lunedì, marzo 24, 2014
Le bambine intelligenti e determinate vengono troppo spesso etichettate come prepotenti. 

di Francesca Forcella, New York

Bossy non è una parolaccia (significa prepotente) ma può diventare un’etichetta pericolosa e tarpare le ali delle bambine determinate e ambiziose. É questa l’idea dietro Ban Bossy, la campagna sociale promossa da Sheryl Sandberg, Direttore operativo di Facebook e autore del best seller Lean in (“Facciamoci avanti”, ed.Mondadori) e Anna Maria Chávez (Presidente delle scouts americane) per insegnare alle bambine che essere ambiziose e determinate non significa essere prepotenti. Nel periodo fra le elementari e il liceo l’autostima delle bambine cala tre volte e mezzo di più rispetto a quella dei coetanei maschi. Perché? La campagna Ban Bossy sostiene che quando un bambino fa il capetto e cerca di guidare il gioco con gli amici viene immediatamente identificato come un possibile leader, ma se è una bambina a comportarsi così l’epiteto più comune è “prepotente” e crescendo le cose...peggiorano.

É successo alla Sandberg ma anche alle altre star che hanno prestato il volto alla campagna: Beyonce, Jennifer Garner, Jane Lynch, Condoleezza Rice e Diane von Furstemberg. Tutte donne che non hanno mai avuto paura di alzare la mano, ma che vogliono rendere le cose più facili a tutte le bambine che troppo spesso preferiscono conformarsi agli stereotipi ed essere apprezzate come carine e gentili, piuttosto che farsi avanti e comandare. E a chi rimane qualche dubbio basta ammirare la bellissima Beyonce nel video della campagna che con aria di sfida conclude:”I am not bossy, I am the boss”. Non sono prepotente, sono il capo.


OnLocation, il blog Lpl di Francesca Forcella, corrispondente del Tg5 da New York

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