lunedì, maggio 26, 2014
Le urne resteranno aperte per 48 ore, i risultati sono attesi per la fine di maggio. Analisti ed esperti danno per scontata la proclamazione dell'ex militare, capo delle Forze armate, che ha promesso di "sradicare" il terrorismo islamico dal Paese. Timori per una nuova virata autoritaria.

Il Cairo (AsiaNews) - Si sono aperte questa mattina le elezioni presidenziali in Egitto, che vedono una sfida a due fra l'ex capo delle Forze armate, generale Abdel Fattah Al-Sisi, e l'intellettuale dissidente di sinistra Hamdeen Sabahi. Le operazioni di voto si chiuderanno domani notte, e i risultati sono attesi per venerdì 30 maggio. Analisti ed esperti sono concordi nel ritenere "quasi certa" una vittoria di Al-Sisi, che ha promesso la fine delle violenze di piazza e una lotta senza quartiere contro l'estremismo islamico.

Le elezioni chiudono una fase politica molto turbolenta, che ha attraversato l'Egitto negli ultimi 3 anni. Dalla caduta di Mubarak, provocata da una grande rivoluzione popolare, si sono avvicendati prima un governo eletto e guidato dai Fratelli musulmani e poi un colpo di Stato - portato avanti dall'esercito - cui è seguito un governo ad interim che ha preso le redini del Paese prima per preparare una nuova Costituzione e poi per indire le consultazioni popolari.

Al-Sisi gode di un grande sostegno nella popolazione perché è visto come un uomo forte capace di stabilizzare la nazione e l'economia dopo la serie di proteste e violenze politiche seguite alla caduta di Hosni Mubarak. Ma i gruppi democratici che hanno iniziato la primavera araba in Egitto lo accusano di voler soffocare le libertà democratiche e qualunque dissenso. Nell'aprile 2014 un tribunale egiziano ha perfino bandito il movimento giovanile del 6 Aprile, che aveva iniziato le rivolte anti-Mubarak.

Nei 10 mesi di vuoto politico i militari hanno colpito l'intera Fratellanza musulmana, che è stata sciolta e dichiarata "organizzazione terroristica". I suoi leader e migliaia di aderenti sono stati arrestati, e il 27 aprile 2014 un tribunale del Cairo ha emesso centinaia di condanne a morte contro i dirigenti del gruppo. Nel corso della campagna elettorale, Al-Sisi ha promesso che "sradicherà" il terrorismo islamico dal Paese "con ogni mezzo a disposizione". Anche Sabahi, in maniera meno cruenta, ha annunciato che in caso di vittoria "non riporterà" i Fratelli musulmani nella legalità.

Questi proclami fanno aumentare i timori di una nuova virata autoritaria nel Paese. Lo stesso ex generale, parlando con i media nazionali, ha dichiarato: "Quale turista verrebbe in Egitto a fronte di scontri continui, manifestazioni e violenze? Per la democrazia piena bisognerà aspettare qualche anno, per ora la priorità è la stabilità nazionale".


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