giovedì, agosto 15, 2013
Ad un giorno dalla nota del Quirinale sul caso Berlusconi letture diversificate vengono date dai diversi schieramenti politici, ma complessivamente il pronunciamento viene accolto con grande rispetto. 

Radio Vaticana - Il presidente Napolitano invita a prendere atto della sentenza Mediaset e chiarisce di non aver ricevuto alcuna richiesta di grazia che, se presentata, sarà valutata. Prioritario per il capo dello Stato è il sostegno al governo, perché – spiega – una crisi porterebbe solo incertezza e instabilità, impedendo la ripresa. “Ineccepibile”, commenta in un’editoriale il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Paolo Ondarza lo ha intervistato: ascolta

R. – Mi pare che ci siano le risposte attese su tutti i principali punti che erano stati sollevati nel dibattito politico, dopo la condanna definitiva di Silvio Berlusconi: c’è la risposta sulla questione politica principale, la necessità di quella che io chiamo la tenuta dinamica dell’attuale quadro straordinario di governo
, che è il quadro necessario e utile perché l’Italia riesca a prendere la via d’uscita dalla lunga crisi nella quale siamo immersi e, al tempo stesso, portare a compimento finalmente, dopo la inconcludente e desolante – per tanti aspetti – navigazione della seconda Repubblica, la transizione che si aprì nel 1993-94 ... siamo ancora lì, 20 anni dopo … E questo è un punto che oggi, in una situazione straordinaria di governo di larghe intese, va assolutamente affrontato e risolto.

D. – Chi si attendeva un ‘sì’ o un ‘no’ alla grazia di Berlusconi è rimasto deluso: Napolitano chiarisce di non aver ricevuto domande nel merito che, se arriveranno, saranno valutate …

R. – Mi sarei stupito se fosse arrivata una risposta che contenesse un ‘sì’ o un ‘no’ preventivo a qualcosa che non è stata ancora modulata e verificata secondo ciò che la legge prevede. La grazia va richiesta da persone ben individuate – secondo la legge italiana – e non possono essere degli estemporanei esternatori a proporla. Altro punto sono le risposte assolutamente puntuali su ciò che tocca a tutti, compreso il leader politico Silvio Berlusconi che è stato condannato, nei confronti del rispetto della legge e delle dinamiche di una democrazia matura, come è la nostra.

D. – Soprattutto, il capo dello Stato stigmatizza l’eventualità di una crisi politica, lo scioglimento delle Camere che, dice, porterebbe solo incertezza e instabilità, impedendo la ripresa: altro richiamo alla responsabilità …

R. – Sì: il grande problema del momento. Otto italiani su dieci mettono al primo punto delle proprie attese, delle proprie preoccupazioni la questione del lavoro e della stabilità per la propria famiglia. Credo che questo dica moltissimo, perché un Paese che non è governato, che non è in grado di governarsi in modo stabile ed efficace nel rispetto di tutti i poteri – dell’esecutivo, del legislativo, della magistratura – e al tempo stesso non guarda ai problemi veri del popolo vero che lo abita, è un Paese destinato a continuare sulla strada del declino. O usciamo da questa spirale, o è un disastro.

D. – La politica saprà rispondere a questa nota nel giusto modo?

R. – Mi pare che all’interno del dibattito, pur con delle punte aspre che ci sono nei diversi partiti principali al governo – lo ricordiamo: sono il Pd, il Pdl e Scelta Civica – che il tono sia molto responsabile, nel complesso. Io non mi faccio grandi illusioni: so che è una questione complicata, quella che c’è da affrontare; ma non farsi illusioni non vuol dire non avere speranze concrete e non sapere quale sia la rotta che bisogna riuscire a mantenere in questo momento. Spero che questa classe politica sia all’altezza dei doveri che incombono su di essa.

D. – Il governo Letta può durare per far proseguire la ripresa?

R. – Credo che debba durare e debba saper fare con grande intensità. Pochi giorni fa, questa formula è stata utilizzata in occasione di San Lorenzo dal cardinale arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco: “Fare, fare bene e fare adesso”, per ridare fiducia alle imprese che stanno andando a gambe all’aria in queste settimane: proprio a Genova, sono andate chiudendo 10 attività al giorno, e questo è un segnale d’allarme che va contrastato con un’azione di governo degna.


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