sabato, marzo 23, 2013
In Italia cominceranno oggi gli incontri di Pierluigi Bersani con forze politiche e parti sociali, dopo che il segretario del Pd ha ricevuto ieri sera dal Capo dello Stato una sorta di pre-incarico di formare il nuovo Governo. Napolitano ha chiesto a Bersani di verificare un sostegno certo del Parlamento.

Radio Vaticana - Napolitano chiede numeri certi al Senato in tempi rapidi. E’ dunque una strada stretta e tutta in salita quella che Bersani deve percorrere per dare al più presto all’Italia un governo operante nella pienezza dei poteri, secondo l’auspicio formulato dal capo dello Stato. Napolitano ha sottolineato le “rilevanti difficoltà” a mettere in piedi un governo di larghe intese, come chiesto dal centrodestra. Berlusconi, che oggi porta in piazza i suoi sui temi della giustizia e del fisco, apprezza le motivazioni di Napolitano e tuttavia insiste: senza il Pdl nessuna maggioranza è possibile. Ma Bersani con il centrodestra intende solo confrontarsi sulle riforme, a partire da quella elettorale; mentre proporrà un accordo sul suo programma di governo alla coalizione di Monti, alla Lega e soprattutto al Movimento 5 Stelle, che però ribadisce il secco no. Bersani intende comunque andare sino in fondo con determinazione, consapevole però che la soluzione è difficile. E’ la stessa consapevolezza di Napolitano, che proprio per questo al segretario del Pd ha conferito un preincarico: scelta che tiene aperta, in caso di fallimento del tentativo, la possibilità di esaminare altre ipotesi, senza il rischio di una bocciatura in Parlamento che provocherebbe il ritorno alle urne.

A questo punto quali scenari si aprono per la formazione di un nuovo governo e a chi si rivolgerà Bersani? Paolo Ondarza lo ha chiesto al politologo Agostino Giovagnoli:
R. - L’evoluzione di queste settimane ha mostrato una chiusura da parte del Movimento 5 Stelle, su cui sembra si indirizzasse in modo quasi esclusivo l’iniziativa di Bersani e del Partito Democratico. Da quella parte non c’è - come dire - un senso adeguato della gravità del momento. Dunque la coalizione va a cercare casa altrove: diciamo che questa è una strada molto difficile e anche senza precedenti.

D. - Si può pensare ad un governo Pd-Pdl per fare le riforme?
R. - Credo che in questa forma sia abbastanza da escludere. Immagino che Bersani debba trovare qualche soluzione che vada nella direzione del bene del Paese, dell’interesse collettivo: Scelta Civica, ad esempio, è già stata molto chiara in questo senso sulla sua disponibilità; c’è stato qualche segnale in questo senso della Lega nelle settimane scorse; e poi credo che ci sia anche un obiettivo di interesse anche da parte del Pdl.

D. - E’ un governo che, quindi, testerà un po’ la serietà della politica in Italia?
R. - Deve farlo, perché l’emergenza da cui è nato il Governo Monti nel 2011 non è affatto finita. E’ incredibile come negli ultimi mesi della campagna elettorale i problemi veri dell’Italia siano stati completamente oscurati. Si deve assolutamente ricominciare dai problemi veri, dalle riforme profonde, le riforme appunto strutturali a cui vanno aggiunte poi anche la riforma elettorale, la riforma delle istituzioni. E’ chiaro che c’è un’urgenza estrema di tornare a fare politica in senso vero!

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