La petizione verrà presentata il prossimo 30 giugno alla Corte Suprema. Se sarà accolta si andrà ad elezioni presidenziali anticipate. I Fratelli Musulmani temono il successo inaspettato dell’iniziativa e organizzano manifestazioni di piazza e una contro-petizione a favore del presidente. Pericolo per possibili scontri.
Asianews - Il gruppo laico liberale "I Ribelli" sfonda il muro delle 15 milioni di firme per sfiduciare il governo di Mohamed Morsi. Lo ha annunciato ieri Mahmoud Badr, co-fondatore dell'iniziativa, in occasione della conferenza per il lancio della "Rebels Week", settimana di manifestazioni contro il governo dei Fratelli Musulmani che si concluderà il 30 giugno. Intanto i sostenitori di Morsi hanno lanciato una contro-campagna in cui affermano di aver raccolto già dieci milioni di firme a sostegno del presidente; ieri pomeriggio migliaia di persone si sono radunate al termine della preghiera del venerdì, manifestando solidarietà al capo dello Stato. Essi chiedono di rispettare "il volere del popolo" e annunciano altri sit-in di protesta pacifica in varie città egiziane. Per questo polizia ed esercito hanno lanciato l'allarme, in merito a possibili scontri fra manifestanti di opposte fazioni.
Lanciata a metà maggio, la campagna 'The Rebel' ha raccolto sempre più consensi fra gli egiziani. Per un mese i giovani hanno viaggiato in tutto il Paese raccogliendo porta a porta le firme necessarie alla petizione di sfiducia, che nel caso venisse accolta dalla Corte suprema potrebbe portare ad elezioni presidenziali anticipate.
I giovani hanno anche chiesto all'Onu di fare da garante imparziale, per verificare l'autenticità del materiale. Per aderire, ogni persona ha dovuto scrivere accanto alla firma il numero della Carta di Identità e apporre la propria impronta digitale.
Al momento l'iniziativa ha raccolto più adesioni dei 13,2 milioni di consensi ottenuti dal presidente Morsi alle elezioni del 2012. Secondo gli analisti, il sentimento anti-islamista è cresciuto rapidamente dal gennaio 2013 a causa della crescente islamizzazione della politica, che ha portato i membri dei Fratelli Musulmani a controllare ormai ogni angolo delle istituzioni non elettive, dalla magistratura ai funzionari delle amministrazioni locali. A ciò si aggiunge la pesante recessione economica e la disoccupazione giovanile, ancora lontane dall'essere risolte nonostante i proclami dell'establishment islamista.
Asianews - Il gruppo laico liberale "I Ribelli" sfonda il muro delle 15 milioni di firme per sfiduciare il governo di Mohamed Morsi. Lo ha annunciato ieri Mahmoud Badr, co-fondatore dell'iniziativa, in occasione della conferenza per il lancio della "Rebels Week", settimana di manifestazioni contro il governo dei Fratelli Musulmani che si concluderà il 30 giugno. Intanto i sostenitori di Morsi hanno lanciato una contro-campagna in cui affermano di aver raccolto già dieci milioni di firme a sostegno del presidente; ieri pomeriggio migliaia di persone si sono radunate al termine della preghiera del venerdì, manifestando solidarietà al capo dello Stato. Essi chiedono di rispettare "il volere del popolo" e annunciano altri sit-in di protesta pacifica in varie città egiziane. Per questo polizia ed esercito hanno lanciato l'allarme, in merito a possibili scontri fra manifestanti di opposte fazioni.Lanciata a metà maggio, la campagna 'The Rebel' ha raccolto sempre più consensi fra gli egiziani. Per un mese i giovani hanno viaggiato in tutto il Paese raccogliendo porta a porta le firme necessarie alla petizione di sfiducia, che nel caso venisse accolta dalla Corte suprema potrebbe portare ad elezioni presidenziali anticipate.
I giovani hanno anche chiesto all'Onu di fare da garante imparziale, per verificare l'autenticità del materiale. Per aderire, ogni persona ha dovuto scrivere accanto alla firma il numero della Carta di Identità e apporre la propria impronta digitale.
Al momento l'iniziativa ha raccolto più adesioni dei 13,2 milioni di consensi ottenuti dal presidente Morsi alle elezioni del 2012. Secondo gli analisti, il sentimento anti-islamista è cresciuto rapidamente dal gennaio 2013 a causa della crescente islamizzazione della politica, che ha portato i membri dei Fratelli Musulmani a controllare ormai ogni angolo delle istituzioni non elettive, dalla magistratura ai funzionari delle amministrazioni locali. A ciò si aggiunge la pesante recessione economica e la disoccupazione giovanile, ancora lontane dall'essere risolte nonostante i proclami dell'establishment islamista.
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