mercoledì, gennaio 20, 2016
Si sa che per poter vendere prodotti finanziari non del tutto sicuri il bancario compilava i Mifid, documenti che accertano il profilo di rischio, al posto del piccolo e sprovveduto investitore che ben non mastica la comprensione del rischio cui va incontro. 

di Silvio Foini 

La pratica regolare è imposta dalle direttive della UE ma la banca Etruria aggirava l’ostacolo elegantemente: il povero investitore veniva mostrato come persona molto ben informata su ciò che firmava avendo una cultura elevata, un laureato. Peccato che il suo iter scolastico si fosse fermato, guarda guarda, alla terza elementare! E’ il caso di una novantenne che aveva investito 40.000 euro. Chiara Rubbiani di Federconsumatori ha spiegato al quotidiano “La Repubblica” che : “.... i turlupinati non avevano conoscenza alcuna degli strumenti finanziari che stavano acquistando”. Molto eloquente il caso di un novantatrenne cui è stato fatto dichiarare nel Mifid di non aver bisogno per almeno un decennio dei soldi investiti. Distribuite lauree a pieni mani a chi non aveva mai nemmeno varcato e per sbaglio, il portone dell’Ateneo rilasciante. Come dire: se investi qui diventi un dottore. Scegli tu in quale specifico ramo.

Ora è mistero invece – riporta il quotidiano - , sull'inchiesta aperta a Perugia sulle rivelazioni del massone in sonno Valeriano Mureddu, che ha parlato di incontri tra l'allora vicepresidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi e il faccendiere della P3 Flavio Carboni. di ben nota memoria. Ora sarà il procuratore di Arezzo Roberto Rossi a dover scoprire chi c'è dietro la grande truffa. Silvio Foini

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa