Stato-mafia, Procuratore Leonardo Agueci a Radio 24: "Deposizione Napolitano contribuisce al quadro d'insieme"
Sugli "indicibili accordi”, "speravamo in più chiarimenti"
"E' stata una giornata importante per le Istituzioni del Paese" e "un atto processuale di grande risultato", perché "contribuisce al quadro d'insieme che riteniamo di poter dimostrare". Il procuratore reggente di Palermo, Leonardo Agueci, ritorna con Storiacce di Raffaella Calandra su Radio24 sulla deposizione di ieri del capo dello Stato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. "Due Istituzioni si sono incontrate e hanno dialogato", commenta. Se sono superate le tensioni tra Procura di Palermo e Colle, per Agueci: "Mai polemica da parte nostra, abbiamo posto problemi giuridici sulle intercettazioni del presidente della Repubblica. E poi sulla sua testimonianza, che abbiamo ritenuta necessaria. L'audizione poteva svolgersi in modo meno fluido: il capo dello Stato poteva avvalersi delle sue prerogative, ma non l'ha fatto e ha risposto a tutte le domande dei pm".
Quanto al contenuto delle dichiarazioni del teste d'eccezione, in merito a quegli "indicibili accordi" di cui parla il consigliere giuridico Loris D'Ambrosio, per il procuratore Agueci si poteva "sperare di avere qualche chiarimento in più. Prendiamo atto – dice con Storiacce - che su questo non aveva altro da aggiungere, non abbiamo modo di ritenere che sia stato evasivo o reticente. L'atteggiamento non è stato assolutamente reticente", sottolinea Agueci, che non considera un punto in meno per l'ipotesi della Procura il fatto che il presidente della Repubblica abbia confermato di non aver mai saputo di patti tra uomini dello Stato e clan. A proposito del '93 e dell' "aut aut di Cosa Nostra allo Stato", di cui ha parlato il presidente Napolitano, si tratta - per il procuratore di Palermo - "di una tessera che contribuisce al mosaico trattativa e al quadro d'insieme che riteniamo di poter dimostrare". "E' stato un passo in avanti, dire che sia decisivo è esagerato", frena Agueci a Radio 24 che ricorda come "tantissimo può ancora essere fatto da parte di tante articolazioni dello Stato da cui ci aspettiamo di più."
"E' stata una giornata importante per le Istituzioni del Paese" e "un atto processuale di grande risultato", perché "contribuisce al quadro d'insieme che riteniamo di poter dimostrare". Il procuratore reggente di Palermo, Leonardo Agueci, ritorna con Storiacce di Raffaella Calandra su Radio24 sulla deposizione di ieri del capo dello Stato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. "Due Istituzioni si sono incontrate e hanno dialogato", commenta. Se sono superate le tensioni tra Procura di Palermo e Colle, per Agueci: "Mai polemica da parte nostra, abbiamo posto problemi giuridici sulle intercettazioni del presidente della Repubblica. E poi sulla sua testimonianza, che abbiamo ritenuta necessaria. L'audizione poteva svolgersi in modo meno fluido: il capo dello Stato poteva avvalersi delle sue prerogative, ma non l'ha fatto e ha risposto a tutte le domande dei pm".
Quanto al contenuto delle dichiarazioni del teste d'eccezione, in merito a quegli "indicibili accordi" di cui parla il consigliere giuridico Loris D'Ambrosio, per il procuratore Agueci si poteva "sperare di avere qualche chiarimento in più. Prendiamo atto – dice con Storiacce - che su questo non aveva altro da aggiungere, non abbiamo modo di ritenere che sia stato evasivo o reticente. L'atteggiamento non è stato assolutamente reticente", sottolinea Agueci, che non considera un punto in meno per l'ipotesi della Procura il fatto che il presidente della Repubblica abbia confermato di non aver mai saputo di patti tra uomini dello Stato e clan. A proposito del '93 e dell' "aut aut di Cosa Nostra allo Stato", di cui ha parlato il presidente Napolitano, si tratta - per il procuratore di Palermo - "di una tessera che contribuisce al mosaico trattativa e al quadro d'insieme che riteniamo di poter dimostrare". "E' stato un passo in avanti, dire che sia decisivo è esagerato", frena Agueci a Radio 24 che ricorda come "tantissimo può ancora essere fatto da parte di tante articolazioni dello Stato da cui ci aspettiamo di più."
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