I quattro missili partiti ieri da un poligono nordcoreano e caduti in mare poco al largo delle coste orientali della Penisola coreana hanno sollevato ovvie proteste della Corea del Sud, che ha definito l’evento “una provocazione premeditata”.
Misna - Arrivata, non a caso, a tre giorni dall’inizio delle manovre congiunte sud-coreane-statunitensi e due giorni dopo la fine della tornata di ricongiunzioni familiari tra anziani di famiglie divise dal conflitto del 1950-53. Kim Min-Seok, portavoce del ministero della Difesa a Seul, ha anche evidenziato come il lancio abbia seguito di due giorni l’incursione ripetuta di un guardacoste nordcoreano poco oltre il disputato confine marittimo con il Sud, in un’area teatro in passato di cruenti scontri tra le due Marine. Lo stesso portavoce ha descritto i missili lanciati ieri del tipo Scud, in grado di raggiungere obiettivi tra 300 e 800 chilometri. Chiaramente non una minaccia per gli Stati Uniti, come in passato gli esperimenti di vettori balistici intercontinentali con l’ambizione di dotarli di testate atomiche, ma comunque in grado di colpire Corea del Sud e forse Giappone.
Il portavoce ministeriale a Seul ha promesso un’analisi approfondita dei lanci ed eventuali azioni di ritorsione, ma i toni sono stati alla fine concilianti. La Corea del Nord dispone di numerosi missili a breve raggio, di cui quelli a medio raggio sono una versione migliorata che finora ha dimostrato poca affidabilità.
Iniziative di questo genere erano anche previste, data l’opposizione del Nord alle manovre congiunte in corso da lunedì e che in varie fasi proseguiranno fino al 18 aprile. Non a caso il Pentagono ha sdrammatizzato la portata degli esperimenti balistici di ieri. Poco interesse anche a Seul per alimentare la tensione in un periodo di relativa distensione, come dimostrato appunto dall’incontro tra le famiglie, la prima da oltre tre anni a questa parte, reso possibile proprio per la decisione del Nord di non collegare questo evento umanitario alle contemporanee manovre militari oltreconfine.
Misna - Arrivata, non a caso, a tre giorni dall’inizio delle manovre congiunte sud-coreane-statunitensi e due giorni dopo la fine della tornata di ricongiunzioni familiari tra anziani di famiglie divise dal conflitto del 1950-53. Kim Min-Seok, portavoce del ministero della Difesa a Seul, ha anche evidenziato come il lancio abbia seguito di due giorni l’incursione ripetuta di un guardacoste nordcoreano poco oltre il disputato confine marittimo con il Sud, in un’area teatro in passato di cruenti scontri tra le due Marine. Lo stesso portavoce ha descritto i missili lanciati ieri del tipo Scud, in grado di raggiungere obiettivi tra 300 e 800 chilometri. Chiaramente non una minaccia per gli Stati Uniti, come in passato gli esperimenti di vettori balistici intercontinentali con l’ambizione di dotarli di testate atomiche, ma comunque in grado di colpire Corea del Sud e forse Giappone.
Il portavoce ministeriale a Seul ha promesso un’analisi approfondita dei lanci ed eventuali azioni di ritorsione, ma i toni sono stati alla fine concilianti. La Corea del Nord dispone di numerosi missili a breve raggio, di cui quelli a medio raggio sono una versione migliorata che finora ha dimostrato poca affidabilità.
Iniziative di questo genere erano anche previste, data l’opposizione del Nord alle manovre congiunte in corso da lunedì e che in varie fasi proseguiranno fino al 18 aprile. Non a caso il Pentagono ha sdrammatizzato la portata degli esperimenti balistici di ieri. Poco interesse anche a Seul per alimentare la tensione in un periodo di relativa distensione, come dimostrato appunto dall’incontro tra le famiglie, la prima da oltre tre anni a questa parte, reso possibile proprio per la decisione del Nord di non collegare questo evento umanitario alle contemporanee manovre militari oltreconfine.
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