Siamo abituati da tempo alle performance perfette di atleti ed atlete cinesi che nuotano alla velocità della luce, contorcono i muscoli fino all’inverosimile o si tuffano in acqua senza produrre il minimo schizzo... ma cosa c’è dietro tutto questo?
La Cina è sempre stata uno dei Paesi più controversi in fatto di diritti umani; tra le polemiche più accese vi è la pena capitale e la questione sulla pianificazione familiare obbligatoria, ma un altro fatto abbastanza inquietante avverrebbe nei confronti dei più piccoli: si tratta degli allenamenti disumani nei confronti di moltissimi bambini cinesi per la preparazione olimpionica. L’obbiettivo finale è uno: la medaglia d’oro. Poco importa se, per arrivare a quel luccicante primo premio, i diritti umani più basilari vengono brutalmente negati.
Nel 1992, in occasione della ratifica della “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia”, la Cina si è dichiarata “un attento osservatore e difensore dei diritti dei bambini”. Nella realtà dei fatti, però, sono innumerevoli le contestazioni che vengono fatti al Paese soprattutto in fatto di programmi educativi, giudicati rigidissimi e disumani, e ancor di più le polemiche riguardo questi allenamenti sportivi, che in questo video possiamo vedere con i nostri occhi.
Senza cadere nelle generalizzazioni, molti bambini sarebbero scelti sin dalla tenerissima età in base alle caratteristiche fisiche (mani e piedi più grandi della norma o particolare predisposizione allo sforzo fisico) e da lì inizierebbero un allenamento lungo e faticoso. Una volta diventati giovani uomini e giovani donne (probabilmente cresciuti con violenze e privazioni) sarebbero pronti per le competizioni, per le medaglie e per le prime soddisfazioni, pagate purtroppo con un’infanzia amara e priva di serenità.
Emblematico è il caso della giovanissima nuotatrice Ye Shiwen, che durante le Olimpiadi del 2012 ha vinto la medaglia d’oro nella gara individuale dei 400 misti, battendo il record mondiale di ben 1 secondo. L’atleta cinese è stata immediatamente accusata di doping, ma l’esito è stato negativo: Ye non si era dopata e ha “intascato” la medaglia meritatamente. Tutto nella norma, anche se la stampa di tutto il mondo ha continuato a parlare della giovane nuotatrice e del suo passato, degli allenamenti pesantissimi a cui sarebbe stata sottoposta sin dalla tenerissima età (aveva 6 anni quando iniziò la preparazione) e delle privazioni che avrebbe dovuto accettare.
Possiamo solo ipotizzare quante furono e se ci furono violazioni di diritti per Yu Shiwen, ma facendo una rapida ricerca in rete ci si rende conto quanto l'ipotesi sia realmente suffragata da numerosi video e immagini. Nelle sequenze si vendono i soprusi che gli allenatori infliggono ai bambini durante gli allenamenti: ogni minimo errore viene punito a suon di botte o si siedono sulle schiene dei piccoli per “migliorare” la loro flessibilità muscolare.
A volte, e in casi come questo molto spesso, si dimentica che lo scopo dello sport (almeno quando si è bambini) dovrebbe essere quello di partecipare, e non unicamente di vincere. Il fatto che questi bambini siano concepiti come merce, puri oggetti di arricchimento personale è non solo degradante, ma del tutto inumano. L’infanzia è un diritto che non va toccato.
La Cina è sempre stata uno dei Paesi più controversi in fatto di diritti umani; tra le polemiche più accese vi è la pena capitale e la questione sulla pianificazione familiare obbligatoria, ma un altro fatto abbastanza inquietante avverrebbe nei confronti dei più piccoli: si tratta degli allenamenti disumani nei confronti di moltissimi bambini cinesi per la preparazione olimpionica. L’obbiettivo finale è uno: la medaglia d’oro. Poco importa se, per arrivare a quel luccicante primo premio, i diritti umani più basilari vengono brutalmente negati.
Nel 1992, in occasione della ratifica della “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia”, la Cina si è dichiarata “un attento osservatore e difensore dei diritti dei bambini”. Nella realtà dei fatti, però, sono innumerevoli le contestazioni che vengono fatti al Paese soprattutto in fatto di programmi educativi, giudicati rigidissimi e disumani, e ancor di più le polemiche riguardo questi allenamenti sportivi, che in questo video possiamo vedere con i nostri occhi.
Senza cadere nelle generalizzazioni, molti bambini sarebbero scelti sin dalla tenerissima età in base alle caratteristiche fisiche (mani e piedi più grandi della norma o particolare predisposizione allo sforzo fisico) e da lì inizierebbero un allenamento lungo e faticoso. Una volta diventati giovani uomini e giovani donne (probabilmente cresciuti con violenze e privazioni) sarebbero pronti per le competizioni, per le medaglie e per le prime soddisfazioni, pagate purtroppo con un’infanzia amara e priva di serenità.
Emblematico è il caso della giovanissima nuotatrice Ye Shiwen, che durante le Olimpiadi del 2012 ha vinto la medaglia d’oro nella gara individuale dei 400 misti, battendo il record mondiale di ben 1 secondo. L’atleta cinese è stata immediatamente accusata di doping, ma l’esito è stato negativo: Ye non si era dopata e ha “intascato” la medaglia meritatamente. Tutto nella norma, anche se la stampa di tutto il mondo ha continuato a parlare della giovane nuotatrice e del suo passato, degli allenamenti pesantissimi a cui sarebbe stata sottoposta sin dalla tenerissima età (aveva 6 anni quando iniziò la preparazione) e delle privazioni che avrebbe dovuto accettare.
Possiamo solo ipotizzare quante furono e se ci furono violazioni di diritti per Yu Shiwen, ma facendo una rapida ricerca in rete ci si rende conto quanto l'ipotesi sia realmente suffragata da numerosi video e immagini. Nelle sequenze si vendono i soprusi che gli allenatori infliggono ai bambini durante gli allenamenti: ogni minimo errore viene punito a suon di botte o si siedono sulle schiene dei piccoli per “migliorare” la loro flessibilità muscolare.
A volte, e in casi come questo molto spesso, si dimentica che lo scopo dello sport (almeno quando si è bambini) dovrebbe essere quello di partecipare, e non unicamente di vincere. Il fatto che questi bambini siano concepiti come merce, puri oggetti di arricchimento personale è non solo degradante, ma del tutto inumano. L’infanzia è un diritto che non va toccato.
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