martedì, febbraio 26, 2013
“Di fronte al rischio di una guerra asimmetrica portata avanti da narcoterroristi, aumentare gli effettivi africani si impone come una priorità. Questa necessità porta la stima del costo finanziario globale della missione a 950 milioni di dollari (circa 715 milioni di euro, ndr)”  

Misna - è questa la conclusione, comunicata dal ministro degli Esteri ivoriano Charles Koffi Diby, alla quale sono giunti i ministri dei paesi della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao), riuniti ieri ad Abidjan. Sul futuro della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma) si confronteranno tra mercoledì e giovedì a Yamoussoukro i 15 capi di Stato dell’organismo regionale. “L’Africa occidentale, chiamata a prendere il testimone da Parigi, aumenta la fattura” riferisce il sito d’informazione ‘Abidjan.net’, ricordando che il mese scorso alla conferenza dei donatori di Addis Abeba sono stati sbloccati 455 milioni di dollari a favore della Misma, la metà di quanto richiesto ora. Inizialmente il contributo di soldati africani previsto era di 3300 uomini, ma gli effettivi sono stati aumentati fino a 8800 militari. “Attualmente tra il 65 e il 70% degli effettivi della Misma sono già dispiegati sul terreno” ha confermato Diby. A questi si aggiungono 1800 uomini inviati da N’Djamena, mentre sul terreno il conflitto si sta trasformando in guerriglia urbana nei principali centri del nord. Queste forze stanno appoggiando i militari di Bamako e le truppe francesi dell’operazione Serval, cominciata l’11 gennaio.

Nelle ultime ore il ministro della Difesa di Parigi, Jean-Yves Le Drian, ha dichiarato all’emittente radiofonica ‘Rtl’ che “violenti combattimenti sono in corso e stanno facendo molte vittime tra i jihadisti”. Teatro di intensi scontri tra militari regolari e gruppi armati islamisti è l’estesa zona montuosa dell’Adrar degli Ifoghas, all’estremo nord del Mali, roccaforte degli insorti legati ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi). L’altro fronte aperto si trova a In-Farah (nord-est), non lontano dal confine con l’Algeria, dove gli elicotteri francesi hanno bombardato posizioni del Movimento arabo dell’Azawad (Maa, autonomista), che in precedenza aveva attaccato una base della ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). Intanto più a sud, nel capoluogo di Gao, testimoni locali riferiscono di un “lento ritorno alla normalità” dopo giorni, la scorsa settimana, di scontri a fuoco per le strade tra soldati maliani e elementi armati infiltrati. Inoltre sta avendo ampio risalto sui media locali ed internazionali il contenuto di un documento programmatico destinato ai dirigenti di Aqmi e di Ansar Al Din, rinvenuto a Timbuctù, con il quale i jihadisti annunciavano la nascita di un territorio islamico dell’Azawad e la creazione di un Alto consiglio islamico indipendente per applicare la sharia al livello nazionale.

Da Bamako, il responsabile dell’informazione pubblica delle forze armate, il capitano Modibo Naman Traoré, ha annunciato con un intervento all’Ortm (emittente pubblica) che “diversi militari maliani accusati di violenze nel nord sono stati richiamati nella capitale e verranno presentati alle autorità giudiziarie”. Dall’inizio dell’offensiva per la riconquista delle regioni settentrionali difensori dei diritti umani e testimoni locali hanno denunciato abusi commessi dalle truppe regolari ai danni dei cittadini tuareg e arabi.

Sempre nella capitale ha visto la luce un’Iniziativa cittadina per la pace e l’unità nazionale, creata da organizzazioni della società civile, organismi professionali e forze politiche. Nella dichiarazione comune firmata ieri, gli ideatori dell’iniziativa ribadiscono come condizione a ogni dialogo la consegna delle armi, il riconoscimento formale dell’integrità territoriale e della laicità dello Stato maliano. Sulla carta il governo di transizione potrebbe avviare a breve un dialogo con i tuareg dell’Mnla.


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