lunedì, ottobre 07, 2013
Arriva nelle sale l'ultimo film di Lucchetti, con Micaela Ramazzotti e Kim Rossi Stuart. In uscita anche "Gravity", con Sandra Bullock e George Clooney, e "Diana, la storia segreta" con Naomi Watts  

Città Nuova - Tante le nuove uscite di questo week end. Cominciamo con Gravity. Ironico, disincantato, ma anche ricco di suspence e di sapore metafisico. L’avventura dei due astronauti in assenza di gravità che fluttuano nello spazio, si perdono, si ritrovano e gioiscono della bellezza dell’infinito è condensata in un film-spettacolo, che accanto a immagini di sfolgorante bellezza celestiale, di senso panico, presenta una fitta trama di dialoghi fra la coppia (due ottimi Sandra Bullock e George Clooney) tra leggerezza e dolore. La Bullock è una donna che ha dietro le spalle una tragedia personale: nel momento del dramma, di fronte alla possibile morte nello spazio, ignota a tutti, riaffiora la necessità anche di una preghiera, ma a chi? “Nessuno mi ha mai insegnato a pregare”, afferma. Naufraga nello spazio e sulla terra, ritroverà la forza di vivere ancora? Regia puntuale, ad alta tensione, effetti speciali compresi, si avvale della mano esperta di Alfonso Cuaron.

Diana, la storia segreta. Naomi Watts è bravissima a delineare la storia umana, nei risvolti drammatici e sentimentali, della celebre principessa. La ricostruzione degli ambienti, delle scene, dei costumi è perfetta. Gli attori sono tutti di bella presenza, o sentimentalmente coinvolti o algidi. Intorno, la folla, tanta, e lei che diventa una eroina della pace, del bene, dell’umanità. Una agiografia con i lustrini, un po’ da fotoromanzo, una narrazione che quasi si appiattisce, nei momenti drammatici, in cliché. Il film piacerà a chi ama le commedie sentimentali, patinate,condite con un po’ di dolore e la regia di Oliver Hirschbiegel lo accontenta. Il tentativo poi di far passare la storia d’amore fra Diana e Dodi come uno “schermo” di lei per allontanare la stampa dal suo vero affetto col medico pachistano, se corrisponde alla raeltà, è interessante.

Azione e ancora azione sia ne Il cacciatore di donne con Nicolas Cage - ed è detto tutto -, e sia in Corpi da reato, ancora con l’energica Sandra Bullock. Per chi ama il genere poliziesco.

Anni felici. Daniele Lucchetti ci riprova. Regista sempre interessante, con bei lavori alle spalle, come Mio fratello è figlio unico, racconta stavolta, con un risvolto autobiografico affidato ad un ragazzino che commenta fuori campo, l’Italia degli anni settanta. Lui, Guido (Kim Rossi Stuart) è artista concettuale e astratto, lei Serena (Micaela Ramazzotti) è donna semplice e concreta, innamorata possessivamente di lui. Il matrimonio fila tra sospetti di lei, libertà di lui e i due bambini che assistono ai loro screzi e alle riappacificazioni.

Lei incontra una femminista libertaria che la inizia alla trasgressione sessuale, lui è geloso e fra i due è rottura, ma anche amore a intervalli. Questa per Luchetti la famiglia – la sua? – degli anni settanta. Gli interpreti sono bravissimi a recitare col corpo (molto) e con il volto, in particolare la Ramazzotti. Viene qualche dubbio che gli anni settanta fossero davvero così.

Il film è un po’ pesante, talora, e Lucchetti non sempre è leggero e punta a smussare le troppe cose che vuole dire, nel consueto clima romanocentrico. Talora si nota una certa stanchezza, anche se gli attori, filmati con primi piani molto espressivi, sono ottimi. Forse una maggior misura in toni e scene troppo studiate – l’avventura lesbica, le arrabbiature di lui, il personaggio cinico della madre di lui – avrebbe giovato a dire le cose con maggior distacco.

di Mario Dal Bello


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