L’Arabia Saudita è pronta a “negoziare” con i vicini iraniani per “migliorare le relazioni tra Riad e Teheran”: l’apertura, e non è da poco, arriva dal ministro degli Esteri Saud al Faisal che ha annunciato inoltre di aver rivolto un invito al suo omologo Mohammad Javad Zarif, a venire a Riad.
Misna -
Il segnale è di quelli che lasciano pochi dubbi: c’è qualcosa che cova sotto la cenere delle gelide relazioni tra le due potenze mediorientali, una a capo del blocco sunnita, l’altro di quello sciita. Che un cambiamento fosse nell’aria, lo avevano fatto intendere i numerosi messaggi di “fratellanza” rivolti ai paesi arabi del Golfo dal presidente moderato Hassan Rouhani, al potere da agosto.
E a confermarlo – secondo gli osservatori – sono proprio le parole del ministro saudita che ieri in una conferenza stampa ha dichiarato: “La nostra speranza è di vedere l’Iran associato agli sforzi compiuti per rendere la regione più sicura e prospera” e ancora: “Speriamo che le divergenze, se esistono, possano essere gestite in modo soddisfacente per entrambi i paesi”.
Negli ultimi tre anni le due potenze si sono trovate su fronti opposti nella maggior parte delle crisi che hanno toccato il Medioriente e il mondo arabo. A partire dalla Siria, dove Riad è accusata di aver armato i ribelli antigovernativi e Teheran di aver sostenuto il presidente alawita Bashar al Assad.
L’Arabia Saudita, inoltre, accusa l’Iran di fomentare disordini da parte della maggioranza sciita in Bahrain, e della stessa minoranza sciita nella provincia orientale saudita, oltre a sospettare Teheran di un complotto per assassinare suo inviato a Washington nel 2011.
Ma a preoccupare le monarchie del Golfo sono soprattutto le conseguenze, sul piano economico e strategico, dell’accordo siglato a novembre da Teheran con le grandi potenze – sul quale oggi riprende a Vienna una trattativa – che prevede un congelamento del programma nucleare iraniano in cambio della revoca delle sanzioni internazionali.
Non è un caso, fa notare il quotidiano libanese L’Orient le jour – che l’annuncio del ministro degli Esteri coincida con una visita in Arabia Saudita del segretario alla Difesa statunitense Chuck Hagel, che incontrerà oggi i suoi omologhi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar e Kuwait).
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Il segnale è di quelli che lasciano pochi dubbi: c’è qualcosa che cova sotto la cenere delle gelide relazioni tra le due potenze mediorientali, una a capo del blocco sunnita, l’altro di quello sciita. Che un cambiamento fosse nell’aria, lo avevano fatto intendere i numerosi messaggi di “fratellanza” rivolti ai paesi arabi del Golfo dal presidente moderato Hassan Rouhani, al potere da agosto.E a confermarlo – secondo gli osservatori – sono proprio le parole del ministro saudita che ieri in una conferenza stampa ha dichiarato: “La nostra speranza è di vedere l’Iran associato agli sforzi compiuti per rendere la regione più sicura e prospera” e ancora: “Speriamo che le divergenze, se esistono, possano essere gestite in modo soddisfacente per entrambi i paesi”.
Negli ultimi tre anni le due potenze si sono trovate su fronti opposti nella maggior parte delle crisi che hanno toccato il Medioriente e il mondo arabo. A partire dalla Siria, dove Riad è accusata di aver armato i ribelli antigovernativi e Teheran di aver sostenuto il presidente alawita Bashar al Assad.
L’Arabia Saudita, inoltre, accusa l’Iran di fomentare disordini da parte della maggioranza sciita in Bahrain, e della stessa minoranza sciita nella provincia orientale saudita, oltre a sospettare Teheran di un complotto per assassinare suo inviato a Washington nel 2011.
Ma a preoccupare le monarchie del Golfo sono soprattutto le conseguenze, sul piano economico e strategico, dell’accordo siglato a novembre da Teheran con le grandi potenze – sul quale oggi riprende a Vienna una trattativa – che prevede un congelamento del programma nucleare iraniano in cambio della revoca delle sanzioni internazionali.
Non è un caso, fa notare il quotidiano libanese L’Orient le jour – che l’annuncio del ministro degli Esteri coincida con una visita in Arabia Saudita del segretario alla Difesa statunitense Chuck Hagel, che incontrerà oggi i suoi omologhi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar e Kuwait).
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