Kevin Spacey e Robin Wright sono i protagonisti della nuova serie
disponibile esclusivamente sulla piattaforma Netflix. Lo sfondo è il mondo
politico di Washington.
da New York, Francesca Forcella
Non c’è niente di rassicurante, nessuno con cui identificarsi nella serie televisiva “House of Cards”. I personaggi sono tutti cattivi, sgradevoli, guidati da un’ambizione sfrenata: il fine giustifica i mezzi sembra essere la loro preghiera quotidiana (guarda il trailer). La trama: Frank Underwood (Kevin Spacey) è il leader democratico della maggioranza alla camera. Dopo essersi adoperato per l’elezione del presidente si ritrova scavalcato: gli viene negata la promessa carica di segretario di stato perché l’amministrazione lo vuole al Congresso. Underwood fa credere di accettare la sconfitta di buon grado, ma inizia invece a pianificare una vendetta degna del Conte di Montecristo. Kevin Spacey è straordinario così come Robin Wright, bravissima nel ruolo della moglie a capo di un’organizzazione non profit, ma non per questo meno spietata.
La serie ha tutti gli ingredienti per essere un successo: potere, intrighi e sesso. Usa un linguaggio televisivo moderno, ma attinge a piene mani dalla tradizione teatrale classica (da non perdere Spacey/Underwood che si rivolge direttamente alla cinepresa per parlare agli spettatori). Ma la ragione per cui “House of Cards” ha cambiato il panorama televisivo è un’altra. Questa è la prima serie televisiva prodotta interamente dalla piattaforma Netflix e destinata esclusivamente ai suoi sottoscrittori: la si può guardare se si è abbonati a Netflix. Non solo, è anche la prima volta che tutti gli episodi di una serie televisiva sono disponibili in un sol colpo: niente pubblicità, niente suspense: la fruizione della serie è a completa discrezione dell’utente.
La competizione non è rimasta a guardare: YouTube ha una sua struttura destinata a sviluppare produzioni originali e Microsoft sta mettendo a punto piani di produzione per la piattaforma Xbox Live.
da New York, Francesca Forcella Non c’è niente di rassicurante, nessuno con cui identificarsi nella serie televisiva “House of Cards”. I personaggi sono tutti cattivi, sgradevoli, guidati da un’ambizione sfrenata: il fine giustifica i mezzi sembra essere la loro preghiera quotidiana (guarda il trailer). La trama: Frank Underwood (Kevin Spacey) è il leader democratico della maggioranza alla camera. Dopo essersi adoperato per l’elezione del presidente si ritrova scavalcato: gli viene negata la promessa carica di segretario di stato perché l’amministrazione lo vuole al Congresso. Underwood fa credere di accettare la sconfitta di buon grado, ma inizia invece a pianificare una vendetta degna del Conte di Montecristo. Kevin Spacey è straordinario così come Robin Wright, bravissima nel ruolo della moglie a capo di un’organizzazione non profit, ma non per questo meno spietata.
La serie ha tutti gli ingredienti per essere un successo: potere, intrighi e sesso. Usa un linguaggio televisivo moderno, ma attinge a piene mani dalla tradizione teatrale classica (da non perdere Spacey/Underwood che si rivolge direttamente alla cinepresa per parlare agli spettatori). Ma la ragione per cui “House of Cards” ha cambiato il panorama televisivo è un’altra. Questa è la prima serie televisiva prodotta interamente dalla piattaforma Netflix e destinata esclusivamente ai suoi sottoscrittori: la si può guardare se si è abbonati a Netflix. Non solo, è anche la prima volta che tutti gli episodi di una serie televisiva sono disponibili in un sol colpo: niente pubblicità, niente suspense: la fruizione della serie è a completa discrezione dell’utente.
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