sabato, dicembre 29, 2012
Il conflitto in Siria al centro dei colloqui a Mosca tra il mediatore Onu-Lega Araba, Brahimi, e il capo della diplomazia russa, Lavrov. 

Radio Vaticana - “Assad non ha intenzione di lasciare il potere”: ha ribadito il ministro degli Esteri che ha anche parlato di una soluzione politica ancora possibile. Brahimi da parte sua ha invitato a lavorare intensamente “perché l’unica alternativa al dialogo è l’inferno”. Sull’atteggiamento della Russia, Benedetta Capelli ha intervistato Anna Zafesova, già corrispondente a Mosca per il quotidiano “La Stampa”: ascolta
R. – Sembra di capire che con queste ultime iniziative, come l’invito – peraltro già declinato – ai leader dell’opposizione siriana a venire a Mosca per cercare una soluzione al dopo-Assad, Mosca stia cercando di rientrare una volta di più in gioco, rendendosi conto che ormai non può più continuare ad insistere sulla difesa ad oltranza del regime di Damasco, anche alla luce delle obiettive difficoltà di quest’ultimo nel conflitto sul terreno. Più che un reale cambiamento di posizione, sembra un tentativo di rientrare in gioco e di partecipare in qualche modo alla vicenda: diversamente, il Cremlino avrebbe rischiato di rimanerne completamente fuori.

D. – Nell’incontro che ha avuto a Mosca con il mediatore dell’Onu e della Lega araba, Brahimi, il capo della diplomazia russa, Lavrov, ha affermato che c’è ancora la possibilità di arrivare ad una soluzione politica del conflitto. E’ un’ipotesi plausibile, o no?

R. – Diciamo che sicuramente è quello che Mosca vorrebbe, perché l’ipotesi di una caduta di Assad per mano dell’opposizione con l’aiuto dell’Occidente, di una fuga di questo ormai ultimo alleato di Mosca nel mondo arabo certamente farebbe sì che la Russia si trovasse completamente tagliata fuori. Una qualunque soluzione post-Assad vedrebbe Mosca in una posizione molto sfavorevole. L’opposizione siriana, infatti, ha già fatto capire che le precedenti prese di posizione del Cremlino a difesa del regime, con i ripetuti veti al Consiglio di Sicurezza, il rifiuto di riconoscere l’emergenza umanitaria e dei diritti umani in Siria, hanno reso Putin e il suo governo molto invisi a quella che appare la nuova leadership siriana che si insedierà, in un modo o nell’altro.

D. – Lavrov ha anche detto che non è possibile dissuadere il presidente Assad dal lasciare il potere; potrebbe farsi nuovamente avanti l’ipotesi dell’asilo politico per Assad da parte del Venezuela?

R. – Senz’altro sarebbe una soluzione per tutti. Al di là di questo, Mosca sembrerebbe molto favorevole ad un governo di transizione che includa, in qualche modo, esponenti del vecchio regime e che dia garanzie alla famiglia Assad … insomma, un’evoluzione un po’ più mediata, un po’ più soft rispetto ad una caduta fragorosa.

D. – Quello che abbiamo visto nel conflitto in Siria, in questi 21 mesi, rappresenta un po’ una sconfitta della diplomazia: molti fallimenti sono arrivati proprio sul fronte dell’Onu. Oggi veramente la Russia si può ritagliare un ruolo sempre più predominante?

R. – Penso che in realtà i margini siano abbastanza ridotti, anche perché la Russia non può cambiare opinione così drasticamente, soprattutto per motivi interni. La difesa della Siria, così come precedentemente di regimi dello stesso tipo, fa parte di un messaggio che la Russia trasmette al proprio interno, dicendo così che è contraria a qualsiasi tipo di ingerenza della comunità internazionale negli affari interni di un Paese. Ovviamente tutto questo anche in un’ottica di interesse perché non si vuole che un giorno la stessa cosa capiti alla Russia stessa, nel caso – ad esempio - di violazioni gravi di diritti umani o repressione di una minoranza etnica, religiosa o politica. Più di tanto Mosca non può muoversi e corre quindi il rischio di mostrarsi troppo flessibile, cosa che tende sempre a fare considerandolo però un danno alla propria immagine. Basti vedere l’altro contenzioso che attualmente il Cremlino ha con la comunità internazionale e che è quello che riguarda da lista Magnitsky e la legge che vieta l’adozione di orfani russi alle coppie americane. Questo è un altro terreno sul quale cedere, tutto sommato, sarebbe stato, agli occhi della comunità occidentale, un gesto positivo mentre invece sembra che la Russia abbia tutte le intenzioni di proseguire nella linea conflittuale.


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