Frenetica operazione del regime per cancellare la memoria di Jang Song-thaek, zio del leader nordcoreano Kim Jong-un e fino alla scorsa settimana non solo tra le personalità di spicco del potere ma anche considerato tutore dell’ascesa di Kim negli ultimi mesi di vita del padre Kim Jong-l e successivamente alla sua morte nel dicembre 2011.
Misna - Per diverso tempo, Jang è stato considerato il vero arbitro del potere a Pyongyang, con una grande influenza sui quadri militari e sulle autorità civili, accentuata dalle sue attività imprenditoriali.
Vice-presidente della Commissione nazionale della difesa, principale organismo militare del paese, il generale Jang è stato rimosso dall’incarico all’inizio di questo mese e due dei suoi più stretti collaboratori sono stati giustiziati. Quelle che erano state inizialmente informazioni di fonte sudcoreana, sono state confermate successivamente da azioni compiute al Nord.
Contemporaneamente alla scomparsa della sua immagine da ogni filmato ufficiale, sono stati diffusi video in cui si tende a confermare la tesi della corruzione di Jang e del tentativo di creare un potere alternativo. In televisione sono state mostrate fotografie dell’ex numero due del potere sollevato di peso dal suo seggio in un incontro ufficiale e trascinato fuori da due funzionari. Un’umiliazione raramente proposta al pubblico in quello che è il paese più repressivo al mondo.
Accusato anche di essere tossicodipendente e libertino, il sessantasettenne Jang paga probabilmente il suo ascendente su un giovane leader che vuole ora dare di sé un’immagine di piena emancipazione e potere e che sempre più va accentuando gli aspetti repressivi del regime nordcoreano, già oltre la soglia raggiunta dal padre.
La campagna prosegue anche sui media ufficiali. Il giornale ufficiale Rodong Sinmun (Quotidiano dei Lavoratori) pubblica le reazioni dei cittadini che sarebbero infuriati per il comportamento di Jang al punto da “volergli dare fuoco” o “tagliargli la gola”.
Misna - Per diverso tempo, Jang è stato considerato il vero arbitro del potere a Pyongyang, con una grande influenza sui quadri militari e sulle autorità civili, accentuata dalle sue attività imprenditoriali.
Vice-presidente della Commissione nazionale della difesa, principale organismo militare del paese, il generale Jang è stato rimosso dall’incarico all’inizio di questo mese e due dei suoi più stretti collaboratori sono stati giustiziati. Quelle che erano state inizialmente informazioni di fonte sudcoreana, sono state confermate successivamente da azioni compiute al Nord.
Contemporaneamente alla scomparsa della sua immagine da ogni filmato ufficiale, sono stati diffusi video in cui si tende a confermare la tesi della corruzione di Jang e del tentativo di creare un potere alternativo. In televisione sono state mostrate fotografie dell’ex numero due del potere sollevato di peso dal suo seggio in un incontro ufficiale e trascinato fuori da due funzionari. Un’umiliazione raramente proposta al pubblico in quello che è il paese più repressivo al mondo.
Accusato anche di essere tossicodipendente e libertino, il sessantasettenne Jang paga probabilmente il suo ascendente su un giovane leader che vuole ora dare di sé un’immagine di piena emancipazione e potere e che sempre più va accentuando gli aspetti repressivi del regime nordcoreano, già oltre la soglia raggiunta dal padre.
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