venerdì, novembre 15, 2013
Una voce inconfondibile e un’emozione che parte dall’anima

di Simona Santullo

Drupi: capelli lunghi, voce profonda, spirito ribelle e grande disponibilità. Ha cantato brani indimenticabili che hanno fatto la storia degli anni ’70 come “Piccola e fragile”, “Due”, “Regalami un sorriso”, “Sereno è”, “Era bella davvero!”, e tantissime altre. Non ha mai smesso di cantare e di comporre successi e ora torna al grande pubblico con “Ho sbagliato secolo”, un doppio cd pubblicato da Sony Music. Noi abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistarlo… scoprendo che è anche estremamente simpatico.

D- Giampiero Anelli, da sempre noto con lo pseudonimo di Drupi: grazie per averci concesso l’intervista.
R- Grazie per avermi invitato. Drupi non è uno pseudonimo, è un soprannome che mi hanno dato da bambino. Facevo una recita all'oratorio, dove interpretavo un folletto del bosco che si chiamava Drupi. Tutti credono che sia il cagnolino del cartone animato ma non è così, è un folletto del bosco. Nell’ambito dell’oratorio e nel mio quartiere tutti iniziarono a chiamarmi così, ha avuto successo e mi è rimasto appiccicato.

D- Beh, dicono che i folletti portino fortuna.
R- Altro che, me ne ha portata tanta.

D- Lei esordisce nel 1973 al Festival di Sanremo con "Vado via" piazzandosi ultimo. Ma con "Vado via" però succede una cosa strana, perché è vero che inizialmente fu un insuccesso in Italia, però fu anche un grande successo internazionale. Cosa successe secondo lei in quell'occasione?
R- Sanremo è un mistero. Forse “Vado via” era una canzone troppo avanti, non lo so. Arrivai non ultimo ma ultimissimo, con tutta una serie di polemiche da parte dell'etichetta discografica. Questa canzone in realtà doveva cantarla Mimì (Mia Martini), avevo fatto un provino per lei perché l'autore era un mio amico. Mimì inizialmente disse che era una bella canzone poi invece, solo un mese prima, decise di non andare più a Sanremo, non le interessava più. La casa discografica allora decise di mandare me e da allora incominciò la mia “tragedia”, all'inizio, e poi tutta la mia fortuna, perché scoppiò il successo in Europa e anche in America.

D- Con il successo internazionale lei inizia a essere invitato un po’ ovunque e arriva anche il successo nazionale; qual è stata la costante artistica e umana che è sempre stata presente nel suo lavoro e nella sua carriera?
R- Il successo nazionale non è arrivato subito, ma è arrivato dopo, solo con il terzo disco. All’epoca “Vado via” in Italia non sfondò, lo scoprirono solo dopo cinque o sei anni. Dopo Sanremo mi ritrovai a essere famosissimo in Francia, Germania, insomma un po’ dappertutto, e in Italia non sapevano chi fossi.
Le caratteristiche “fisiche” dei miei pezzi non saprei spiegarle. Una cosa faccio sempre: provo la canzone, lo ascolto, la canto, se mi dà una emozione allora vado avanti e incido, altrimenti la rifiuto o non ne voglio più sapere. Non so quale possa essere una costante umana, la musica mi ha portato un sacco di cose e cerco di non dimenticare mai da dove arrivo: prima di “Vado via” facevo l'idraulico, dopo “Vado via” ho visto il mondo, ho conosciuto personaggi incredibili, si è aperta la vita per me.

D- Una delle sue caratteristiche è la voce sicuramente unica e particolare, una voce roca, un marchio indelebile del suo successo. Questa caratteristica è stata fin da subito una marcia in più per la sua carriera oppure le ha creato dei problemi?
R- No, mi ha creato dei problemi e non pochi. Quando facevo i provini, prima di “Vado via” andava tutt’altro tipo di canto, cercavano voci alla Morandi, all’Albano, Claudio Villa, io non andavo bene. Dopo però credo di aver aperto una strada.

D- Una vita di successi nazionali e internazionali qual è la canzone cui è più legato e perché?
R- Tante, sicuramente la prima perché mi ha tolto dall'oblio, “Vado via” è stata la canzone che ancora adesso ricordo con tanto piacere, poi tante altre, ma se pensi che prima di quella facevo l'idraulico… ovviamente niente contro gli idraulici, per l'amor di Dio, però meglio cantare.

D- Parliamo un po’ del suo ultimo lavoro: “Ho sbagliato secolo” è il suo 19esimo cd. Un album doppio con undici inediti e undici grandi successi. La particolarità di questo lavoro e la cosa che più le piace.
R- Credo che gli inediti siamo molto belli, anzi credo siano tra le cose più belle che abbia fatto in carriera. Non so se riuscirò a farlo sentire e a farlo arrivare al pubblico ma tra versi e musica credo di aver toccato un livello alto. La seconda parte del lavoro, il secondo cd è un regalo che voglio fare agli amici, (io i miei fans li chiamo amici, perché fans non mi piace come parola mi sa di fanatico). Sono andata a Los Angeles, la vita mi ha portato a collaborare con delle persone particolari e anche famose come Larry Dunn che il tastierista fondatore degli Eart Wind And Fire, Pensa che lui è venuto da me a mangiare pasta e fagioli e da lì è nata l'idea di rifare tutti i miei successi con i musicisti più famosi al mondo. E’ un regalo che faccio ai miei amici che mi hanno seguito per tanti anni della mia vita, infatti non ho aumentato il costo del cd.

