A giorni la pubblicazione di un decreto che modifica le linee guida per gli edifici. Tra le novità c’è quella che elimina la possibilità per i proprietari di immobili di scarsa qualità energetica di autocertificare la classe, quella “G”. Dopo i richiami della UE, si torna al passato. Lo comunica a QualEnergia.it Sara Romano, DG Energia del MiSE.
Qualenergia - I Ministri competenti hanno firmato un decreto che a breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e modifica le linee guida per gli edifici. Tra le novità più interessanti c’è quella che elimina la possibilità per i proprietari di immobili di scarsa qualità energetica di autocertificare la classe, che sappiamo essere quella “G”, cioè l’ultima. Intervistata da QualEnergia.it, ai margini del Forum "QualEnergia?", Sara Romano, Direttore Generale dell'Energia del Ministero dello Sviluppo Economico, ha spiegato: “Potrebbe sembrare una piccola modifica, ma questa disposizione amplia l’area della certificazione energetica e, soprattutto, restituisce il valore stesso della certificazione, ossia non solo di uno strumento di diagnosi, ma anche uno strumento propositivo per capire dove e come intervenire per migliorare l’efficienza energetica degli immobili”. Chiaramente qualcosa che non è in grado di consentire invece una mera auto dichiarazione della classe energetica.
Il fatto di non poter autodichiarare la classe G è in linea con quanto previsto dalla Direttiva europea: l’autocertificazione non veniva contemplata perché rischia di sfalsare il mercato edilizio, si spiegava. La normativa italiana aveva al contrario annacquato questa indicazione, pensando forse di alleggerire un onere per i cittadini. Ma per questa errata applicazione la Commissione ci aveva da tempo richiamato, anche attraverso una procedura di infrazione. Ora il Governo corre ai riparti e condivide sia da un punto di vista formale che sostanziale questa disposizione europea.
Parallelamente il Ministero dello Sviluppo Economico sta lavorando con Enea, Fire e le Regioni per una diffusione e una qualificazione del modello della certificazione. Per Sara Romano ciò significa che “il servizio dovrà essere reso nell’ottica di un equilibrio tra l’esigenza della riduzione dei costi per i consumatori e una vera qualificazione della diagnosi: offrire servizi qualificati per la certificazione energetica è dunque una delle misure di accompagnamento per la diffusione di questo strumento”. “Si ritorna quindi all’origine: gli edifici nuovi e oggetto di compravendita e locazione devono avere sempre una chiara identificazione della classe energetica”, ha concluso il Direttore generale del MiSE. Ma chi non si adeguerà che tipo di sanzione dovrà subire? A giorni il decreto chiarirà - speriamo - anche questo aspetto.
Attualmente in Italia esistono troppe deroghe all’obbligo di certificazione. Un altro punto importante è poi su chi e come fa la certificazione. In molte Regioni oggi addirittura si può fare una certificazione a 50 euro e, a volte, anche online. Basterebbe almeno far rispettare quanto previsto dalle norme vigenti: i certificatori devono essere laureati e iscritti all’Albo e devono aver frequentato un corso specifico con esame finale.
Come ci spiegava in una recente intervista l'ing. Mauro Cappello, esperto di Filotecna, ente di formazione professionale sul tema per tecnici e aziende, “la certificazione energetica degli edifici sembra una recente innovazione, invece ha superato i 20 anni di età in Europa. Vi è stato un forte ritardo per far assimilare e comprendere ai cittadini italiani l’importanza di tale adempimento. Credo che i maggiori ostacoli alla realizzazione degli interventi siano causati dalla scarsa consapevolezza dei benefici che da essi deriverebbero e dalla necessità di doversi esporre a un immediato esborso di denaro in vista di futuri e probabili benefici. Contro questo atteggiamento dobbiamo lottare tutti insieme, tecnici, costruttori e la stampa”.
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Il fatto di non poter autodichiarare la classe G è in linea con quanto previsto dalla Direttiva europea: l’autocertificazione non veniva contemplata perché rischia di sfalsare il mercato edilizio, si spiegava. La normativa italiana aveva al contrario annacquato questa indicazione, pensando forse di alleggerire un onere per i cittadini. Ma per questa errata applicazione la Commissione ci aveva da tempo richiamato, anche attraverso una procedura di infrazione. Ora il Governo corre ai riparti e condivide sia da un punto di vista formale che sostanziale questa disposizione europea.
Parallelamente il Ministero dello Sviluppo Economico sta lavorando con Enea, Fire e le Regioni per una diffusione e una qualificazione del modello della certificazione. Per Sara Romano ciò significa che “il servizio dovrà essere reso nell’ottica di un equilibrio tra l’esigenza della riduzione dei costi per i consumatori e una vera qualificazione della diagnosi: offrire servizi qualificati per la certificazione energetica è dunque una delle misure di accompagnamento per la diffusione di questo strumento”. “Si ritorna quindi all’origine: gli edifici nuovi e oggetto di compravendita e locazione devono avere sempre una chiara identificazione della classe energetica”, ha concluso il Direttore generale del MiSE. Ma chi non si adeguerà che tipo di sanzione dovrà subire? A giorni il decreto chiarirà - speriamo - anche questo aspetto.
Attualmente in Italia esistono troppe deroghe all’obbligo di certificazione. Un altro punto importante è poi su chi e come fa la certificazione. In molte Regioni oggi addirittura si può fare una certificazione a 50 euro e, a volte, anche online. Basterebbe almeno far rispettare quanto previsto dalle norme vigenti: i certificatori devono essere laureati e iscritti all’Albo e devono aver frequentato un corso specifico con esame finale.
Come ci spiegava in una recente intervista l'ing. Mauro Cappello, esperto di Filotecna, ente di formazione professionale sul tema per tecnici e aziende, “la certificazione energetica degli edifici sembra una recente innovazione, invece ha superato i 20 anni di età in Europa. Vi è stato un forte ritardo per far assimilare e comprendere ai cittadini italiani l’importanza di tale adempimento. Credo che i maggiori ostacoli alla realizzazione degli interventi siano causati dalla scarsa consapevolezza dei benefici che da essi deriverebbero e dalla necessità di doversi esporre a un immediato esborso di denaro in vista di futuri e probabili benefici. Contro questo atteggiamento dobbiamo lottare tutti insieme, tecnici, costruttori e la stampa”.
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