mercoledì, febbraio 25, 2015
Si è svolta dal 4 al 7 febbraio l’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura sul tema “Le culture femminili: tra uguaglianza e differenza”, a cui ha partecipato anche suor Mary Melone, Rettore della Pontificia Università Antonianum di Roma, con cui abbiamo il piacere di dialogare. 

di Monica Cardarelli 

Quattro giorni di incontri, di lavori e di confronto sempre preceduti dalla messa mattutina e conclusi con una preghiera. Un’occasione preziosa, quella offerta dal Pontificio Consiglio Cultura, per riparlare del mondo delle donne a 360 gradi, manifestando la volontà di ascoltarle, di dare loro voce e di conoscere quello sguardo sul mondo che solo loro possono dare. Voci “troppe volte silenziate” in passato come ha affermato Mons. Ravasi in occasione dell’evento inaugurale al Teatro Argentina. Con questa Plenaria anche la Chiesa ha compiuto un primo passo verso un ascolto e un’accoglienza del femminile e lo ha fatto partendo proprio da un documento preparatorio che è stato redatto da donne attive in diversi ambiti: religiose, attrici, giornaliste, psicologhe e molte altre.

I lavori si sono svolti seguendo quattro temi: Tra uguaglianza e differenza: alla ricerca di un equilibrio; La “generatività” come codice simbolico; Il corpo femminile: tra cultura e biologia; Le donne e la religione: fuga o nuove forme di partecipazione alla vita della Chiesa?. La cosa forse più interessante ci spiega suor Mary Melone è stata la ricchezza culturale della Plenaria. “Era presente una maggioranza di esponenti europei e del Nord Europea, docenti di Parigi, il Rettore dell’Università di Lovanio, una professoressa giapponese, membri sacerdoti dell’Asia e del mondo africano. È stato molto importante, perché la sensibilità nei confronti di ciò che riguarda il mondo, il vissuto della donna, è molto diverso ed è arricchente vedere le varie prospettive, le sensibilità, il modo di accostarsi alle diverse domande, alle esigenze delle donne. Soprattutto nella mattinata dedicata al corpo della donna le varie sensibilità sono emerse con una diversificazione e ricchezza che mi hanno colpita.”

Proprio nell’intervento sul corpo della donna significativo è stato l’apporto di suor Eugenia Bonetti, Missionaria della Consolata, che dopo 24 anni di missione in Kenya, dal suo rientro in Italia è in prima linea nell’intervento contro la prostituzione, la tratta delle donne e il loro sfruttamento che passa attraverso il corpo. Dalla testimonianza di suor Eugenia Bonetti suor Mary Melone sottolinea come “la donna sfruttata, assoggettata, usata, è la donna che resiste, che ha ancora voglia di riscattarsi, che riesce ancora a dire ‘Aiutami!’ e riesce comunque a trovare la possibilità di pensare ad altre strade anche in situazioni senza uscita, soffocanti. Quindi credo che poi al di là di tante sottolineature questi momenti sono veramente il riconoscimento della forza delle donne nella società e nella chiesa.” In fondo, continua suor Mary, “parlare della donna significa riconoscere la forza della donna a tutti i livelli. Dalla loro tenacia nella sofferenza, nell’affrontare le difficoltà, nel custodire la speranza, nel lottare per il loro riconoscimento. Non mi pare che le donne siano la parte rassegnata della vita.”

