mercoledì, gennaio 22, 2014
“Nella storia recente del Brasile, rimarrà come una luce. Odiato, esecrato, combattuto da coloro che odiano, esecrano e combattono il popolo. Ma ancora oggi ha un messaggio che tutti dovremmo ascoltare e mettere in pratica”: così padre Savio Corinaldesi, una vita spesa in Brasile, descrive il Movimento dei lavoratori rurali senza terra – il Mst- Movimento dos Trabalhdores Rurais Sem Terra – a 30 anni dalla sua nascita.

Misna - “Il popolo sa risolvere i suoi problemi e lo fa quando si organizza. E supera il complesso di inferiorità verso le cosiddette élites: è questo il messaggio” dice alla MISNA il missionario saveriano, contattato a Brasilia. Organizzazione contadina fra le più grandi al mondo, il Movimento dei “sem terra” vide la luce fra il 20 e il 23 gennaio 1984 nella località meridionale di Cascavel, nel Paraná, un anno prima della fine della dittatura militare che governò il Brasile fra il 1964 e il 1985. L’obiettivo principale era e resta trovare un pezzo di terra e un alloggio per la sopravvivenza del maggior numero di famiglie e ottenere una riforma agraria: il primo è stato raggiunto solo parzialmente, il secondo resta un’utopia.

“Non si tratta solo di collocare le famiglie contadine sul terreno. È qualcosa di più complesso e con molti fattori da tenere in conto, come l’accesso al credito, garanzie nel mercato e condizioni di lavoro adatte all’agricoltura familiare. E quando si pensava che una riforma agraria si sarebbe raggiunta con l’arrivo di un partito di sinistra al potere – il riferimento è al Partito dos Trabalhadores (Pt) di Lula e Dilma Rousseff – il gioco politico ha impedito che si raggiungesse questo obiettivo” ha commentato la sociologa Sonia Bonadio.

In rappresentanza di circa quattro milioni di famiglie di contadini “senza terra” in 24 dei 27 stati del Brasile, il Mst si era convertito nel 2002 in un appoggio importante per Lula: con l’arrivo di Dilma le critiche del movimento al governo sono cresciute, nonostante il sostegno datole nel 2010. Nel marzo 2012 Rousseff era intervenuta sulla riforma agraria definendola “non un mero atto di distribuzione della terra” bensì “un modello integrale di sviluppo”: dichiarazioni a cui nel 2013 sono seguiti numerosi decreti volti alle espropriazioni e misure complementari per regolare la concessione di crediti e sussidi. Ciononostante, l’economista João Pedro Stédile, leader del movimento, continua a denunciare i latifondisti che con la loro “febbre” per le materie prime agricole impoveriscono la terra e ostacolano la riforma. Del resto, in nome della governabilità, il Pt si è alleato anche con la cosiddetta ‘bancada ruralista’ che rappresenta gli interessi dell’agrobusiness: un connubio, come hanno sottolineato più volte fonti missionarie, che non può certo produrre leggi a favore dei contadini poveri o degli indios.


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