Il locale promette di servire Giovanni Falcone “arrostito come una salsiccia” e Peppino Impastato “cotto da una bomba come un pollo nel barbecue”. Si sono immediatamente sollevate le polemiche nei confronti di questo macabro ristorante che mitizza la mafia e ne prende in giro le vittime
I proprietari del locale “Don Panino” di Vienna hanno deciso di scherzare con il fuoco (o in questo caso con la mafia), dando ai loro panini i nomi di famosi boss mafiosi oppure di sfortunate vittime della criminalità organizzata, anche queste spesso apostrofate con il “don”. Don Falcone, Don Buscetta, Giuseppe Impastato: questi sono solo alcuni dei panini “macabri” che il ristorante ha inserito nel suo menù, probabilmente dimenticando tutta la sofferenza e la violenza che la mafia continua a creare giorno dopo giorno nel nostro Paese e all’estero.
I proprietari del locale viennese, Marco e Julia Marchetta, si presentano su Facebook in terza persona: “Entrambi avevano una fame enorme e nessuna voglia della cucina del luogo – leggiamo - Fast food o pizza non erano in questione. Dopo molte riflessioni si sono accordati su una ciabatta fresca e creata con amore e nei dettagli, un panino pieno di delizie tipiche del loro Paese, che finora non si poteva comprare in questa combinazione e a questa qualità”.
Marco e Julia raccontano di aver maturato questa idea di marketing durante un viaggio nel sud dell’Italia e, dopo le polemiche che proprio in questi giorni li hanno visti protagonisti, si sono giustificati semplicemente esprimendo “nostalgia del cibo di casa”. Ma le risposte non si sono fatte attendere: “Vergogna, Schande! Shame! Offendete la memoria dei caduti come Giovanni Falcone e tutto il movimento antimafia, il vostro menù pseudo umoristico può far ridere solo gente idiota e/o di merda!” ha commentato un utente, e un altro aggiunge: “Condividere, segnalare, far chiudere, riprendiamoci l'onore italiano”.
Onore italiano che sembra vacillare, quando il giovane Peppino Impastato viene apostrofato come “il siciliano dalla bocca larga che fu cotto da una bomba come un pollo nel barbecue”. Purtroppo quello di “Don Panino” non è l’unico caso di commercializzazione del fenomeno mafioso, e prova ne sono le varie “Pizzeria Mafiosi” e “Pizzeria Camorra” sparse per l’Europa. La motivazione sarebbe la crisi, come vorrebbe dimostrare lo slogan di una pizzeria austriaca che dice: “Tempi duri per la concorrenza”, ma se la concorrenza vende “cappuccini mafiosi” e promette tagli di capelli “alla mafiosa”, allora i tempi non solo sono duri, ma anche decisamente tristi.
Paolo Federico è originario della provincia di Napoli ma vive da anni a Vienna, e ha deciso insieme al connazionale Ivan Coluzza di lanciare una petizione contro il locale in questione. Intervistato dal giornale “Panorama”, Federico ha spiegato: “C'è chi ha obiettato che i panni sporchi si sarebbero dovuti lavare in famiglia, senza interessarne le autorità: idea omertosa e inaccettabile. Altri hanno obiettato che la paninoteca fosse chiusa e quindi la mobilitazione fosse inutile. Ne eravamo in parte al corrente”. “Paolo Manganiello – fondatore del blog ‘QuiVienna’ - si era era recato sul posto all’inizio di maggio: il locale era chiuso – ha continuato Federico - e non c'era più l'insegna ‘Don Panino’. Sulla pagina Facebook di ‘Don Panino’, però, era stato annunciato che il locale era in corso di trasferimento”.
I proprietari del locale viennese, Marco e Julia Marchetta, si presentano su Facebook in terza persona: “Entrambi avevano una fame enorme e nessuna voglia della cucina del luogo – leggiamo - Fast food o pizza non erano in questione. Dopo molte riflessioni si sono accordati su una ciabatta fresca e creata con amore e nei dettagli, un panino pieno di delizie tipiche del loro Paese, che finora non si poteva comprare in questa combinazione e a questa qualità”.
Marco e Julia raccontano di aver maturato questa idea di marketing durante un viaggio nel sud dell’Italia e, dopo le polemiche che proprio in questi giorni li hanno visti protagonisti, si sono giustificati semplicemente esprimendo “nostalgia del cibo di casa”. Ma le risposte non si sono fatte attendere: “Vergogna, Schande! Shame! Offendete la memoria dei caduti come Giovanni Falcone e tutto il movimento antimafia, il vostro menù pseudo umoristico può far ridere solo gente idiota e/o di merda!” ha commentato un utente, e un altro aggiunge: “Condividere, segnalare, far chiudere, riprendiamoci l'onore italiano”.
Onore italiano che sembra vacillare, quando il giovane Peppino Impastato viene apostrofato come “il siciliano dalla bocca larga che fu cotto da una bomba come un pollo nel barbecue”. Purtroppo quello di “Don Panino” non è l’unico caso di commercializzazione del fenomeno mafioso, e prova ne sono le varie “Pizzeria Mafiosi” e “Pizzeria Camorra” sparse per l’Europa. La motivazione sarebbe la crisi, come vorrebbe dimostrare lo slogan di una pizzeria austriaca che dice: “Tempi duri per la concorrenza”, ma se la concorrenza vende “cappuccini mafiosi” e promette tagli di capelli “alla mafiosa”, allora i tempi non solo sono duri, ma anche decisamente tristi.
Paolo Federico è originario della provincia di Napoli ma vive da anni a Vienna, e ha deciso insieme al connazionale Ivan Coluzza di lanciare una petizione contro il locale in questione. Intervistato dal giornale “Panorama”, Federico ha spiegato: “C'è chi ha obiettato che i panni sporchi si sarebbero dovuti lavare in famiglia, senza interessarne le autorità: idea omertosa e inaccettabile. Altri hanno obiettato che la paninoteca fosse chiusa e quindi la mobilitazione fosse inutile. Ne eravamo in parte al corrente”. “Paolo Manganiello – fondatore del blog ‘QuiVienna’ - si era era recato sul posto all’inizio di maggio: il locale era chiuso – ha continuato Federico - e non c'era più l'insegna ‘Don Panino’. Sulla pagina Facebook di ‘Don Panino’, però, era stato annunciato che il locale era in corso di trasferimento”.
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