mercoledì, gennaio 08, 2014
Intervista al dottor Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini 

Dott. Massimo Barra
di Virgilio Violo

Tutti lo hanno ma fanno finta di niente, fin quando un sequestro di metadone obbligherà qualcuno a domandarsi di chi sia la responsabilità per aver contribuito a creare un mercato clandestino parallelo di una sostanza che dovrebbe essere venduta solo in farmacia, o somministrata direttamente nei servizi. Ne parliamo con Massimo Barra, tra i primi medici in Italia a prendersi cura dei tossicodipendenti. Ha iniziato questa attività fin dal 1974 presso il Centro delle Malattie Sociali del Comune di Roma e due anni più tardi fondò a Roma Villa Maraini, la cui Fondazione ha diretto per più di 30 anni.

Dottor Barra, da esperto conoscitore della materia, qual’è la situazione in Italia rispetto agli altri Paesi? 

In tutto il mondo il numero dei consumatori di droga è stimato in circa 200 milioni, il 10% dei quali definiti ”problematici”, persone cioè cui la droga modifica pesantemente l’esistenza. In Italia i tossicomani sono tra i 250.000 e i 300.000 mentre i semplici consumatori di sostanze sono molti di più. Le 2 sostanze utilizzate più pericolose sono l’eroina e la cocaina. Molti sono i policonsumatori che usano tutto ciò che gli capita per modificare il loro rapporto con il mondo.

Cosa prevede la legislazione italiana e cosa fa lo stato, in concreto, per prevenire ed aiutare chi fa uso di sostanze ad uscirne?

La legge 309/90 prevede una serie di provvidenze per favorire l’accesso alle cure dei tossici, distinguendo bene chi assume le droghe da chi le vende. Lo stato ha creato in tutto il paese circa 1000 servizi per tossicodipendenti il cui ruolo è vitale perché ad essi si rivolgono quotidianamente circa 100.000 drogati, la maggior parte dei quali assumono il metadone che gli permette di vivere in maniera equilibrata senza droghe illegali. La legge, sempre per favorire l’accesso alle cure, che è un importante interesse collettivo, prevede anche la libera scelta del medico e del luogo di cura, l’apertura 24 ore su 24 e, addirittura, il diritto all’anonimato ma, purtroppo, la maggior parte dei servizi ignora queste parti della legge. La legge prevede che i servizi debbano espletare la loro funzione nell’arco di tutte le 24 ore. Si è drogati giorno e notte, e l’interesse pubblico consiste nel tenere sempre una porta aperta a un tossicomane che si voglia curare. Se la porta rimane chiusa i pazienti in astinenza sono obbligati a recarsi al pronto soccorso degli ospedali i quali sono già intasati per proprio conto.

Come disse una volta Olievenstein, per il “nuovo feudalesimo dell’igiene mentale” i pazienti sono considerati proprietà del servizio e sono obbligati a rivolgersi solo al servizio di zona.


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo. Penso dovrebbero leggerlo in molti dei cosiddetti "sapientoni!"

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