza alle frontiere. I nostri colleghi che si trovano ora in Grecia e nei Balcani, lungo la rotta balcanica, testimoniano l’altissima vulnerabilità di intere famiglie di siriani o di afghani, che da un minuto all’altro, da un giorno all’altro sono bloccati e costretti a cercare un’altra via. Quindi queste misure – che sono lungi dal fermare i flussi di persone in fuga – hanno solo reso più drammatico, inumano e pericoloso il loro disperato viaggio.

D. – Alla luce di ciò, quali provvedimenti dovrebbe prendere l’Europa per far fronte a questi problemi?

R. – Quello che noi chiediamo, come Medici Senza Frontiere, è che l’Europa garantisca innanzitutto un passaggio sicuro verso e attraverso il continente, e che garantisca condizioni di accoglienza umane e dignitose, che prevedano riparo e assistenza medica. Questa nostra stessa presenza nel cuore dell’Europa è di per sé indice di un gravissimo vuoto e di una mancanza di assunzione di responsabilità dei governi europei nei confronti dei loro obblighi internazionali e di umanità. Questo è un approccio che consideriamo atroce ed inaccettabile!


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