lunedì, novembre 04, 2013
“Sono il presidente legittimo dell'Egitto e chiedo alla corte di mettere fine a questa farsa".

Radio Vaticana - Così l'ex presidente egiziano Mohamed Morsi, nella prima udienza del processo a suo carico, per incitazione alla violenza, apertasi questa mattina presso l'Accademia di Polizia del Cairo. L'udienza è stata sospesa dal giudice quando gli altri 14 imputati hanno cominciato a scandire slogan contro i militari. Massimiliano Menichetti: ascolta

Si è aperto con una sospensione il processo Al Cairo al deposto presidente, Mohamed Morsi. Il procedimento, tra massime misure di sicurezza, si tiene all'accademia di polizia del Cairo, dove è stato processato anche l'ex rais Hosni Mubarak. L’esponente dei Fratelli Musulmani, arrivato in elicottero ha immediatamente ricusato i giudici ribadendo di essere “il presidente legittimo dell'Egitto” e ha chiesto alla Corte di mettere fine” a quella che ha definito una “farsa". E’ accusato insieme ad altri 14 funzionari, di istigazione alla violenza contro i manifestanti che gli si opponevano il 5 dicembre del 2012 e in cui morirono molti oppositori. Dal 3 luglio, dopo l’arresto delle forze armate, Morsi è in carcere in una località segreta. Durissimo il confronto di piazza in questi mesi tra i suoi sostenitori e gli oppositori. Decine e decine i morti i feriti e gli arresti negli scontri che ne sono seguiti. E oggi nuovi tafferugli si registrano nella capitale egiziana, soprattutto fuori dalla struttura dove si sta celebrando il processo. L’Egitto secondo gli osservatori internazionali sta con difficoltà cercando una via, per uscire dalla crisi politica, crisi che ha portato anche pesanti conseguenze sul fronte economico. In questo scenario, il segretario di Stato americano, John Kerry, dopo aver incontrato al Cairo il presidente ad interim Adly Mansour, ha sollecitato le autorità egiziane a non prolungare lo stato di emergenza imposto al Paese. La scadenza del provvedimento è fissata per il 14 novembre.

Sul processo in Egitto Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Gabriele Iacovino, responsabile analisti del Centro studi internazionali: ascolta

R. - Lo scontro tra le autorità militari e la Fratellanza va avanti ed il processo all’ex presidente Morsi ne è un po’ l’apice. Sicuramente la tensione è ancora alta anche perché le due parti continuano a non parlarsi e portano avanti un muro contro muro che si svolge sia nell’aula del tribunale sia nelle strade: ogni avvenimento, sia politico che istituzionale - come appunto il processo a Morsi - viene poi accompagnato da scontri di piazza.

D. – Il presidente Morsi ha subito detto: “Io sono il vostro presidente e non riconosco la legittimità di questo tribunale”. Cosa uscirà da questo procedimento?

R. – Difficile prevederlo anche perché proprio questa situazione di “muro contro muro” porta ad una situazione di stallo. A maggior ragione, in un momento in cui anche la Comunità internazionale è divisa su cosa sta succedendo in Egitto e come trovare una soluzione. Pensiamo all’atteggiamento degli Stati Uniti che in questo non vedono di buon occhio le autorità militari e che continuano a mantenere il potere nonostante ci siano state elezioni che - per quanto siano state vinte dalla Fratellanza Musulmana – sono state democratiche. Altro aspetto fondamentale per leggere la situazione egiziana è anche la dicotomia all’interno del contesto regionale, con le stesse monarchie del Golfo divise rispetto agli avvenimenti egiziani: da una parte l’Arabia Saudita, il Kuwait che appoggiano le autorità militari soprattutto in un’ottica anti Fratellanza Musulmana; dall’altra il Qatar che è sempre stato uno dei principali sponsor della Fratellanza e che l’ha appoggiata nonostante in questo momento stia continuando a finanziare le casse dello Stato egiziano ormai allo stremo.

D. – Comunque un processo che si dovrà tutto delineare…

R. – Siamo solo al primo step; bisognerà valutare i prossimi passi. Ricordiamo anche che un altro procedimento importante era iniziato nei confronti dell’ex presidente Mubarak; poi le vicende politiche lo hanno bloccato. Sicuramente anche il processo nei confronti di Morsi risentirà profondamente delle dinamiche politiche che da qui a sei mesi attraverseranno il Paese. È vero anche che all’interno del potere giudiziario egiziano è in corso, anche lì, una dicotomia tra i sostenitori del potere militare – quindi del vecchio regime – ed i sostenitori della Fratellanza Musulmana che comunque hanno preso molto potere durante tutto l’anno della presidenza Morsi. Anche questo sarà un fattore fondamentale nel proseguo del processo.


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