lunedì, ottobre 14, 2013
Sotto accusa infrastrutture e carenze organizzative. La folla impazzisce temendo il crollo di un ponte. Tra le vittime molti bambini.

GreenReport - Mentre scriviamo è salito ad almeno 115 morti, tra i quali 17 bambini, ed a centinaia di feriti il bilancio delle vittime nella calca formatasi ieri per accedere al tempio indù di Ratan Garh, nel distretto di Datia nello stato di Madhya Pradesh, nell’india centrale, a circa 320 km dalla capitale dello stato, la tristemente famosa Bhopal. La tragedia sembra essere stata innescata da un incidente avvenuto sul ponte (nella foto) sul fiume Sindh, che conduce al tempio, o forse a causa del panico scatenatosi per il timore del crollo del ponte stesso. Secondo The Times of India, il bilancio dei morti rischia di aumentare ancora, dato che ci sono molti dispersi. Le autorità sottolineano che devono ancora essere recuperati i cadaveri finiti nel fiume Sindh.

In effetti il conto dei morti potrebbe essere molto più alto visto che in molti hanno portato via i corpi dei loro parenti, ma ora si rivolgono alla polizia perché venga eseguita l’autopsia sui cadaveri, obbligatorio per ricevere un indennizzo. Il governo del Madhya Pradesh ha ordinato una inchiesta giudiziaria sulla tragedia avvenuta nello stesso luogo dove più di 56 pellegrini vennero spazzati via da un’ondata di piena del fiume Sindh dopo la quale il governo dello Stato aveva costruito proprio quel ponte che è stato la causa della nuova tragedia.

Nell’area del ponte si accalcavano circa 25.000 fedeli indù che erano accorsi per festeggiare il Durga Puja, una festa dedicata alla dea Durga che attira centinaia di migliaia di fedeli, ma un improvviso movimento della folla ha scatenato il panico e decine di persone sono rimaste schiacciate dalla fuga dei pellegrini, mentre un numero imprecisato veniva spinto dalla folla impazzita oltre i parapetti del ponte, finendo nel fiume Sindh.

The Times of India riporta voci non confermate che dicono che «La fuga ha avuto luogo quando alcune persone stavano cercando di saltare la coda e la polizia ha usato manganelli per reprimerle». Secondo il network televisivo indiano Ibn, «La folla in collera se l’è presa con la polizia per la sua incapacità di prevenire la tragedia, 6 poliziotti sono stati feriti».

Le resse mortali sono un fenomeno frequente nelle celebrazioni religiose indiane ed anche questa volta ad essere sotto accusa sono le carenze organizzative e soprattutto la precarietà delle infrastrutture che circondano luoghi di culto che durante le maggiori festività sono assediate da centinaia di migliaia ed a volte da milioni di pellegrini.

A febbraio, almeno 36 fedeli indù morirono in una ressa alla stazione ferroviaria di Allahabad, dove era in corso il famosissimo festival del Kumbh Mela, considerato il più grande raduno di persone del mondo.

Anche la peggiore tragedia degli ultimi anni è recente: nel gennaio 2011 nello stato meridionale del Kerala, 102 fedeli morirono in una zona boschiva e montagnosa che conduceva a un tempio di difficile accesso. La strage di Ratan Garh sembra destinata a superarla di gran lunga.


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