Suor Mary Melone, prima donna Rettore di un’università Pontificia nonché docente di Teologia dogmatica all’Antonianum ha partecipato ai lavori della Plenaria con un intervento sul tema dedicato alle donne e la Chiesa e con lei quindi entriamo nel vivo della questione. Dopo aver notato quanto papa Francesco da sempre dimostri attenzione nei confronti delle donne e quanto in ogni circostanza abbia sollecitato una riflessione sul femminile ormai non più procrastinabile, ci soffermiamo sulle sue parole rivolte ai partecipanti all’Assemblea Plenaria: “Voi donne sapete incarnare il volto tenero di Dio, la sua misericordia, che si traduce in disponibilità a donare tempo più che a occupare spazi, ad accogliere invece che ad escludere. In questo senso, mi piace descrivere la dimensione femminile della Chiesa come grembo accogliente che rigenera alla vita.” Sono parole che denotano una grande sensibilità e attenzione alla donna: “Io credo che l’uso di questo linguaggio per papa Francesco sia molto legato alla sua esperienza e alla sua esperienza di Dio.”, spiega suor Mary Melone. “La Misericordia è stato uno dei temi dominanti del suo pontificato. Legare la donna a questi temi penso che sia un segnale molto importante; è come se nella visione di Dio la donna avesse il compito di avere un riflesso particolare di questo tratto che caratterizza l’amore di Dio. L’amore di Dio è soprattutto un amore di Misericordia dice il papa e guarda caso le donne hanno questo tratto, questo compito di attestare la Misericordia. Io credo comunque che questo renda giustizia anche alle peculiarità che sono proprio nostre; non è un caso che alcuni aspetti della donna siano stati poi causa anche di un suo essere messa da parte, però l’importanza che noi diamo alle relazioni è la nostra ricchezza, qualche volta anche la nostra fragilità, ma è vero che per noi le relazioni sono fondamentali.”

Un’attenzione alle relazioni manifestata concretamente nelle professionalità svolte dalle donne, anche in ambito universitario ad esempio “alla donna non interessa far solo la lezione e finire, c’è la relazione con lo studente, c’è l’importanza di dargli una motivazione, c’è la disponibilità all’attenzione, all’ascolto, al farsi carico. C’è questa attitudine nostra a mettere una professionalità all’interno di una priorità data al tratto relazionale senza il quale ci sembra che non abbia senso quello che facciamo. Quindi il fatto di tornare a queste dimensioni, sottolineare il valore ad esempio della tenerezza - quante volte il Papa parla di questo volto di Dio della tenerezza - e legarlo alle donne penso che sia un’indicazione molto importante. Quasi ci carica del compito, della grande responsabilità di essere un riflesso privilegiato dell’amore di Dio perché ce l’abbiamo dentro, questo non è così scontato, quindi è già un grande riconoscimento il ruolo che noi abbiamo nella Chiesa, essere portatrici di questa testimonianza dell’amore di Dio è un compito che è grande.”

Tornando alle parole di Papa Francesco e alla sua attenzione nei confronti della donna, suor Mary precisa che “riflettono anche molto la conoscenza ed esperienza che lui ha del mondo femminile, un’esperienza molto libera nei confronti delle donne, senza alcun pregiudizio, molto positiva, molto rispettosa, mi sembra. Fondamentalmente il Papa guarda le donne con positività, senza timori, e questo è molto bello. Sembra che abbia fatto anche l’esperienza di rapporto con le donne molto bella, molto libera, molto ricca perché ha saputo cogliere gli aspetti positivi. Ci valorizza sempre, si vede che stima le donne forse per la sua esperienza positiva anche per la formazione che ha avuto però credo che venga fuori proprio dalla sua capacità di mettersi in relazione…questa sua capacità di guardare negli occhi, anche le donne, senza timore, è come se avesse guardato negli occhi il mondo delle donne senza timore, con grande libertà.”

Attenzione del Papa quindi alle donne, riflessione della Chiesa, ma temi quali il sacerdozio femminile ad esempio sono da prendere in considerazione? “Papa Francesco si è espresso con chiarezza come Magistero nell’Evangelii Gaudium a proposito della questione del sacerdozio, è chiusa, però è anche vero che bisogna dare ruoli di responsabilità. Questa parola l’ha detta con una chiarezza inequivocabile. Bisogna coinvolgere le donne nei ruoli di responsabilità. Al di là delle donne cardinali o delle donne a capo di dicasteri il fatto che comunque l’organizzazione proprio dei ruoli vada ripensata per uno spazio maggiore anche per la responsabilità affidata alle donne penso che sia quello che il Papa vuole. Ci sono dei ministeri che noi non possiamo avere che sono legati alla potestas sacerdotale ma ci sono delle cose come ad esempio guidare un’università che non sono legate al sacerdozio e che possono essere anche assegnate a delle donne quindi questo credo che sia nella mente del Papa.”

