Il padre gesuita è l’unico esponente religioso cristiano apertamente schierato con la rivolta siriana: anche per questo la sua scomparsa è ancor più anomala
di Patrizio Ricci
Ieri è stata diffusa dalle agenzie di stampa la notizia che Padre Dall’Oglio è stato rapito da un gruppo di miliziani islamisti legati ad Al Qaeda denominato “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante”. Il sequestro sarebbe avvenuto mentre il religioso passeggiava per le vie di Raqqa, una località a nord della Siria, dove si trovava da alcuni giorni. Seppure il suo cellulare risulta spento, questa versione della sua scomparsa non è univoca: su alcuni siti pro-ribelli circolano voci discordanti secondo le quali non si tratterebbe di un vero e proprio sequestro. Per il Consiglio locale di Raqqa, il sacerdote si sarebbe adirato in seguito al rifiuto delle autorità locali dell'ISIS (Stato Islamico in Iraq e Levante) di incontrarlo ieri sera e sarebbe stato prelevato per portarlo a conferire con l’Emiro a capo della milizia. Per motivi di sicurezza, è plausibile che gli sia stato imposto di spegnere il cellulare e perciò si sia perso il contatto telefonico. E’ proprio questo silenzio prolungato che ha fatto scattare l’allarme.
Visto gli ottimi rapporti con i ribelli, sarebbe davvero inspiegabile un sequestro. Le ultime immagini, risalenti ai giorni scorsi, lo ritraggono in una manifestazione nella cittadina dove è stato rapito mentre si congratula con gli oppositori per la zona liberata e non sembra proprio in pericolo. Il religioso è infatti noto per il suo aperto sostegno alla ribellione armata siriana e più volte aveva criticato la comunità internazionale per non essere intervenuta militarmente a fianco ai ribelli. Prima di recarsi in Siria aveva sostenuto in Italia una campagna fittissima d’impegni e d’interviste tesa a sostenere la legittimità della rivolta armata. Nell’ultimo intervento pubblico, ospitato dal sito ‘L’Huffington post’, si era spinto ancora più in là: “Ma guardiamo alla cosa dal punto di vista etico della rivoluzione siriana. Ammettiamo per un istante che ci fossimo appropriati di armi chimiche sottratte agli arsenali di regime conquistati eroicamente. Immaginiamo di avere la capacità di usarle contro le forze armate del regime per risolvere il conflitto a nostro favore e salvare il nostro popolo da morte certa. Cosa ci sarebbe d’immorale?” . Non si possono non notare le pesanti contraddizioni con le parole ‘dialogo, dialogo, dialogo’ che Papa Francesco ha appena finito di pronunciare alla GMG a Rio: la posizione ufficiale della Chiesa, quella della mediazione, non è propriamente la soluzione invocata dal gesuita, che giustifica anzi il ricorso alla forza.
di Patrizio Ricci
Ieri è stata diffusa dalle agenzie di stampa la notizia che Padre Dall’Oglio è stato rapito da un gruppo di miliziani islamisti legati ad Al Qaeda denominato “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante”. Il sequestro sarebbe avvenuto mentre il religioso passeggiava per le vie di Raqqa, una località a nord della Siria, dove si trovava da alcuni giorni. Seppure il suo cellulare risulta spento, questa versione della sua scomparsa non è univoca: su alcuni siti pro-ribelli circolano voci discordanti secondo le quali non si tratterebbe di un vero e proprio sequestro. Per il Consiglio locale di Raqqa, il sacerdote si sarebbe adirato in seguito al rifiuto delle autorità locali dell'ISIS (Stato Islamico in Iraq e Levante) di incontrarlo ieri sera e sarebbe stato prelevato per portarlo a conferire con l’Emiro a capo della milizia. Per motivi di sicurezza, è plausibile che gli sia stato imposto di spegnere il cellulare e perciò si sia perso il contatto telefonico. E’ proprio questo silenzio prolungato che ha fatto scattare l’allarme.
Visto gli ottimi rapporti con i ribelli, sarebbe davvero inspiegabile un sequestro. Le ultime immagini, risalenti ai giorni scorsi, lo ritraggono in una manifestazione nella cittadina dove è stato rapito mentre si congratula con gli oppositori per la zona liberata e non sembra proprio in pericolo. Il religioso è infatti noto per il suo aperto sostegno alla ribellione armata siriana e più volte aveva criticato la comunità internazionale per non essere intervenuta militarmente a fianco ai ribelli. Prima di recarsi in Siria aveva sostenuto in Italia una campagna fittissima d’impegni e d’interviste tesa a sostenere la legittimità della rivolta armata. Nell’ultimo intervento pubblico, ospitato dal sito ‘L’Huffington post’, si era spinto ancora più in là: “Ma guardiamo alla cosa dal punto di vista etico della rivoluzione siriana. Ammettiamo per un istante che ci fossimo appropriati di armi chimiche sottratte agli arsenali di regime conquistati eroicamente. Immaginiamo di avere la capacità di usarle contro le forze armate del regime per risolvere il conflitto a nostro favore e salvare il nostro popolo da morte certa. Cosa ci sarebbe d’immorale?” . Non si possono non notare le pesanti contraddizioni con le parole ‘dialogo, dialogo, dialogo’ che Papa Francesco ha appena finito di pronunciare alla GMG a Rio: la posizione ufficiale della Chiesa, quella della mediazione, non è propriamente la soluzione invocata dal gesuita, che giustifica anzi il ricorso alla forza.
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È presente 1 commento
Si è fatto sequestrare dagli amici.
Rispunterà vivo e vegeto per presentare il suo libro alla prossima Fiera di Mantova.
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