"Italia non rispetta accordi debito". Non ha margine di manovra: niente clausola investimenti. Con Francia, "chiaramente indietro" in competitività.
Roma (WSI) - Italia e Francia sono "chiaramente indietro" rispetto ad altri Paesi europei sulle misure necessarie a "ripristinare la competitività". Lo ha affermato l'eurocommissario agli Affari economici, Olli Rehn, durante un convegno a Bruxelles. Sui due Paesi si è invece assistito ad una certa "correzione dei costi unitari del lavoro, e questo si riflette in una crescita delle esportazioni che aiuta a ribilanciare l'economia", ha aggiunto.
Tuttavia "in Francia, in Italia e in Finlandia non abbiamo ancora visto compiere sforzi sostanziali sul ripristino della competitività economica, ed è su questo - ha concluso Rehn - che questi paesi devono concentrarsi". (TMNEWS)
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Roma (WSI) - Una vera e propria strigliata sulle decisioni di politica economica che sono state fino a questo momento adottate dal governo Letta. Niente da fare: il premier Enrico Letta continua a promuovere i presunti progressi compiuti dal suo governo, presenta una finanziaria che ai suoi occhi dovrebbe essere la prima dopo tanto tempo che non aumenta le tasse (quando tutti gli studi pubblicati finora dimostrano più che altro che le tasse hanno cambiato nome, per non parlare della clamorosa beffa della "cancellazione" dell'Imu sulla prima casa, che per molti non ci sarà).
Ma Olli Rehn, vicepresidente dellaCommissione europea e commissario Ue per gli affari economici, alle parole non crede, e vuole i fatti. Quei fatti che a suo avviso l'Italia non sta presentando. "Scettico su Roma, ho ancora l'incubo del 2011", ammette.
In una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, Rehn ammette: "Ho preso nota delle buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review. Ma lo scetticismo è un valore profondamente europeo. E io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014".
Stando a quanto scrive La Repubblica, "Rehn resta convinto che la Finanziaria messa a punto da Letta e Saccomanni non ci consenta margini di manovra e che per di più debba essere corretta sul fronte del debito. Ma si dice anche pronto a ricredersi se, entro febbraio, il governo fosse in grado di presentare dati concreti sui tagli effettivi di spesa e introiti delle privatizzazioni".
Alla domanda, "che cosa non la convince nel piano di stabilità e nella legge finanziaria italiana?", il commissario risponde che "per quanto riguarda il deficit, l'Italia è in linea, anche se di poco, con il criterio del tre per cento e questo ha consentito al Paese di uscire dalla procedura per deficit eccessivo che è importante per la sua credibilità sui mercati finanziari. Inoltre l'Italia deve rispettare un certo ritmo di riduzione del debito, e non lo sta rispettando. Per farlo, lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del Pil, e invece è solo dello 0,1 per cento. Ed è per questo motivo che l'Italia non ha margini di manovra e non potrà invocare la clausola di flessibilità per gli investimenti".
Roma (WSI) - Italia e Francia sono "chiaramente indietro" rispetto ad altri Paesi europei sulle misure necessarie a "ripristinare la competitività". Lo ha affermato l'eurocommissario agli Affari economici, Olli Rehn, durante un convegno a Bruxelles. Sui due Paesi si è invece assistito ad una certa "correzione dei costi unitari del lavoro, e questo si riflette in una crescita delle esportazioni che aiuta a ribilanciare l'economia", ha aggiunto.
Tuttavia "in Francia, in Italia e in Finlandia non abbiamo ancora visto compiere sforzi sostanziali sul ripristino della competitività economica, ed è su questo - ha concluso Rehn - che questi paesi devono concentrarsi". (TMNEWS)
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Roma (WSI) - Una vera e propria strigliata sulle decisioni di politica economica che sono state fino a questo momento adottate dal governo Letta. Niente da fare: il premier Enrico Letta continua a promuovere i presunti progressi compiuti dal suo governo, presenta una finanziaria che ai suoi occhi dovrebbe essere la prima dopo tanto tempo che non aumenta le tasse (quando tutti gli studi pubblicati finora dimostrano più che altro che le tasse hanno cambiato nome, per non parlare della clamorosa beffa della "cancellazione" dell'Imu sulla prima casa, che per molti non ci sarà).
Ma Olli Rehn, vicepresidente dellaCommissione europea e commissario Ue per gli affari economici, alle parole non crede, e vuole i fatti. Quei fatti che a suo avviso l'Italia non sta presentando. "Scettico su Roma, ho ancora l'incubo del 2011", ammette.
In una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, Rehn ammette: "Ho preso nota delle buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review. Ma lo scetticismo è un valore profondamente europeo. E io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014".
Stando a quanto scrive La Repubblica, "Rehn resta convinto che la Finanziaria messa a punto da Letta e Saccomanni non ci consenta margini di manovra e che per di più debba essere corretta sul fronte del debito. Ma si dice anche pronto a ricredersi se, entro febbraio, il governo fosse in grado di presentare dati concreti sui tagli effettivi di spesa e introiti delle privatizzazioni".
Alla domanda, "che cosa non la convince nel piano di stabilità e nella legge finanziaria italiana?", il commissario risponde che "per quanto riguarda il deficit, l'Italia è in linea, anche se di poco, con il criterio del tre per cento e questo ha consentito al Paese di uscire dalla procedura per deficit eccessivo che è importante per la sua credibilità sui mercati finanziari. Inoltre l'Italia deve rispettare un certo ritmo di riduzione del debito, e non lo sta rispettando. Per farlo, lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del Pil, e invece è solo dello 0,1 per cento. Ed è per questo motivo che l'Italia non ha margini di manovra e non potrà invocare la clausola di flessibilità per gli investimenti".
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