Infatti, sempre nel discorso ai partecipanti alla Plenaria, Papa Francesco a proposito del ruolo della donna nella Chiesa ha detto: “Qui i credenti sono interpellati in modo particolare. Sono convinto dell’urgenza di offrire spazi alle donne nella vita della Chiesa e di accoglierle, tenendo conto delle specifiche e mutate sensibilità culturali e sociali. È auspicabile, pertanto, una presenza femminile più capillare ed incisiva nelle Comunità, così che possiamo vedere molte donne coinvolte nelle responsabilità pastorali, nell’accompagnamento di persone, famiglie e gruppi, così come nella riflessione teologica.”

A proposito di presenza femminile nell’ambito della riflessione teologica chiediamo a suor Mary il suo parere: “Nel mio intervento alla Plenaria dicevo in maniera un po’ provocatoria: ‘Se facciamo teologia, noi facciamo teologia ‘femminile’, se la fanno gli uomini è teologia. Come dire la nostra è di seconda serie perché delle donne; che bisogno c’è di mettere questo aggettivo. Qualche volta si percepisce questo atteggiamento nei confronti delle donne. Meno cultura abbiamo più siamo dominabili. È stata una tentazione anche per la Chiesa, non dico voluta però, l’impedimento per le donne di uno studio della teologia poteva avere anche questo significato, in fondo il mondo della teologia era appannaggio degli uomini e quindi noi dovevamo solo accettare quello che veniva detto. L’accesso alla teologia è stata comunque una conquista grande perché ridà dignità alle donne, anche nel modo di riflettere sul mistero di Dio, anche noi abbiamo una percezione di questo mistero che è importante. Possiamo dire qualche cosa, possiamo aiutare come hanno fatto i teologi di grandi generazioni a capire qualcosa del mistero di Dio, anche noi possiamo.”

La stessa nomina di suor Mary Melone a Rettore di una Università Pontificia ha creato scalpore: “Il fatto che abbia suscitato tanto stupore vuol dire che non siamo abituati che certi tipi di cariche non sono per le donne e questo interroga molto” e precisa poi che la nomina viene presentata dall’Università e ratificata dal Dicastero della Congregazione per l’educazione cattolica che dà il nulla osta, così come del resto l’incarico di docenza di Teologia dogmatica viene ratificato dalla Santa Sede, quindi oltre alla grande fiducia accordatale dai frati minori dell’Università Antonianum, ciò dimostra che “l’apertura è stata grande anche da parte della Santa Sede.”

L’istruzione e la cultura femminile resta sempre e comunque un ambito su cui ancora lavorare proprio per conferire più forza alle donne, soprattutto in ambienti più poveri ed emarginati in cui la donna viene lasciata sola. Perciò è importante “trovare delle modalità per cui la donna possa scegliere liberamente e non sia lasciata sola. La possibilità di accesso delle donne allo studio di base è una delle prime cose, perché la donna assume consapevolezza di se e questo è importante. Questo è forse uno dei primi ambiti in cui non va lasciata sola perché la povertà, la mancanza di risorse, colpisce soprattutto le donne. Questi aspetti potrebbero far muovere la Chiesa ancora di più rispetto a quello che già fa soprattutto nelle zone di povertà a sostenere l’accesso delle donne. La cultura è una forza che fa dimenticare la propria dignità, quindi fa paura.”

