mercoledì, aprile 24, 2013
Cosa si nasconde dietro l'espulsione da M5S di Mastrangeli?

di Simona  Santullo

Il M5S è stato fondato nel 1993 da Beppe Grillo, che ne è il presidente. Per loro stessa definizione, questo non è un partito politico, ma una libera associazione di cittadini, priva di una qualsiasi struttura piramidale e senza alcuna ideologia politica, né di destra né di sinistra. L’idea di fondo è che la politica debba essere al servizio della comunità, con proposte ed iniziative provenienti direttamente dai cittadini. Una delle prerogative fondamentali per Grillo e i “grillini” è che il mezzo di diffusione per informare e comunicare con i cittadini sia il web.

Che il “neo politico” sia avvezzo alle televisioni e ai giornalisti è un fatto noto a tutti; ha sempre proclamato apertamente però di preferire le piazze ai salotti della tv. Ma perché mai visto che la sua intera carriera di comico prima e di “politico” dopo è scaturita dalla tanto odiata tv italiana? Ha forse dimenticato che la sua popolarità e la sua riconoscibilità al grande pubblico sono dovute alle fortunate comparsate televisive fatte nei lontani anni ’80? Ha dimenticato forse che se è stato bandito da tutti i programmi Rai e da tutte le televisioni italiane è perché nel 1986 attaccò pubblicamente Bettino Craxi e il suo partito? I suoi comizi oggi vengono trasmessi in diretta; lui stesso si concede solo alle testate giornalistiche estere; i suoi consiglieri girano sempre con la webcam pronta all’uso; le riunioni fatte con i suoi parlamentari vengono trasmesse in streaming; democrazia diretta dal basso e trasparenza totale all’interno del Movimento sono due principi sacrosanti su cui si basa la lotta che porta avanti contro la Casta e i partiti politici... e poi lui va su tutte le furie perché i suoi senatori si fanno intervistare, reclamando “giustamente” il loro quarto d’ora di celebrità?

Molto probabilmente i “grillini” sono già stufi di farsi gestire dal grande guru del movimento, ed ecco qui che iniziano le prime ribellioni ai diktat imposti dal vertice. Ma a lui le regole del sistema non piacciono, anzi le critica apertamente; a lui piacciono le sue regole e chi è con lui le deve rispettare.

Ma in democrazia ognuno di noi non è libero di dire ciò che pensa e di apparire dove ritiene più opportuno? Badate bene, Grillo si è infuriato perché i suoi consiglieri, senatori, parlamentari, hanno deciso liberamente di rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e di partecipare ai talk show della domenica senza che i vertici del movimento ne fossero a conoscenza.

Il caso del senatore Mastrangeli infatti non è il solo caso di comparsata televisiva fatta dai componenti del M5S. I primi infatti a non rispettare la regola prevista dallo statuto del movimento di non poter partecipare a trasmissioni televisive furono Davide Bonio e Giovanni Favia, consiglieri regionali del Piemonte e dell’Emilia Romagna, accusati di aver comprato con fondi pubblici degli spazi informativi su delle emittenti locali. In quell’occasione, Grillo si infuriò non perché furono usati dei fondi pubblici per scopi privati, peraltro fatto abbastanza grave, ma perché i due consiglieri andarono in tv. Subito dopo, a mandare su tutte le furie Beppe Grillo fu la consigliera comunale Federica Sassi, che partecipò a Ballarò, ottenendo anche lei il suo piccolo spazio di notorietà. Ora è toccato al senatore Mastrangeli, che per ben due volte è andato dalla D’Urso per farsi intervistare, ed è proprio per aver sfidato apertamente le regole del Movimento, da lui stesso sottoscritte, che viene espulso dal “partito”. Il capo d’accusa? Tradimento: Mastrangeli ha tradito i principi fondamentali dello statuto del movimento e quindi deve essere espulso.

Lui ovviamente, in rigorosa diretta streaming, si difende con le unghie e con i denti sostenendo che da libero cittadino non è tenuto ad avvisare nessuno, e che non ha nulla da rimproverarsi perché nel corso della diretta non ha avuto nessun contraddittorio con altri esponenti politici, limitandosi a rispondere a domande sui lavori parlamentari e lodando e sbrodando Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Credo non ci sia nulla di grave in questo, o no? Il caso Mastrangeli dunque, è solo l’ennesima comparsata televisiva; e mentre Crimi, capogruppo al Senato, ne chiede l’espulsione, Mastrangeli replica chiedendo l’espulsione di Crimi, colpevole anche lui di essere stato a Porta a Porta.

Insomma caro Grillo, è vero che lei è colui che anima le folle, che riempie le piazze italiane e che viene applaudito dal suo pubblico, è popolare ed è l’anima stessa del Movimento; ma è pur vero che forse i senatori e i parlamentari che la rappresentano iniziano ad assaporare il gusto piacevole della popolarità; la favoletta che questi sono contro ogni privilegio di una Casta da mandare a casa inizia a fare acqua. La verità è che una volta entrati nel sistema si inizia una vita nuova, sicuramente economicamente migliore, e con un po’ più di fama e di riconoscibilità mediatica... e con l’aria che tira oggi in Italia sicuramente dei piccoli vantaggi li avranno avuti, e inizieranno pure ad apprezzarli, e non è certamente facile sapervi rinunciare. Essere un politico nella nostra società equivale ad essere un personaggio pubblico, ed un personaggio pubblico purtroppo attrae denaro molto più facilmente; fama e successo personale forse fanno più gola della coerenza con se stessi e con l’ideologia che si è deciso di abbracciare. La fama genera ambizione personale, celebrità e visibilità televisiva fanno gola a tutti, e questo i “grillini” dissidenti stanno iniziando a capirlo bene.

Stanno entrando anche loro, a piccolo passi, nella Casta? Noi speriamo di no e ci aspettiamo una risposta decisa da Grillo&Co.


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