mercoledì, aprile 16, 2014
Vorrei fare il punto sulla penosa sceneggiata di cui si sono resi responsabili i senatori a 5 Stelle, mentre Grillo li guardava dall’alto della tribuna del Senato. 

di Corradino Mineo 

Innanzi tutto il merito. Si trattava e si tratta di introdurre nel nostro ordinamento il voto di scambio politico mafioso. A cosa serve questo reato? Non in particolare a colpire il mafioso, che verrebbe punito comunque per associazione mafiosa e per reati connessi. Serve, invece, per incastrare il colletto bianco, il politico che promette favori alla mafia in cambio di voti. E’ importante che si voti la legge? Sì. È importante che si voti presto? Ancora sì. Se il senato domani la approvasse in via definitiva, questa legge entrerebbe in vigore già per la prossima campagna elettorale.

Dov’è allora il problema? Che la Camera dei Deputati, correggendo il testo votato dal Senato, ha ridotto le pene, portandole da un minimo di 7 e un massimo di 12 anni, rispettivamente a 4 e 10 anni. Avrei preferito che questa riduzione non ci fosse. Penso che la Camera l’abbia concessa in ragione di una forte spinta venuta da Forza Italia e dal Nuovo Centro Destra, le quali forze, in Senato avevano votato contro, il disegno di legge. Un errore? Certo, anche se, forse, necessitato dalla totale inaffidabilità democratica del movimento 5 Stelle, che con le sue continue sceneggiate rende difficile l’attività parlamentare.

Ma il punto fondamentale è che la legge come ci è stata restituita dalla Camera, con le pene da 4 a 10 anni, è già un gran passo avanti e permetterà di incastrare e punire i politici che ricorrano allo scambio politico mafioso. Per far scattare la prescrizione, infatti, si tiene conto del massimo della pena e 10 anni sono sufficienti, anche con cavilli dilatori e lentezza cronica del nostro processo, a non far stare tranquillo nessun imputato eccellente. Dunque è sensato l’appello fatto da molti magistrati anti mafia e, se non ho capito male, anche da Libera, intanto di approvare la legge così com’è. Naturalmente libero, il Movimento 5 Stelle di preferire una legge più severa a una legge che entro in funzione immediatamente. Ma non è accettabile che un individuo senza scrupoli né fini inibitori, intendo Beppe Grillo, approfitti della circostanza per una indegna speculazione elettorale con la pretesa di paralizzare il lavoro delle aule elettive.

Slogan come “fuori la mafia dallo Stato”, insulti continui al Pd, Grillo è arrivato persino a foto montare P2 sulla insegna che sormonta l’ingresso di Auschwitz, ha storpiato Primo Levi piegando la sua tragedia e il suo impegno alle convenienze elettorali dell’oggi, ha offeso la memoria e banalizzato la Shoah, e tutto questo solo per potere urlare che la sinistra italiana e il Pd sono peggio dei nazisti, sono mafiosi ed eredi della P2. In Senato ho sentito ogni sorta di scempiaggini: citazioni sgangherate, bugie ripetute fino alla nausea, pretese forcole Una senatrice è arrivata a chiedere non 12 ma 27 anni di carcere per questo reato. Più dell’omicidio volontario. Di qui a poco chiederanno la pena di morte o addirittura la reintroduzione della tortura.

Qualunque siano le responsabilità del Pd, questo atteggiamento è gravissimo e va duramente combattuto. Perché nulla, neppure il rischio di ritrovarci ancora sotto il ricatto di Berlusconi, vale il pericolo di alimentare questa deriva parolaia, aggressiva, livorosa, intollerante, a questo punto, sostanzialmente fascista. Temo che stia finendo la fase in cui si potevano considerare i 5 stelle delle persone molto arrabbiate, portatrici di una visione manichea e primitiva, ma sostanzialmente in buona fede. Lo saranno ancora molti loro elettori. Ma gli attivisti assumono, di giorno in giorno, toni sempre più canaglieschi. Bisogna dire a voce alta che non è consentito, giocare con la Shoah e poi dare dello stupido a chi s’indigna. Non è accettabile che si urli che tutto è mafia: la mafia, purtroppo, ha una storia, ha fatto centinaia di morti, sprecato risorse, negato futuro a tanti italiani.Ed è stata combattiva, duramente combattuta, da uomini politici, sindacalisti, magistrati, poliziotti, carabinieri giornalisti. Dire che tutto è mafia significa indurre a credere che, dopo tutto, niente sia mafia. Viviamo nello schifo, siamo tutti sulla stessa barca. Non è vero.

Alla fine della seduta del Senato, sono andato sotto i banchi dei senatori a 5 stelle Sono andato a dirgli in faccia che, per quello che io ricordi, Peppino Impastato o Mauro Rostagno, non somigliavano affatto a loro. Non strillavano in modo sguaiato e non sparavano nel mucchio in modo indiscriminato. Ho chiesto loro di citare i morti di mafia con più rispetto e pudore. Ho infine aggiunto -con un certo paternalismo, devo ammetterlo- che non me li immaginavo a tener testa a un mafioso in carne e ossa. Non si grida così e non si fa spettacolo quando si rischia davvero.


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