In quest’anno dedicato alla Vita Consacrata chiediamo a suor Mary se il tema della generatività trattato in maniera ampia dalla Plenaria, sia riconducibile anche alla vita consacrata femminile: “La generatività intesa come rapporto privilegiato con la vita, la capacità di essere custodi ma anche di avere una possibilità di assumerne la cura, quindi farla sviluppare, essere un grembo vitale in questo senso. Generatività in senso molto ampio, dall’arte alla capacità professionale, soprattutto poi nelle relazioni. Credo si tratti di un riconoscimento dovuto alla vita consacrata.” prosegue suor Mary “È vero che la vita consacrata ha un carattere di generatività notevole in tutti gli ambiti nel senso che la relazione tra vita consacrata (soprattutto femminile) e custodia della vita è incredibile. La generatività è la capacità di vedere dove la vita è fragile e, soprattutto nella vita consacrata, assumerne la custodia. Questo la vita consacrata l’ha sempre fatto: nell’educazione dei bambini, dei giovani, nel mettersi a fianco ai malati, dovunque. Se in quest’anno ciò venisse davvero riconosciuto penso che potrebbe essere per noi stessi uno stimolo a recuperare questa potenzialità grande che ci caratterizza come consacrati, essere al servizio della vita, presenze generative. Penso che sia una missione affascinante.”

Al termine della nostra chiacchierata Suor Mary ci ricorda una frase di un vescovo che può rappresentare un punto di partenza per la riflessione sulla donna: “Durante la Plenaria un’espressione è stata molto interessante, mi ha colpito molto da parte di un vescovo che diceva ‘Credo che la Chiesa debba continuare in un cammino sulle donne che è quello di prenderle sul serio.’ A me è piaciuta tantissimo questa espressione perché è come riconoscere che le donne nella Chiesa fanno già tanto, hanno già tanti ruoli, portano già tanto nella Chiesa. Forse non sempre siamo prese sul serio, questo credo che un pochino sia vero. Mi è piaciuta l’espressione nel senso di riconoscere che forse una ridistribuzione di ruoli di responsabilità che pure ci deve essere e a cui il papa fa riferimento passi comunque attraverso una condizione previa che è quella di prendere sul serio, cioè di riconoscere il valore di quello che le donne fanno, perché fanno già tanto.”

Prima di salutarci suor Mary Melone ci confida un sogno che è emerso proprio a conclusione dell’Assemblea Plenaria ed è la proposta da parte di suor Eugenia Bonetti, ripresa poi da Lucetta Scaraffia, di un Sinodo sulle donne. “Suor Eugenia ha detto ‘Lasciatemi sognare, forse io non lo vedrò, ma spero che ci sia un Sinodo sulla donna, fatto da donne, per le donne e con le donne.’ Un Sinodo sulla donna avrebbe certamente l’importanza di rimettere a tema tutte queste tematiche. Credo che gli aspetti siano stati toccati in maniera completa, forse la modalità è stata quella di un primo approccio di culture femminili come era il titolo della Plenaria e quindi riprendere in maniera un po’ più approfondita ed estesa con l’apporto di esperienze ecclesiali molto diverse così come è in un Sinodo con la collegialità sarebbe forse una possibilità diversa rispetto a questo importante momento come è stata la Plenaria, è stata importantissima, però forse un primo passo. Certamente se si arrivasse a un Sinodo sulla donna in cui le donne comunque parlassero…se le donne trovassero lo spazio in un Sinodo per dire sé stesse come Chiesa alla Chiesa, penso che questi temi potrebbero essere forse approfonditi, ampliati, forse si aggiungerebbero aspetti che sono stati solo accennati. Sicuramente la prospettiva di un Sinodo è importante e non solo per la questione del tempo, è la prospettiva di una Chiesa collegiale che si interroga, avrebbe una forza diversa. Poi a un Sinodo ci si arriva con una preparazione, un coinvolgimento di tutta la Chiesa, come se la Chiesa si interrogasse tutta. Una Chiesa che si interroga con amore, con passione su se stessa. ”


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