Manca una settimana di tempo e l'accordo sul programma nucleare sembra cosa fatta ora che c'è anche l'assenso dei Pasdaran, corpo d'elite delle forze armate.
Ginevra (WSI) - L'Iran sta per inondare il mercato del petrolio di miliardi di barili. Ora che è arrivato anche l'assenso dei potenti Pasdaran, l'atteso accordo sul programma nucleare iraniano sembra infatti cosa fatta. Manca una sola settimana all'evento destabilizzante.
Potrebbe ancora esserci un rinvio di qualche giorno, ma ufficialmente entro il 30 giugno il cosiddetto Gruppo dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) con l'aggiunta dell'Unione Europea e Teheran dovrebbero essere riusciti a ultimare l'intesa preliminare raggiunta il 2 aprile a Losanna.
I nodi da risolvere riguardano, in particolare, le ispezioni ai siti militari iraniani. Sul punto la diplomazia occidentale, in questi ultimi giorni, non è pronta a fare sconti: la giudica una condizione "irrinunciabile".
Dalla Reppublica Islamica l'Occidente esige più accesso a garanzia di un uso esclusivamente civile dell`uranio arricchito. Teheran, da parte sua, insiste su una contestuale revoca delle sanzioni nel momento della firma dell'accordo.
Divergenze apparentamente inconciliabili, ma che potrebbero essere superate da un compromesso che permetta al presidente iraniano Hassan Rohani di liberare il suo paese dalle sanzioni ed al presidente Usa Barack Obama di portare a casa un'intesa davvero storica. Un compromesso per cui a Teheran tutto sembra pronto, compreso il tacito accordo dei potentissimi Pasdaran.
A dispetto delle prese di posizione pubbliche, l'Iran in pratica non ha alternative all'accordo se vuole uscire da oltre 30 anni di isolamento, arrivando alla fine delle sanzioni. Di questo sono consapevoli sia i moderati guidati da Rohani che i suoi avversari ultraconservatori, anche se questi ultimi mettono l'accento su un accordo senza subire un'"umiliazione", come spesso viene sottolineato nelle loro pubbliche prese di posizione.
Ciò dev avr convinto persino i Pasdaran, il corpo d'elite delle forze armate, che in un Iran non più in permanente stato di mobilitazione vedrebbero drasticamente ridimensionati gli stanziamenti statali per l'oggi imponente macchina bellica.
Stando ad informazioni raccolte da Askanews da ambienti diplomatici di Teheran, a superare questo serio ostacolo ci avrebbe pensato l'ayatollah Khamenei. La guida suprema avrebbe infatti convinto i vertici militari ad "accettare" l'intesa "garantendo ai Guardiani della Rivoluzione, in caso di firma dell'accordo, la gestione della rete ferroviaria e di una parte dell'industria petrolifera" nelle future leggi finanziarie dello Stato.
(DaC)
Ginevra (WSI) - L'Iran sta per inondare il mercato del petrolio di miliardi di barili. Ora che è arrivato anche l'assenso dei potenti Pasdaran, l'atteso accordo sul programma nucleare iraniano sembra infatti cosa fatta. Manca una sola settimana all'evento destabilizzante.
Potrebbe ancora esserci un rinvio di qualche giorno, ma ufficialmente entro il 30 giugno il cosiddetto Gruppo dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) con l'aggiunta dell'Unione Europea e Teheran dovrebbero essere riusciti a ultimare l'intesa preliminare raggiunta il 2 aprile a Losanna.
I nodi da risolvere riguardano, in particolare, le ispezioni ai siti militari iraniani. Sul punto la diplomazia occidentale, in questi ultimi giorni, non è pronta a fare sconti: la giudica una condizione "irrinunciabile".
Dalla Reppublica Islamica l'Occidente esige più accesso a garanzia di un uso esclusivamente civile dell`uranio arricchito. Teheran, da parte sua, insiste su una contestuale revoca delle sanzioni nel momento della firma dell'accordo.
Divergenze apparentamente inconciliabili, ma che potrebbero essere superate da un compromesso che permetta al presidente iraniano Hassan Rohani di liberare il suo paese dalle sanzioni ed al presidente Usa Barack Obama di portare a casa un'intesa davvero storica. Un compromesso per cui a Teheran tutto sembra pronto, compreso il tacito accordo dei potentissimi Pasdaran.
A dispetto delle prese di posizione pubbliche, l'Iran in pratica non ha alternative all'accordo se vuole uscire da oltre 30 anni di isolamento, arrivando alla fine delle sanzioni. Di questo sono consapevoli sia i moderati guidati da Rohani che i suoi avversari ultraconservatori, anche se questi ultimi mettono l'accento su un accordo senza subire un'"umiliazione", come spesso viene sottolineato nelle loro pubbliche prese di posizione.
Ciò dev avr convinto persino i Pasdaran, il corpo d'elite delle forze armate, che in un Iran non più in permanente stato di mobilitazione vedrebbero drasticamente ridimensionati gli stanziamenti statali per l'oggi imponente macchina bellica.
Stando ad informazioni raccolte da Askanews da ambienti diplomatici di Teheran, a superare questo serio ostacolo ci avrebbe pensato l'ayatollah Khamenei. La guida suprema avrebbe infatti convinto i vertici militari ad "accettare" l'intesa "garantendo ai Guardiani della Rivoluzione, in caso di firma dell'accordo, la gestione della rete ferroviaria e di una parte dell'industria petrolifera" nelle future leggi finanziarie dello Stato.
(DaC)
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