A distanza di cinquant’anni il 61% degli Americani é convinto che Lee Harvey Oswald non agì da solo
L’America si é fermata oggi per ricordare uno dei giorni più oscuri della sua storia. L’epicentro delle commemorazioni é Dallas, chi era lí quel giorno non riesce a dimenticare. Avevo 11 anni e ricordo tutto perfettamente -dice una signora- quelli della mia generazione che stanno invecchiando hanno il dovere di ricordare. E ricordare é importante per Dallas che vuole scrollarsi l’etichetta di “città dell’odio”. Nel programma discorsi, preghiere, musica eseguita dalla banda della Marina e un minuto di silenzio, mentre il presidente Obama e parte della famiglia Kennedy hanno preferito ricordare questa ricorrenza posando una corona di fiori al cimitero di Arlington, di fronte alla tomba di John Fitzgerald Kennedy.
Tutti vorrebbero che oggi fosse una giornata dedicata a celebrare la vita di JFK, non le circostanze tragiche della sua morte. Ma a Dallas è Impossibile, forse anche per questo i Kennedy qui sono assenti. Anche se dalla strada é stata cancellata la X che marcava il punto dove il presidente Kennedy è morto, la gente ripercorre il percorso del corteo presidenziale e guarda la finestra dell’edificio da dove vennero esplosi i colpi mortali. L’assassinio di JFK fu anche il primo evento del genere ad essere documentato in diretta dalla televisione e la gente ricorda lo shock e lo sgomento vissuti in maniera collettiva davanti al piccolo schermo. (guarda il servizio per il Tg5)
Ed é come se il paese non fosse riuscito a metabolizzare i fatti di Dallas. Ed infatti a distanza di cinquant’anni la maggior parte degli Americani é convinta che quel giorno Lee Harvey Oswald non era solo. Le bandiere nel resto del paese sono a mezz’asta. L’America cerca di chiudere il cerchio, ma le cicatrici sono ancora lí, proprio come le macchie di sangue mai lavate dallo Chanel rosa di Jackie Kennedy.
"On Location", il blog Lpl di Francesca Forcella
L’America si é fermata oggi per ricordare uno dei giorni più oscuri della sua storia. L’epicentro delle commemorazioni é Dallas, chi era lí quel giorno non riesce a dimenticare. Avevo 11 anni e ricordo tutto perfettamente -dice una signora- quelli della mia generazione che stanno invecchiando hanno il dovere di ricordare. E ricordare é importante per Dallas che vuole scrollarsi l’etichetta di “città dell’odio”. Nel programma discorsi, preghiere, musica eseguita dalla banda della Marina e un minuto di silenzio, mentre il presidente Obama e parte della famiglia Kennedy hanno preferito ricordare questa ricorrenza posando una corona di fiori al cimitero di Arlington, di fronte alla tomba di John Fitzgerald Kennedy.
Tutti vorrebbero che oggi fosse una giornata dedicata a celebrare la vita di JFK, non le circostanze tragiche della sua morte. Ma a Dallas è Impossibile, forse anche per questo i Kennedy qui sono assenti. Anche se dalla strada é stata cancellata la X che marcava il punto dove il presidente Kennedy è morto, la gente ripercorre il percorso del corteo presidenziale e guarda la finestra dell’edificio da dove vennero esplosi i colpi mortali. L’assassinio di JFK fu anche il primo evento del genere ad essere documentato in diretta dalla televisione e la gente ricorda lo shock e lo sgomento vissuti in maniera collettiva davanti al piccolo schermo. (guarda il servizio per il Tg5)
Ed é come se il paese non fosse riuscito a metabolizzare i fatti di Dallas. Ed infatti a distanza di cinquant’anni la maggior parte degli Americani é convinta che quel giorno Lee Harvey Oswald non era solo. Le bandiere nel resto del paese sono a mezz’asta. L’America cerca di chiudere il cerchio, ma le cicatrici sono ancora lí, proprio come le macchie di sangue mai lavate dallo Chanel rosa di Jackie Kennedy.
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