martedì, gennaio 26, 2016
Quanti minuti mancano all’Apocalisse dell’umanità? 

di Alberto Battaglia 

New York (WSI) - Risponde ogni anno a questa esigenza metaforica il Doomsday Clock, creato nel 1947 dal Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago; una metafora che si riferisce, però, a importanti realtà che investono la sicurezza del pianeta. Un’idea scaturita, non a caso, dalla mente di scienziati premi Nobel atomici, visto che la probabilità di una guerra nucleare e la sopravvivenza umana sono variabili decisamente correlate .

Le lancette dell’orologio, che ci daranno un’idea dei rischi del 2016, verranno spostate oggi (la diretta sarà visibile qui) probabilmente sempre più vicino alla fine dell’umanità. Solo nel 1953, in piena Guerra Fredda, le lancette erano così vicine allo scocco della mezzanotte.

L’anno scorso la fine del mondo si è avvicinata di due minuti, passando da cinque a tre minuti dalla mezzanotte. Per motivare questa decisione gli scienziati avevano citato il cambiamento climatico, la modernizzazione delle armi nucleari e l’allargamento degli arsenali: “straordinarie e innegabili minacce alla prosecuzione dell’esistenza dell’umanità” avevano dichiarato. Nella storia del Doomsday Clock mai un anno è stato più rischioso del 1953, quando i test nucleari delle bombe a idrogeno in piena Guerra Fredda avevano avvicinato la “fine” a soli due minuti.

Ma lo spostamento delle lancette non sempre avviene e non sempre si muove verso il peggio. Ad esempio nel 2010 le trattative fra Stati Uniti e Russia per il raggiungimento di un accordo nella lotta al riscaldamento globale aveva portato indietro di un minuto la fine del mondo, a sei minuti dalla mezzanotte.

Viste le tensioni geopolitiche che stanno montando in questi mesi proprio tra le forze di Mosca e Washington e le nuove minacce nucleari provenienti dalla Corea del Nord, sarà difficile aspettarsi che le lancette possano tornare indietro.

La decisione spetterà a una squadra composta dal Board of Bulletin, che include fisici, scienziati ambientali che si interfacciano con un ‘consiglio degli Sponsor’ che vanta ben 17 premi Nobel.


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