mercoledì, novembre 20, 2013
Avete mai pensato di usare il vostro smartphone con i piedi? Da oggi si può con FootMov. Ce lo racconta Mario Tesconi, cofondatore di ADATEC, l'azienda produttrice di FootMov.

D - Buongiorno Mario. Potrebbe descriverci FootMoov e come si inserisce nel mercato della tecnologia?
R - Oggi siamo abituati a interagire con il nostro smart phone essenzialmente con le dita o, in alcuni casi, attraverso comandi vocali. FootMoov crea un nuovo modo di comunicare con il dispositivi mobile, utilizzando i piedi. Infatti FootMoov è una calzatura in cui sono stati integrati, durante il processo di produzione, dei sensori e un'elettronica per l'elaborazione e la trasmissione dei dati. Apparentemente è una scarpa “normale”, ma permette all’utente, ad esempio, di poter utilizzare i piedi per giocare con il proprio smart phone. Il mercato di FootMoov per sua natura è quello della calzatura, ma la nostra idea è di venderla come un dispositivo elettronico.

D - Da dove è nata l'idea del prodotto?
R - Il nostro partner nel progetto è un calzaturificio di Fucecchio, il cui titolare, Luigi Campigli, viaggia per motivi di lavoro soprattutto in Giappone. L’idea è nata in uno di questi viaggi, quando Campigli ha notato che negli spostamenti in metropolitana la maggior parte delle persone “spippola” col proprio smart phone. FootMoov nasce proprio con lo scopo di utilizzare non solo le dita, ma anche i piedi per poter interagire con i dispositivi mobili. A questo punto il titolare del calzaturificio si è rivolto ad ADATEC, azienda di cui sono cofondatore, che ha affinato e realizzato la sua idea.

D - Come pensa che potrebbe essere impiegato FootMoov nella vita di tutti i giorni?
R - Come dicevo prima, FootMoov è essenzialmente una scarpa con la quale puoi interagire con dispositivi elettronici. È possibile immaginare, per il futuro, l'applicazione di questo sistema a dispositivi diversi. Oggi lo si è applicato sostanzialmente al mondo dei giochi elettronici su smart phone, ma niente vieta di pensare a un utilizzo più ampio.

D - Secondo lei, lo sviluppo di nuovi prodotti tecnologici da parte di aziende italiane potrebbe contribuire all'Italia di uscire dalla crisi economica?
R - Sicuramente la politica dovrebbe puntare molto di più sulla scuola e sulla ricerca. L’Italia è formata da piccole e medie aziende come la nostra che ogni giorno cercano di realizzare prodotti innovativi e per fare questo c’è bisogno di formazione qualificata e di risorse. Ma ci vorrebbe una politica all'altezza di questa scommessa e purtroppo spesso è proprio quello che manca.


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