Saranno il serbo, n. 1 al mondo, e lo scozzese, spinto da un’intera nazione, a contendersi domenica il torneo di Wimbledon
di Fabio Vitucci
Forse era la finale più scontata, vista anche la poca attitudine di Nadal all’erba e la parabola discendente di Federer, ma sia Djokovic che Murray se la son dovuta sudare la finale di domenica sul Centre Court dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Londra. Il primo ha battuto in 5 set, nella più lunga semifinale della storia di Wimbledon, l’argentino Juan Martin Del Potro, che forse nell’arco di tutto il match ha giocato meglio di Nole, ma alla fine ha dovuto cedere alla voglia di vincere, alla tenacia e alla resistenza fisica del n. 1 al mondo: 7-5 4-6 7-6 6-7 6-3 il risultato finale in 4 ore e 43 minuti.
Nella seconda semifinale di giornata, chiusa quasi col buio, l’idolo di casa Andy Murray ha sconfitto in rimonta il polacco Jerzy Janowicz, vera sorpresa del torneo, giocatore di grande talento e dal futuro assicurato. Murray ha dovuto recuperare il primo set, ceduto al tie-break al bombardiere polacco, e soprattutto uno svantaggio di 4-1 nel terzo set: lì la partita è girata, Murray si è messo a giocare finalmente come sa mentre Janowicz è andato fuori giri e ha iniziato a sbagliare una palla dietro l’altra sia nel terzo che nel quarto set. E così domenica Murray potrà lanciarsi alla conquista del titolo, 77 anni dopo l’ultimo britannico.
Chi è il favorito nella finale di domenica tra i primi due giocatori del mondo? Entrambi i giocatori sono in forma, anche se non stanno giocando il loro miglior tennis, e sicuramente sarà una sfida lunga e tirata. Murray avrà dietro di sé la spinta di un’intera nazione che da troppo tempo aspetta di conquistare il torneo di casa, ma questa potrebbe essere un’arma a doppio taglio per lo scozzese, anche se le vittorie alle Olimpiadi e agli US Open gli hanno sicuramente insegnato a gestire la tensione. Il nostro favorito è però Djokovic, che nei momenti più importanti riesce sempre a tirare fuori il meglio di sé e a risolvere le partite a suo favore. Non per niente, è il numero uno al mondo…
di Fabio Vitucci
Forse era la finale più scontata, vista anche la poca attitudine di Nadal all’erba e la parabola discendente di Federer, ma sia Djokovic che Murray se la son dovuta sudare la finale di domenica sul Centre Court dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Londra. Il primo ha battuto in 5 set, nella più lunga semifinale della storia di Wimbledon, l’argentino Juan Martin Del Potro, che forse nell’arco di tutto il match ha giocato meglio di Nole, ma alla fine ha dovuto cedere alla voglia di vincere, alla tenacia e alla resistenza fisica del n. 1 al mondo: 7-5 4-6 7-6 6-7 6-3 il risultato finale in 4 ore e 43 minuti.
Nella seconda semifinale di giornata, chiusa quasi col buio, l’idolo di casa Andy Murray ha sconfitto in rimonta il polacco Jerzy Janowicz, vera sorpresa del torneo, giocatore di grande talento e dal futuro assicurato. Murray ha dovuto recuperare il primo set, ceduto al tie-break al bombardiere polacco, e soprattutto uno svantaggio di 4-1 nel terzo set: lì la partita è girata, Murray si è messo a giocare finalmente come sa mentre Janowicz è andato fuori giri e ha iniziato a sbagliare una palla dietro l’altra sia nel terzo che nel quarto set. E così domenica Murray potrà lanciarsi alla conquista del titolo, 77 anni dopo l’ultimo britannico.
Chi è il favorito nella finale di domenica tra i primi due giocatori del mondo? Entrambi i giocatori sono in forma, anche se non stanno giocando il loro miglior tennis, e sicuramente sarà una sfida lunga e tirata. Murray avrà dietro di sé la spinta di un’intera nazione che da troppo tempo aspetta di conquistare il torneo di casa, ma questa potrebbe essere un’arma a doppio taglio per lo scozzese, anche se le vittorie alle Olimpiadi e agli US Open gli hanno sicuramente insegnato a gestire la tensione. Il nostro favorito è però Djokovic, che nei momenti più importanti riesce sempre a tirare fuori il meglio di sé e a risolvere le partite a suo favore. Non per niente, è il numero uno al mondo…
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