D- All'interno del cd è presente un disegno di Giovanni Ticci che ritrae Tex Willer in sua compagnia nelle vesti d’indiano. Io però so che l lei è stato nominato il cow boy della Lombardia, allora perché non due cow boy?
R- Non è che mi piacciano molto i cow boy, amo invece gli indiani nativi americani. Hanno una filosofia di vita straordinaria.. Sono davvero orgoglioso di questo disegno di Ticci perché i Bonelli non hanno mai concesso a nessuno di avvicinarsi e usare l’immagine di Tex Willer come personaggio. Con me invece l’hanno fatto, e per ringraziarli ho voluto comporre quella canzone che parla del fondatore, Luigi B. allora ragazzo che immaginava e sognava i cowboy. L’'originale di quel disegno lo conservo in casa e lo custodisco come una reliquia perché è una rarità.

D- Da dove arriva questo suo amore per i fumetti?
R- Da ragazzi tutti avevano l'amico immaginario. All'inizio il mio amico immaginario era John Wayne, poi ho capito che odiava gli indiani, li ammazzava sempre quindi mi è diventato antipatico, anzi l'ho quasi odiato. Poi ho scoperto Tex Willer, questo personaggio senza paura sempre chiuso... il mio amico immaginario di bambino. Con quest’album ho voluto ripercorrere un po’ quei ricordi, il fumetto mi è sempre piaciuto e il mondo dei comics è un mondo strano, fatto di fantasia, un mondo immaginario, dove tutto si realizza dove tutto è bello e tutto va a buon fine, ben diverso dalla realtà.

D- “Ho sbagliato secolo”: si lamenta di essere nato nel secolo sbagliato? Un secolo che non le appartiene? Perché?
R- No, “Ho sbagliato secolo” vuole essere un po’ ironico. L’inizio di questo secolo è stato meraviglioso perché abbiamo fatto passi incredibili in molti ambiti: sui diritti civili, le scoperte scientifiche, è stato un grande secolo.. Purtroppo la fine mi ha deluso un po’. Siamo tornati un po’alla volgarità, alla violenza, stanno accadendo cose brutte nella politica, le guerre… e allora per questo “ho sbagliato secolo”. Io aspetto il 3000 che deve arrivare.

D- “I quotidiani mi danno stress meglio numero di Tex”. Che cosa è diventata questa società?
R- E’ un gran casino, sta diventando un gran casino, soprattutto sui quotidiani che esagerano la notizia. Non dico che la falsificano, ma la adattano un po’ troppo al Dio denaro, alla vendita, allo scoop, i quotidiani esasperano la notizia. Sono uno che legge pochi quotidiani, ma penso che stiamo diventando dei burattini; allora dico basta e mi rifugio sempre nell'amico immaginario, immerso nelle praterie; prendo Tex Willer e per un attimo ritorno bambino e mi rilasso un po’.

D- 1947-2013: 66 anni di vita vissuta. Cosa conta davvero oggi e che cosa resta di tutti questi anni?
R- Restano tanti ricordi, tante belle emozioni, tante esperienze e devo dire che quasi tutte me le ha date la musica, o il mondo che gli gravita attorno. Cosa resta? Io spero che l'altra metà della mia vita, perché conto di essere arrivato solo alla metà della mia vita e non oltre, mi dia le stesse gioie che mi ha dato questa prima metà. Ho visto tutto, ho avuto esperienze incredibili, il muro di Berlino, pensa, che sono stato da una parte dell' altra poi l’ho visto mentre lo buttavano giù, ho visto l'America, insomma cosa posso chiedere di più? E’ rimasto davvero tanto dentro.

D- Impegni futuri: dove potranno ascoltarla dal vivo i suoi fans?
R- Ora siamo impegnati un po con la promozione. Stiamo facendo un po’di televisione all'estero. Credo che fine novembre primi di dicembre inizieremo un tour in Polonia, Cecoslovacchia, in Germania, e credo che in primavera arriveremo in Italia e faremo qualche cosa qua. Non mi pongo tanti problemi ma sono convinto che lasciare solo un inciso e non fare un live non sia un lavoro completo. Il live è essenziale, è tutto.

D- Prova ancora le stesse emozioni quando sale sul palco o sono cambiate le cose con il tempo?
R- No l'emozione c'è sempre. C'è un po’ più di esperienza, un po’ di più pacatezza ma quando sali sul palco, scatta qualche cosa di strano, di magico che ti fa dimenticare tutto, ti immergi nella tua musica, ti diverti salti… amo, amo, amo il live e amo tutto il mio pubblico.

Drupi quindi non è una “vecchia gloria” dei lontani anni ’70, ma una star che spopola in Francia, in Germania, in America, sempre nei primi posti delle classifiche che contano. Un grande “in bocca al lupo” per il suo nuovo cd, davvero molto bello.


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