martedì, ottobre 15, 2013
P. Occhetta (Ucsi): “Bisogna sostenere la ricerca della verità legando l’informazione al territorio, luogo dove vive la persona con tutti i suoi reali bisogni”

di Carlo Mafera

Nell’enciclica Aetatis Novae vengono espressi dei principi fondamentali che sono alla base della comunicazione che la Chiesa deve svolgere nei confronti del mondo. In particolare il documento afferma: “La Chiesa riconosce negli strumenti della comunicazione la via attualmente privilegiata per la creazione e la trasmissione della cultura, si fa dovere di proporre ai professionisti delle comunicazioni ed al pubblico una formazione che li conduca a considerare i media con senso critico, animato dalla passione per la verità; essa ritiene anche suo dovere intraprendere un'opera di difesa della libertà, del rispetto alla dignità personale, dell'elevazione dell'autentica cultura dei popoli, mediante il rifiuto fermo e coraggioso di ogni forma di monopolizzazione e di manipolazione".

Da parte sua Padre Francesco Occhetta, giornalista della rivista “La Civiltà Cattolica” e consulente ecclesiastico dell’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi), intervenendo come relatore al XXI master di aggiornamento della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) a Palermo, concluso il 23 settembre, ha fatto propri i concetti espressi nella enciclica citata. “L’informazione è radicalmente cambiata, il giornalismo classico non esiste più, il nuovo modello si fonda sulla condivisione delle fonti e delle notizie e mette in questione la relazione tra coloro che le danno e coloro che le ricevono”. La ‘sfida comunicativa’ che attende i giornalisti e, in particolare, quelli cattolici è “oggi più che mai aiutare le persone ad avere elementi validi per analizzare la realtà”. L’agenzia d’informazione religiosa (SIR) ha raccolto alcune sue impressioni dalle quali si evince che la comunicazione nella Chiesa riveste un ruolo sempre più importante per l’evangelizzazione ma occorre farla sempre meglio e quindi conoscere gli strumenti teorici e tecnici di questa delicata materia dove si gioca l’efficacia del messaggio cristiano. Non si coinvolge nessuno se non si comunica bene. Così afferma infatti Padre Francesco Occhetta: ”Una buona informazione ha la capacità di vedere lontano, fino a dove c’è un uomo che soffre e non riesce a parlare. Informare bene vuol dire raccontare sempre la verità. Una verità che è a servizio del bene comune. Se ciò non avviene si degenera in forme di giornalismo dannose, servili o ‘verbalmente violente’. In questa logica, la stampa cattolica - anche se caratterizzata a volte da strumenti poveri e semplici - può riaffermare il valore dell’informazione come relazione attenta e costante con i problemi del territorio”.

Quindi riveste sempre più importanza coniugare la Parola di Dio con il territorio, cioè il luogo dove vive la persona umana con tutti i suoi problemi materiali, umani ed esistenziali. Se non si passa dal concetto di individuo al concetto di persona, e se l’informazione non mette al centro proprio questo principio di persona e di territorio che rimandano alla relazionalità, non comunica un bel niente. Solo con la relazione si comunica, si conosce e si fa vera informazione. Invece afferma ancora Padre Occhetta: “Sembra che i grandi media non abbiano interesse a recepire le informazioni del territorio. Troppo spesso le notizie sono lette strumentalmente per avvalorare ragioni di parte. Una scelta che svuota di vita il loro comunicare. Quindi più che chiederci se è possibile, direi che si deve rilanciare l’informazione locale per raccontare la vita della gente, discernere i problemi che emergono e comprendere i valori che tengono insieme il Paese”.


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