mercoledì, gennaio 09, 2013
L’esperienza di Mimmo Lucano, primo cittadino di Riace, è l’esempio virtuoso di come si possano accogliere e integrare gli immigrati

di Paola Bisconti

Recentemente Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, ha dichiarato che il “cimitero dei senza nome” della piccola isola siciliana è ormai gremito di salme che hanno occupato tutti i loculi a disposizione. Il primo cittadino chiede non solo l’aiuto da parte delle istituzioni affinchè si trovi al più presto una soluzione al problema, ma intende anche sollecitare i rappresentanti di un governo che fino ad ora ha dimostrato solo indifferenza di fronte alle continue stragi che continuano a verificarsi nel mar Mediterraneo. L’amministratore Nicolini inoltre ha aggiunto che la questione è motivo di vergogna anche per l’Unione Europea, che continua a tacere di fronte alle molteplici morti di persone che chiedevano disperatamente aiuto, seppur la comunità internazionale sia stata onorata lo scorso mese della consegna del prestigioso Nobel per la Pace. L’indignazione del sindaco di Lampedusa è un modo per dimostrare il suo dissenso nei confronti delle scelte razziste e xenofobe volute dalla politica italiana, spinte in particolare dalla Lega ma avallate anche dagli altri partiti.

Malgrado la triste situazione che caratterizza l’Italia, ci sono fortunatamente dei cittadini che compiono quotidianamente gesti di uguaglianza e solidarietà. Poco distante dalle coste siciliane esiste infatti una felice realtà: a Riace, piccolo comune calabrese, celebre per il ritrovamento delle coppie di statue bronzee avvenuto nel 1972, convivono armoniosamente 1700 abitanti, alcuni meridionali e altri etiopi, curdi, afghani, serbi, somali, palestinesi, eritrei. In questo paesino della Locride, a 70 km da Rosarno, è messa ogni giorno in pratica la cultura dell’accoglienza grazie alla volontà di Mimmo Lucano, sindaco di Riace. Tutto ebbe inizio una mattina di luglio del 1998 quando sbarcò una nave colma di 300 curdi irakeni del Turkistan che furono accolti dignitosamente dall’intera popolazione calabrese. Insieme a loro c’era anche il sindaco, che all’epoca era un professore di chimica presso l’Istituto tecnico di Roccella Jonica. Dopo un primo soggiorno presso la Casa del Pellegrino, a 2 km da Riace vicino al santuario dei santi Cosimo e Damiano, Mimmo Lucano inizia a frequentare gli stranieri instaurando con loro un rapporto di amicizia, fiducia, rispetto.

“Dal mare arrivano i miei antenati, i fondatori della Magna Grecia, dal mare arrivano i bronzi e dal mare arrivano i migranti. Noi e i migranti siamo la stessa cosa” ha dichiarato ’Mimmo il curdo’, così affettuosamente soprannominato. Da consigliere comunale, nel 2004 Mimmo Lucano si candida come sindaco di Riace presentando un programma semplicissimo: rendere cittadini calabresi i migranti e i rifugiati politici. La promessa è stata realizzata grazie alla tenacia di un uomo che non ha esitato a contattare coloro che anni fa avevano abbandonato il piccolo comune emigrando anch’essi in cerca di fortuna. Nessuno di fronte alla nobilissima proposta di Mimmo Lucano ha negato la possibilità di donare un alloggio agli stranieri. Così le vecchie cantine e i vetusti garage si sono trasformati per esempio in laboratori artigianali dove giovani ragazzi possono offrire i loro manufatti realizzati in base alle tecniche tipiche dei loro Paesi d’origine: c’è chi tesse sciarpe colorate, chi soffia il vetro, chi lavora il ferro e molto altro. La Banca Etica di Padova ha finanziato le spese di ristrutturazione degli immobili del piccolo borgo calabrese, mentre il Viminale ha inserito Riace nel programma di protezione dei rifugiati richiedenti asilo: lo Stato sostiene il progetto versando circa 20 euro al giorno per ogni immigrato, una spesa decisamente più bassa in confronto ai 120 euro spesi per gli ospiti dei Cie, Centri di Identificazione ed Espulsione.

Il progetto di Mimmo Lucano, che nel 2010 è stato premiato come miglior sindaco del mondo nella World Major Prize, oltre ad essersi rivelato straordinario in termini di solidarietà, accoglienza e integrazione ha portato dei benefici anche all’economia locale, dato che il borgo è tornato ad essere una meta turistica. Inoltre aver visto una ricchezza nella diversità è una concreta alternativa alla politica dei respingimenti nonché all’internamento dei profughi nei centri di accoglienza, dove gli immigrati sono rinchiusi come fossero criminali e dove molto spesso subiscono violenze fisiche e psichiche (una delle battaglie infatti che sta conducendo Mimmo Lucano, insieme ad altri colleghi che lo hanno emulato come i sindaci di Stigliano e Caulonia, è la chiusura del Cie di Lamezia).

Tuttavia gli intenti di Mimmo Lucano, pioniere di una politica dell’accoglienza, non sono stati ben visti dalla mafia locale, che ha trovato un ostacolo ingombrante alla realizzazione degli affari malavitosi. Qui però la corruzione non ha trovato terreno fertile e tutti i tentativi sono stati rispediti al mittente, anche se la scelta coraggiosa è costata cara al sindaco, vittima di intimidazioni e minacce da parte di esponenti della criminalità organizzata. La tenacia, l’onestà, la fratellanza sono valori che dovrebbero appartenere a ciascuno di noi, in particolare a chi sceglie di intraprendere una carriera politica con l’obiettivo di rappresentare i diritti dei cittadini… di qualsiasi nazionalità essi siano.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Che bello leggere notizie degne di tanto onore! Bello sarebbe se tutti ne prendessero esempio e ancor più se ogni operatore sociale ed istituzionale si dotassero di onestà, tenacia e fratellanza

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