venerdì, maggio 03, 2013
Un supporto mai dimenticato e oggi riscoperto

di Christian Orsini

Negli ultimi anni c’è stato un clamoroso ritorno al disco in vinile. Solo in Italia è stato registrato uno spaventoso incremento delle vendite intorno al 250%. La fetta di mercato è molto piccola, soltanto lo 0.2%, però gioca un ruolo significativo. Oggi la musica è commercializzata in formato digitale e molto di più nei cd per favorirne un ascolto rapido, prêt-à-porter: in macchina, per strada. Tramutata in un bene al servizio del consumatore (un po’ come fosse una catena di fast-food), la musica ha subito un graduale decadimento dal punto di vista qualitativo; la definizione del suono naturalmente si perde nel momento in cui un brano deve essere disponibile a tutti, sempre: dal telefono, dall’ipod, in macchina, all’autogrill, e in grandi quantità.

Il graduale ritorno al disco in vinile però c’è stato, sia per il nostalgico che cerca la ristampa di Abbey Road dei Beatles sia per il “nuovo audiofilo” che non si accontenta e cerca la qualità; nella top ten delle vendite compaiono Elvis Presley, i Rolling Stones, ma anche i The Killers, i Radiohead. E anche dalla sponda opposta, quella degli artisti, c’è chi cerca di far produrre anche delle copie dei loro album nel fantomatico vinile (in Italia Elio e le Storie Tese, Giorgia, Carmen Consoli, Vasco Rossi, ecc.).

Ma cos'è di preciso il vinile? Cosa ha di migliore rispetto al comune cd e cosa offre che non può dare iTunes? Le risposte vanno cercate prima di tutto nella struttura e nella meccanica del disco: il vinile, messo in circolazione dal 1948 negli States, è un’evoluzione dei precedenti dischi a 78 giri in gommalacca; è una piastra circolare incisa a partire dal bordo esterno con un solco a spirale che finisce in prossimità del centro e il suono su disco in vinile è riprodotto analogicamente. L’informazione sonora viene letta per mezzo di una puntina (in diamante o in altro materiale sintetico) che scorre sul solco inciso. La rotazione del disco (nel caso del vinile a 33 giri circa per minuto) fa sì che la puntina generi vibrazioni derivanti dall'irregolarità del solco che vengono trasmesse ad un trasduttore che le converte in suono.

Il suono del vinile è più ricco di particolari, più morbido e caldo, se vogliamo più emozionante del freddo supporto digitale o del super-compresso mp3. Non solo, il disco, proprio per la sua struttura e materia è più duraturo. Se il 33 giri viene riprodotto periodicamente e trattato con cura restituirà la stessa qualità anche dopo decenni.

In molti apprezzano i dischi in vinile anche per le copertine, che, proprio per la loro dimensione, possono “ospitare” veri e propri quadri. A loro discapito i vinili hanno la fragilità (i graffi e la polvere ne compromettono altamente la qualità acustica), la scomodità (per ottenere un discreto e duraturo vantaggio il disco e la puntina andrebbero puliti ad ogni inizio di ascolto) e la dipendenza dalle condizioni climatiche e dell’impianto, che risentono fortemente del tempo e della temperatura.

E’ interessante in ogni caso questa decisa inversione di tendenza: la ricerca della qualità a discapito della quantità in un momento in cui si è sempre di corsa, nel quale nessuno si ferma ad ascoltare, nel quale si è alla ricerca del soddisfacimento immediato dei propri bisogni. E la nicchia di acquirenti ha smosso, solo in Italia, 2.1 milioni di euro (2011), dimostrando che il vinile sta resuscitando...



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