La XXVI Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio dei Laici sul tema "Annunciare Cristo nell'era digitale" prende coscienza che il mondo della comunicazione digitale, in pochissimo tempo, ha profondamente mutato lo scenario culturale e sociale del nostro pianeta
di Carlo Mafera
Il prefetto del Pontificio Consiglio dei Laici, S.E. Ryłko, citando il Beato Giovanni Paolo II ha ricordato che “Il mondo di internet, il 'cyberspazio', è una nuova frontiera che si schiude all'inizio di questo millennio. Come le nuove frontiere di altre epoche, anche questa è una commistione di pericoli e promesse. Per la Chiesa il nuovo mondo del cyberspazio esorta alla grande avventura di utilizzare il suo potenziale per annunciare il messaggio evangelico", in particolare ai giovani che, afferma Ryłko, "sempre più ricorrono al cyberspazio quale finestra sul mondo". Il cardinale ha poi detto: “Per questo programmando i nostri lavori abbiamo voluto evitare i due approcci estremi che dominano oggi il dibattito culturale su quest'argomento: da una parte demonizzare la rete, che riconosce solo minacce e pericoli; d'altra parte un atteggiamento di plauso incondizionato che vede nelle nuove tecnologie e nei nuovi linguaggi esclusivamente dei vantaggi, quasi fossero per sè stessi la garanzia di un luminoso futuro per l'umanità".
I lavori della mattinata sono continuati con una relazione del prof. Mario Pollo che ha sottolineato come l’avvento della cultura digitale abbia mutato alcuni paradigmi spazio-temporali nei quali l’uomo è da sempre abituato a vivere. Così lo spazio/tempo è divenuto spazio/velocità, la crisi del concetto di tempo ha diminuito la capacità di progettualità e la de-territorializzazione ha messo in crisi le comunità tradizionali e ne ha create di nuove focalizzate sul destino o sul sentimento.
La riflessione del prof. Tonino Cantelmi ha evidenziato che l’avvento delle tecnologie digitali ha generato delle mutazioni psico-cognitive che, di fatto, pongono le basi per una nuova antropologia. Cantelmi ha insistito sulla necessità di prendere coscienza di un fenomeno di potenzialità formidabili e che per questo deve essere adeguatamente governato da quella che sarà l’ultima generazione pre-digitale.
Tutto ciò porta a fare delle considerazioni: bisogna impegnarsi di più nel sociale come educatori e formatori per formare, educare, evangelizzare tramite i nuovi media. Se i giovani mostrano comportamenti che ci sembrano negativi alla luce delle conseguenze sociali indotte dai nuovi media, questi, così come i linguaggi dei giovani, vanno capiti e va fornita una consapevole educazione sui (sempre più nuovi) media prima di tutto agli educatori: capire prima di tutto noi stessi i nuovi media per proporne ai giovani un utilizzo più responsabile, fondare quindi una nuova pedagogia che sappia tramandare usi e consuetudini di comunicazione che poi le nuove generazioni tramanderanno a loro volta.
Nella relazione che ha concluso i lavori della prima giornata della plenaria padre Antonio Spadaro ha insistito sul carattere reale delle esperienze della rete, spiegando che, come ha detto Benedetto XVI, "l’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani". Come in altre occasioni, Spadaro ha ribadito che Internet è uno spazio da abitare e non è un semplice mezzo. Il direttore di Civiltà Cattolica conclude: “Finché si dirà che bisogna uscire dalla relazioni in Rete per vivere relazioni reali si confermerà la schizofrenia di una generazione che vive l’ambiente digitale come un ambiente puramente ludico in cui si mette in gioco un secondo sé, un’identità doppia che vive di banalità effimere, come in una bolla priva di realismo fisico, di contatto reale con il mondo e con gli altri”.
di Carlo Mafera
Il prefetto del Pontificio Consiglio dei Laici, S.E. Ryłko, citando il Beato Giovanni Paolo II ha ricordato che “Il mondo di internet, il 'cyberspazio', è una nuova frontiera che si schiude all'inizio di questo millennio. Come le nuove frontiere di altre epoche, anche questa è una commistione di pericoli e promesse. Per la Chiesa il nuovo mondo del cyberspazio esorta alla grande avventura di utilizzare il suo potenziale per annunciare il messaggio evangelico", in particolare ai giovani che, afferma Ryłko, "sempre più ricorrono al cyberspazio quale finestra sul mondo". Il cardinale ha poi detto: “Per questo programmando i nostri lavori abbiamo voluto evitare i due approcci estremi che dominano oggi il dibattito culturale su quest'argomento: da una parte demonizzare la rete, che riconosce solo minacce e pericoli; d'altra parte un atteggiamento di plauso incondizionato che vede nelle nuove tecnologie e nei nuovi linguaggi esclusivamente dei vantaggi, quasi fossero per sè stessi la garanzia di un luminoso futuro per l'umanità".
I lavori della mattinata sono continuati con una relazione del prof. Mario Pollo che ha sottolineato come l’avvento della cultura digitale abbia mutato alcuni paradigmi spazio-temporali nei quali l’uomo è da sempre abituato a vivere. Così lo spazio/tempo è divenuto spazio/velocità, la crisi del concetto di tempo ha diminuito la capacità di progettualità e la de-territorializzazione ha messo in crisi le comunità tradizionali e ne ha create di nuove focalizzate sul destino o sul sentimento.
La riflessione del prof. Tonino Cantelmi ha evidenziato che l’avvento delle tecnologie digitali ha generato delle mutazioni psico-cognitive che, di fatto, pongono le basi per una nuova antropologia. Cantelmi ha insistito sulla necessità di prendere coscienza di un fenomeno di potenzialità formidabili e che per questo deve essere adeguatamente governato da quella che sarà l’ultima generazione pre-digitale.
Tutto ciò porta a fare delle considerazioni: bisogna impegnarsi di più nel sociale come educatori e formatori per formare, educare, evangelizzare tramite i nuovi media. Se i giovani mostrano comportamenti che ci sembrano negativi alla luce delle conseguenze sociali indotte dai nuovi media, questi, così come i linguaggi dei giovani, vanno capiti e va fornita una consapevole educazione sui (sempre più nuovi) media prima di tutto agli educatori: capire prima di tutto noi stessi i nuovi media per proporne ai giovani un utilizzo più responsabile, fondare quindi una nuova pedagogia che sappia tramandare usi e consuetudini di comunicazione che poi le nuove generazioni tramanderanno a loro volta.
Nella relazione che ha concluso i lavori della prima giornata della plenaria padre Antonio Spadaro ha insistito sul carattere reale delle esperienze della rete, spiegando che, come ha detto Benedetto XVI, "l’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani". Come in altre occasioni, Spadaro ha ribadito che Internet è uno spazio da abitare e non è un semplice mezzo. Il direttore di Civiltà Cattolica conclude: “Finché si dirà che bisogna uscire dalla relazioni in Rete per vivere relazioni reali si confermerà la schizofrenia di una generazione che vive l’ambiente digitale come un ambiente puramente ludico in cui si mette in gioco un secondo sé, un’identità doppia che vive di banalità effimere, come in una bolla priva di realismo fisico, di contatto reale con il mondo e con gli altri”.
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