È davvero insostenibile il servizio pubblico? Prima puntata di un dialogo con Luigi Triggiano, medico e coordinatore sanitario di un distretto della Asl di Arezzo.
Città Nuova - Che fine farà il Servizio sanitario pubblico davanti all’incalzare della crisi? Se lo sono chiesto i medici cattolici di Milano ad inizio del 2012 organizzando un seminario dal titolo provocatorio “Solo i ricchi possono curarsi?”. Tra tagli e revisione di spesa, una delle conquiste di civiltà del nostro Paese è messa seriamente in discussione. Medici e infermieri scendono in piazza e salgono sui tetti come gli operai per denunciare la carenza di fondi e la chiusura di ospedali e altre strutture sanitarie. Tra annunci, precisazioni e smentite si pone al centro del dibattito politico la sostenibilità, presente e futura, dei costi del servizio della sanità pubblica.
Partiamo dai casi concreti presi tra i 29 pazienti che un nostro lettore, medico di famiglia, ci espone di dover affrontare in una normale giornata di inizio di anno 2013. Storie reali ma nomi di fantasia: Luca, 84 anni, assistito a casa con lettino e materasso antidecubito fornito dalla Asl, oltre l’alimentazione parenterale e le cure palliative per un cancro allo stomaco; Sandro, 75 anni, che non cammina più per le metastasi cerebrali dovute a un carcinoma polmonare, che vive in casa con la suocera ultra novantenne allettata e la moglie che ha urgente bisogno di un sostegno sociale; Elisabetta, 54 anni, trapiantata di reni, che ha contratto una bronchite; Rosetta, 56 anni, che finalmente ha trovato un equilibrio nel controllo del suo diabete nonostante lo stress sul lavoro; Costanzo, 45 anni, grande fumatore che ha scoperto di avere il colesterolo alle stelle come la mamma e il babbo cardiopatico e che sarà candidato, vista la familiarità, ad assumere farmaci tutta la vita e a smettere di fumare per prevenire un infarto; Angela, 50 anni, preoccupata per una positività al pap test che dovrà approfondire con una colposcopia; Francesca, 44 anni, separata, la cui figlia dodicenne da un mese ha smesso di andare a scuola accusando ogni mattina un problema diverso.
Cerchiamo di porci alcune domande con l’aiuto del dottor Luigi Triggiano, coordinatore sanitario del distretto di Arezzo Asl 8. Partiamo da una prima domanda anche se può sembrare retorica: cosa è il Servizio sanitario nazionale (Ssn) e quali sono i suoi obiettivi e valori fondanti?
«I princìpi che regolano il nostro Ssn traggono ispirazione dalla Costituzione. Il primo è la solidarietà: si tratta di un servizio che va incontro ai bisogni di tutti attraverso la partecipazione finanziaria di tutti mediante la fiscalità generale, dove ognuno partecipa secondo le proprie risorse e le proprie ricchezze.
«Il secondo è quello dell'equità, non solo fiscale, ma nel senso che il servizio non dà tutto a tutti, ma garantisce i propri livelli di assistenza a ciascuno secondo il suo bisogno. Ad esempio in un anno fiscale una persona può non usufruire di alcuna prestazione, oppure aver bisogno di un trapianto. Se pensiamo che in tal senso spendiamo direttamente da 500 a mille euro in media solo per assicurare un aiuto, capiamo cosa vuol dire garantire a un popolo intero un'assicurazione globale sulla salute.
«Il terzo principio è l'universalità, nel senso che le prestazioni offerte vengono garantite a tutti indipendentemente dal reddito o dalla posizione lavorativa. In altre parole possiamo essere ricchi o poveri, avere un lavoro oppure no, vivere in una piccola casa o in una villa, ma ricevere l'attenzione e l'assistenza necessaria nel momento del bisogno, da quando siamo nella pancia della mamma a quando stiamo per congedarci dall'esperienza terrena».
(Continua)
Città Nuova - Che fine farà il Servizio sanitario pubblico davanti all’incalzare della crisi? Se lo sono chiesto i medici cattolici di Milano ad inizio del 2012 organizzando un seminario dal titolo provocatorio “Solo i ricchi possono curarsi?”. Tra tagli e revisione di spesa, una delle conquiste di civiltà del nostro Paese è messa seriamente in discussione. Medici e infermieri scendono in piazza e salgono sui tetti come gli operai per denunciare la carenza di fondi e la chiusura di ospedali e altre strutture sanitarie. Tra annunci, precisazioni e smentite si pone al centro del dibattito politico la sostenibilità, presente e futura, dei costi del servizio della sanità pubblica.
Partiamo dai casi concreti presi tra i 29 pazienti che un nostro lettore, medico di famiglia, ci espone di dover affrontare in una normale giornata di inizio di anno 2013. Storie reali ma nomi di fantasia: Luca, 84 anni, assistito a casa con lettino e materasso antidecubito fornito dalla Asl, oltre l’alimentazione parenterale e le cure palliative per un cancro allo stomaco; Sandro, 75 anni, che non cammina più per le metastasi cerebrali dovute a un carcinoma polmonare, che vive in casa con la suocera ultra novantenne allettata e la moglie che ha urgente bisogno di un sostegno sociale; Elisabetta, 54 anni, trapiantata di reni, che ha contratto una bronchite; Rosetta, 56 anni, che finalmente ha trovato un equilibrio nel controllo del suo diabete nonostante lo stress sul lavoro; Costanzo, 45 anni, grande fumatore che ha scoperto di avere il colesterolo alle stelle come la mamma e il babbo cardiopatico e che sarà candidato, vista la familiarità, ad assumere farmaci tutta la vita e a smettere di fumare per prevenire un infarto; Angela, 50 anni, preoccupata per una positività al pap test che dovrà approfondire con una colposcopia; Francesca, 44 anni, separata, la cui figlia dodicenne da un mese ha smesso di andare a scuola accusando ogni mattina un problema diverso.
Cerchiamo di porci alcune domande con l’aiuto del dottor Luigi Triggiano, coordinatore sanitario del distretto di Arezzo Asl 8. Partiamo da una prima domanda anche se può sembrare retorica: cosa è il Servizio sanitario nazionale (Ssn) e quali sono i suoi obiettivi e valori fondanti?
«I princìpi che regolano il nostro Ssn traggono ispirazione dalla Costituzione. Il primo è la solidarietà: si tratta di un servizio che va incontro ai bisogni di tutti attraverso la partecipazione finanziaria di tutti mediante la fiscalità generale, dove ognuno partecipa secondo le proprie risorse e le proprie ricchezze.
«Il secondo è quello dell'equità, non solo fiscale, ma nel senso che il servizio non dà tutto a tutti, ma garantisce i propri livelli di assistenza a ciascuno secondo il suo bisogno. Ad esempio in un anno fiscale una persona può non usufruire di alcuna prestazione, oppure aver bisogno di un trapianto. Se pensiamo che in tal senso spendiamo direttamente da 500 a mille euro in media solo per assicurare un aiuto, capiamo cosa vuol dire garantire a un popolo intero un'assicurazione globale sulla salute.
«Il terzo principio è l'universalità, nel senso che le prestazioni offerte vengono garantite a tutti indipendentemente dal reddito o dalla posizione lavorativa. In altre parole possiamo essere ricchi o poveri, avere un lavoro oppure no, vivere in una piccola casa o in una villa, ma ricevere l'attenzione e l'assistenza necessaria nel momento del bisogno, da quando siamo nella pancia della mamma a quando stiamo per congedarci dall'esperienza terrena».
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