Le forze di sicurezza nigeriane hanno chiuso 134 raffinerie di petrolio illegali nella regione del Delta del Niger e sequestrato due chiatte utilizzate da trafficanti di greggio. Lo ha reso noto il portavoce della Joint Task Force (Jtf) colonello Onyema Nwachukwu, secondo cui l’operazione si è svolta tra il 22 e il 30 novembre negli stati di Bayelsa, Rivers e Delta.
Misna - Alcune persone, arrestate nell’ambito dell’operazione condotta dalle forze speciali sono attualmente sotto interrogatorio. La Nigeria perde miliardi di dollari all’anno a causa del contrabbando delle sue risorse naturali, primo fra tutte il greggio. Secondo dati del governo di Abuja sono circa 150.000 al giorno i barili sottratti illegalmente al settore produttivo. Una quantità considerevole anche se il paese produce quotidianamente circa due milioni di barili
.
Il furto di petrolio, l’aumento dei fenomeni di pirateria nel Golfo di Guinea e degli attacchi – nonostante un’amnistia – da parte di gruppi armati agli stabilimenti e installazioni, hanno costretto le autorità ad agire con decisione per ristabilire il controllo nelle regioni del centro-sud.
Il furto e contrabbando di petrolio tuttavia, come denunciato di recente da un consigliere alla presidenza, Patrick Dele Cole, avviene “con la collusione di politici, dell’esercito, di banche occidentali e del crimine organizzato internazionale”. Secondo Cole, solo il 10% del greggio rubato è raffinato e consumato localmente, mentre il restante 90% è venduto sui mercati internazionali.
Nel paese, primo produttore africano di oro nero, l’industria petrolifera finisce spesso al centro di scandali per corruzione ed errata gestione. In base a un rapporto parlamentare pubblicato nell’aprile 2012, in tre anni a causa della corruzione endemica il paese ha perso 6,8 miliardi di dollari nel suo programma di sovvenzione del settore petrolifero. A causa dell’inadeguatezza delle sue sole quattro raffinerie, Abuja è costretta a importare circa il 90% della benzina che consuma la popolazione.
Misna - Alcune persone, arrestate nell’ambito dell’operazione condotta dalle forze speciali sono attualmente sotto interrogatorio. La Nigeria perde miliardi di dollari all’anno a causa del contrabbando delle sue risorse naturali, primo fra tutte il greggio. Secondo dati del governo di Abuja sono circa 150.000 al giorno i barili sottratti illegalmente al settore produttivo. Una quantità considerevole anche se il paese produce quotidianamente circa due milioni di barili
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Il furto di petrolio, l’aumento dei fenomeni di pirateria nel Golfo di Guinea e degli attacchi – nonostante un’amnistia – da parte di gruppi armati agli stabilimenti e installazioni, hanno costretto le autorità ad agire con decisione per ristabilire il controllo nelle regioni del centro-sud.
Il furto e contrabbando di petrolio tuttavia, come denunciato di recente da un consigliere alla presidenza, Patrick Dele Cole, avviene “con la collusione di politici, dell’esercito, di banche occidentali e del crimine organizzato internazionale”. Secondo Cole, solo il 10% del greggio rubato è raffinato e consumato localmente, mentre il restante 90% è venduto sui mercati internazionali.
Nel paese, primo produttore africano di oro nero, l’industria petrolifera finisce spesso al centro di scandali per corruzione ed errata gestione. In base a un rapporto parlamentare pubblicato nell’aprile 2012, in tre anni a causa della corruzione endemica il paese ha perso 6,8 miliardi di dollari nel suo programma di sovvenzione del settore petrolifero. A causa dell’inadeguatezza delle sue sole quattro raffinerie, Abuja è costretta a importare circa il 90% della benzina che consuma la popolazione.
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