Il deputato Mustafa Barghouti ha lanciato un appello per la scarcerazione di Samer Issawi, Tarq Qaadan e Jaafar Azzidin – prigionieri politici nella carceri israeliane – protagonisti di uno sciopero della fame da numerose settimane.
Misna - I tre attivisti sono in sciopero contro la detenzione amministrativa, ossia il carcere senza processo e senza formulazione di accuse precise che può essere rinnovato indefinitamente. “Occorre fare presto per fermare questa tragedia – ha detto Barghouti, leader del partito progressista Mubadara – e l’unico modo possibile è che la comunità internazionale si assuma le sue responsabilità e faccia le necessarie pressioni su Israele”. A destare preoccupazione sono soprattutto le condizioni di Samer Issawi digiuno da oltre 200 giorni e alimentato per via endovenosa, ma che da giorni rifiuta qualsiasi tipo di nutrizione.
Ieri era stato il relatore per i diritti umani dell’Onu, Richard Falk, a chiedere la liberazione immediata dei tre prigionieri definendo quella che che stanno subendo “una detenzione disumana…Se Israele non è in grado di portare prove di una loro colpevolezza, allora devono essere scarcerati subito”. Nei giorni scorsi si era espresso in questo senso anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Lo scorso anno tra i 1500 e i 2000 detenuti palestinesi avevano aderito ad uno sciopero collettivo della fame conclusosi il 14 maggio con un accordo che prevedeva il rilascio dei prigionieri in detenzione amministrativa.
In Israele intanto, ha suscitato sconcerto la notizia rivelata da un’emittente australiana che il ‘Prigioniero X’ morto suicida nelle carceri israeliane era un cittadino con la doppia cittadinanza australiana e israeliana di 34 anni. Ben Zygler, che neppure i suoi carcerieri conoscevano, tenuto in regime di totale isolamento e in spregio a tutte le leggi internazionali, avrebbe lavorato per il mossad. Non sono noti i motivi della sua incarcerazione. Il ministero degli Esteri australiano ha annunciato l’apertura di un’inchiesta.
Misna - I tre attivisti sono in sciopero contro la detenzione amministrativa, ossia il carcere senza processo e senza formulazione di accuse precise che può essere rinnovato indefinitamente. “Occorre fare presto per fermare questa tragedia – ha detto Barghouti, leader del partito progressista Mubadara – e l’unico modo possibile è che la comunità internazionale si assuma le sue responsabilità e faccia le necessarie pressioni su Israele”. A destare preoccupazione sono soprattutto le condizioni di Samer Issawi digiuno da oltre 200 giorni e alimentato per via endovenosa, ma che da giorni rifiuta qualsiasi tipo di nutrizione.
Ieri era stato il relatore per i diritti umani dell’Onu, Richard Falk, a chiedere la liberazione immediata dei tre prigionieri definendo quella che che stanno subendo “una detenzione disumana…Se Israele non è in grado di portare prove di una loro colpevolezza, allora devono essere scarcerati subito”. Nei giorni scorsi si era espresso in questo senso anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Lo scorso anno tra i 1500 e i 2000 detenuti palestinesi avevano aderito ad uno sciopero collettivo della fame conclusosi il 14 maggio con un accordo che prevedeva il rilascio dei prigionieri in detenzione amministrativa.
In Israele intanto, ha suscitato sconcerto la notizia rivelata da un’emittente australiana che il ‘Prigioniero X’ morto suicida nelle carceri israeliane era un cittadino con la doppia cittadinanza australiana e israeliana di 34 anni. Ben Zygler, che neppure i suoi carcerieri conoscevano, tenuto in regime di totale isolamento e in spregio a tutte le leggi internazionali, avrebbe lavorato per il mossad. Non sono noti i motivi della sua incarcerazione. Il ministero degli Esteri australiano ha annunciato l’apertura di un’inchiesta.
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