La metà degli italiani affetti da diabete è stressata e due su dieci si sentono discriminati e depressi. Questi dati superano la media europea e sono il frutto dei risultati della ricerca internazionale "studio Dawn2", presentata questa mattina al Censis.
di Francesco Màfera
Stressati, depressi e discriminati. Così si sente il 51% degli italiani che soffrono di diabete. Di questa percentuale, circa un terzo parla di depressione, mentre il restante 19% avverte un fattore discriminatorio. Dal confronto con l'Europa emerge che queste percentuali risultano superiori rispetto alla media dei dati che si registrano negli altri paesi.
Lo rivela lo studio internazionale DAWN2 (Diabetes attitudes wishes and needs), presentato questa mattina al Censis, e che coinvolge ben 15mila persone tra malati, familiari e operatori sanitari di 17 paesi in tutto il mondo.
Obiettivo dello studio - realizzato da International diabetes federation (IDF), International Society for Pediatric and Adolescent diabetes (ISPAD), International alliance of patients’ organization (IAPO) e Steno Diabetes Center, con il contributo di Novo Nordisk, e con la collaborazione di altre associazioni, era l’individuazione dei bisogni insoddisfatti delle persone con diabete e di chi si prende cura di loro, attraverso un' analisi approfondita dei cambiamenti sociali che hanno caratterizzato quest' ultimo decennio.
Lo studio mostra inoltre, che la maggior parte degli italiani colpiti da questa patologia può risentire di un contraccolpo psicologico che molto spesso ha anche delle ripercussioni sui rapporti con i familiari.
di Francesco MàferaStressati, depressi e discriminati. Così si sente il 51% degli italiani che soffrono di diabete. Di questa percentuale, circa un terzo parla di depressione, mentre il restante 19% avverte un fattore discriminatorio. Dal confronto con l'Europa emerge che queste percentuali risultano superiori rispetto alla media dei dati che si registrano negli altri paesi.
Lo rivela lo studio internazionale DAWN2 (Diabetes attitudes wishes and needs), presentato questa mattina al Censis, e che coinvolge ben 15mila persone tra malati, familiari e operatori sanitari di 17 paesi in tutto il mondo.
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