Il governo nipponico ha concesso a 350 persone della città di Tamura, all'interno della "zona rossa" a rischio radiazioni, di tornare a casa: il livello di radiazioni "permette ora l'abitabilità dell'area". Gli evacuati totali di questo distretto sono 80mila, e non è chiaro quanti di loro vorranno tornare.
Asianews -
A poco più di tre anni dal devastante terremoto che ha sconvolto il Giappone, il governo nipponico ha permesso al primo gruppo di residenti della "zona rossa" nei pressi della centrale nucleare di Fukushima di tornare a casa. Il gruppo è composto da circa 350 abitanti del distretto Miyakoji, nella città di Tamura (che si trova all'interno dei 20 chilometri considerati "ad alto rischio"): secondo le autorità il livello di radiazioni locali "permette ora l'abitabilità dell'area".
L'11 marzo del 2011 un enorme terremoto ha scosso la costa orientale del Giappone, provocando uno tsunami devastante che ha costretto 470mila persone a evacuare le proprie case. Circa 16mila persone sono morte subito dopo la tragedia (oltre a migliaia di scomparsi), ma il numero delle vittime continua a salire per i danni alle centrali nucleari di Fukushima, che hanno causato una fuga di radiazioni letali. Secondo i dati del governo le vittime accertate sono 15.884: altri 2.636 sono "scomparsi", ma la polizia non ritiene possibile che siano ancora vivi. Tuttavia, fino al ritrovamento dei corpi rimarranno in questa categoria.
Dalla zona delle centrali sono state evacuate circa 80mila persone, ma non è chiaro quanti di questi torneranno a casa: molti residenti, nonostante il permesso del governo, temono infatti le radiazioni. Kimiko Koyama, 69 anni, dice: "Molti nostri amici e vicini non torneranno. Non c'è lavoro, è scomodo e molti giovani hanno paura delle radiazioni".
Altri la pensano in maniera diversa. Yutaro Aoki dice: "La gente vuole tornare e condurre una vita dignitosa, quel tipo di vita che ti consente di sentire il terreno sotto i piedi". Al momento sono ancora in corso le operazioni di decontaminazione su larga scala, e con ogni probabilità molte aree rimarranno troppo pericolose per essere abitate.
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A poco più di tre anni dal devastante terremoto che ha sconvolto il Giappone, il governo nipponico ha permesso al primo gruppo di residenti della "zona rossa" nei pressi della centrale nucleare di Fukushima di tornare a casa. Il gruppo è composto da circa 350 abitanti del distretto Miyakoji, nella città di Tamura (che si trova all'interno dei 20 chilometri considerati "ad alto rischio"): secondo le autorità il livello di radiazioni locali "permette ora l'abitabilità dell'area".L'11 marzo del 2011 un enorme terremoto ha scosso la costa orientale del Giappone, provocando uno tsunami devastante che ha costretto 470mila persone a evacuare le proprie case. Circa 16mila persone sono morte subito dopo la tragedia (oltre a migliaia di scomparsi), ma il numero delle vittime continua a salire per i danni alle centrali nucleari di Fukushima, che hanno causato una fuga di radiazioni letali. Secondo i dati del governo le vittime accertate sono 15.884: altri 2.636 sono "scomparsi", ma la polizia non ritiene possibile che siano ancora vivi. Tuttavia, fino al ritrovamento dei corpi rimarranno in questa categoria.
Dalla zona delle centrali sono state evacuate circa 80mila persone, ma non è chiaro quanti di questi torneranno a casa: molti residenti, nonostante il permesso del governo, temono infatti le radiazioni. Kimiko Koyama, 69 anni, dice: "Molti nostri amici e vicini non torneranno. Non c'è lavoro, è scomodo e molti giovani hanno paura delle radiazioni".
Altri la pensano in maniera diversa. Yutaro Aoki dice: "La gente vuole tornare e condurre una vita dignitosa, quel tipo di vita che ti consente di sentire il terreno sotto i piedi". Al momento sono ancora in corso le operazioni di decontaminazione su larga scala, e con ogni probabilità molte aree rimarranno troppo pericolose per essere abitate.
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