Putin si fermi. Barack Obama ha concluso il summit internazionale sulla sicurezza nucleare a l’Aja, lanciando un forte avvertimento al presidente russo: se va avanti ci saranno conseguenze e se i paesi confinanti alla Russia saranno minacciati, la Nato reagirà. Oggi il presidente americano è a Bruxelles, domani l’arrivo a Roma e in Vaticano per l’incontro con il Papa. Francesca Sabatinelli:
Radio Vaticana -
Obama preme l’acceleratore sull’isolamento di Putin, e dopo aver definito l’annessione della Crimea la prova della debolezza della Russia, potenza regionale, che manca di influenza, ormai più isolata che ai tempi dell’Urss, il presidente Usa riafferma la necessità di indurire le sanzioni economiche nel caso la crisi ucraina si aggravasse, sanzioni settoriali che toccherebbero il cuore di interi comparti dell'economia russa. Dopo la decisione dei 7 Grandi di sospendere la Russia e cancellare il vertice di Sochi, il presidente americano ribadisce: la via diplomatica resta l’opzione principale, ma sta ai russi agire con senso di responsabilità. Oggi Obama è a Bruxelles, prima visita in Belgio dalla sua elezione del 2008, ci resterà meno di 24 ore il tempo per un summit con i dirigenti dell’Unione Europea e un incontro con il segretario generale della Nato, una tappa quella belga che confermerà la volontà nella questione Ucraina di far fronte comune contro la Russia. A Kiev intanto il vento di uno scandalo investe la Timoshenko dopo l’intercettazione di violente dichiarazioni telefoniche contro Putin, mentre il parlamento sfiducia il ministro della difesa definito troppo tentennante durante l’offensiva russa in Crimea. Mosca minimizza l’esclusione temporanea dal G8 e si dice pronta a contatti anche ad alto livello. Dunque ancora porte aperte al dialogo e alla diplomazia? Risponde Elena Sciso, ordinario di diritto internazionale alla Luiss di Roma:
R. – Credo che il dialogo non sia mai stato interrotto, al di là poi della durezza di certe prese di posizione, perché è in gioco un equilibrio complessivo, globale non solo europeo, che nessuno Stato ha veramente interesse a mettere in gioco più di tanto. Questo equilibrio ha già avuto un fortissimo scossone e non credo sia nemmeno negli interessi della Russia continuare. Adesso, ci sono gli osservatori dell’Osce in Ucraina e questo mi sembra già un buon segnale perché naturalmente sono presenti anche con il consenso della Federazione russa.
Radio Vaticana -
Obama preme l’acceleratore sull’isolamento di Putin, e dopo aver definito l’annessione della Crimea la prova della debolezza della Russia, potenza regionale, che manca di influenza, ormai più isolata che ai tempi dell’Urss, il presidente Usa riafferma la necessità di indurire le sanzioni economiche nel caso la crisi ucraina si aggravasse, sanzioni settoriali che toccherebbero il cuore di interi comparti dell'economia russa. Dopo la decisione dei 7 Grandi di sospendere la Russia e cancellare il vertice di Sochi, il presidente americano ribadisce: la via diplomatica resta l’opzione principale, ma sta ai russi agire con senso di responsabilità. Oggi Obama è a Bruxelles, prima visita in Belgio dalla sua elezione del 2008, ci resterà meno di 24 ore il tempo per un summit con i dirigenti dell’Unione Europea e un incontro con il segretario generale della Nato, una tappa quella belga che confermerà la volontà nella questione Ucraina di far fronte comune contro la Russia. A Kiev intanto il vento di uno scandalo investe la Timoshenko dopo l’intercettazione di violente dichiarazioni telefoniche contro Putin, mentre il parlamento sfiducia il ministro della difesa definito troppo tentennante durante l’offensiva russa in Crimea. Mosca minimizza l’esclusione temporanea dal G8 e si dice pronta a contatti anche ad alto livello. Dunque ancora porte aperte al dialogo e alla diplomazia? Risponde Elena Sciso, ordinario di diritto internazionale alla Luiss di Roma:R. – Credo che il dialogo non sia mai stato interrotto, al di là poi della durezza di certe prese di posizione, perché è in gioco un equilibrio complessivo, globale non solo europeo, che nessuno Stato ha veramente interesse a mettere in gioco più di tanto. Questo equilibrio ha già avuto un fortissimo scossone e non credo sia nemmeno negli interessi della Russia continuare. Adesso, ci sono gli osservatori dell’Osce in Ucraina e questo mi sembra già un buon segnale perché naturalmente sono presenti anche con il consenso della Federazione russa.
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