giovedì, ottobre 10, 2013
Ai tempi di Papa Francesco un'iniziativa interreligiosa originale a Londra per conoscere l'altro e condividerne la spiritualità

di Renato Zilio

Giuseppe, cinquantenne calabrese, a Londra ormai da più di vent’anni come pittore, tra i suoi tanti impieghi, mi fa sorpreso: “Ma che bella cosa che in fondo si venga a conoscere come gli altri cercano e vivono Dio!”. Ha saputo della marcia interreligiosa di sabato scorso. I leaders religiosi del quartiere di Lambeth (Londra sud) - musulmani, anglicani, ebrei, hindu, buddisti ed alcuni loro fedeli, una cinquantina di persone in tutto – sono piombati al mattino al Centro Scalabrini: era per conoscere il senso della nostra azione, il perchè della nostra presenza qui. Privilegio impagabile. Quello di poter spiegare la passione per i migranti di Giovanni Battista Scalabrini alle religioni della terra. Proclamare, in fondo, il nostro carisma sui tetti delle differenti spiritualità del mondo. Dà quasi le vertigini, in verità, questo senso di essere alle frontiere dell’umanità, nel nostro piccolo.

Così Ian, giovane e coraggioso filippino, inizia a dire quanto la sua comunità è riconoscente ai missionari scalabriniani di averla accolta qui, tanto da sentirsi come in casa loro. Le stesse parole sono, poi, sulla bocca del responsabile della comunità portoghese e anche di Roberta, presidente del Comitato Donne Italiane, in nome della comunità italiana. Tre comunità migranti, tre mondi differenti vivono nella nostra Missione. Ognuno la considera la casa comune. In un mondo tormentato da conflitti e contrasti questo laboratorio di comunione sembra essere una testimonianza preziosa.

“Guarda - commentava Ivor, un pastore anglicano - siamo oggi in tanti e siamo altrettante tradizioni religiose!” Riconoscere e rispettare il cammino spirituale di tutto un popolo di credenti dietro ogni persona presente si rivela una vera conquista di umanità. Coltivare, così, l’etica dell’ospitalità. Perchè ai tempi di Papa Francesco la semplicità di vita, la fratellanza e l'ospitalità sono diventate per incanto la grande sfida dei nostri tempi. Accogliere l’altro nella sua totale differenza è il miracolo che Dio chiede agli uomini di oggi. Tempi in cui comunicazioni e spostamenti sono estremamente facili, abituali. E ricordano la massima: ”I sistemi si oppongono, gli uomini si incontrano”.

“È talmente duro vivere lontano dalla propria casa - commentava un po’ preso dall’emozione il giovane filippino davanti a tutti - e la vita è così piena di insidie e di sfide... per questo non vorremmo farla finita con la pratica della nostra fede, delle nostre tradizioni e devozioni”. E indicava, allora, la piccola statua del Santo Niño, grande patrono delle Filippine, quelle dei primi due santi martiri filippini, i giovani catechisti Pedro e Luis. “Siamo orgogliosi, aggiungeva, di avere qui le nostre icone, che ci danno l’identità di cattolici filippini!”. Delle ragazze in costume tradizionale di seta, allora, sorridevano complici, offrendo dolci di riso.

I portoghesi presentavano a questo pubblico colorito di ogni bordo, invece, Nossa Senhora de Fatima, la loro umile patrona mondiale. Tra qualche giorno saranno loro a guidarne la processione notturna “aux flambeaux” per le vie di Londra, seguiti dalle altre due comunità. Piano piano le tre comunità, infatti, imparano a camminare insieme con iniziative di solidarietà e di collaborazione comune. Con pazienza e perserveranza. Perchè “anche un viaggio di mille leghe comincia col primo passo.” E riconciliare l'umanità, fatta uomini e culture differenti, è il grande challenge di ogni migrante.

La nostra marcia interreligiosa, invece, continuava poi per altri due centri buddisti, un Islamic Cultural Centre e St.Anselm's Church, una chiesa anglicana del quartiere. Cinque tappe in tutto. Alla fine della giornata ognuno dirà di aver sperimentato per davvero un pezzo di Londra, metropoli multiculturale e multireligiosa per eccellenza. Raggiungendo interiormente la convinzione che le religioni non siano che sentieri differenti - e più o meno diretti o tortuosi - per raggiungere la sommità della montagna, dove incontrare Dio. Un antidoto interessante alla globalizzazione dell’indifferenza, quella che papa Francesco evoca con amarezza. “Il vero miracolo, infatti, non è volare nell’aria nè camminare sull’acqua, ma camminare insieme agli altri sulla terra”, ricorda giustamente un proverbio cinese. Non è questa oggi, forse, la missione più attuale?


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