Il sindaco di Parma elimina i benefici per le famiglie numerose, mentre chiude l'Agenzia per la famiglia. «Si è tornati indietro di trent'anni» è il commento del vicepresidente della Consulta delle associazioni familiari.
Città Nuova - Aveva assicurato in campagna elettorale che lo avrebbe mantenuto, e invece non lo ha fatto. Aveva promesso ai cittadini la massima trasparenza, ed è già venuta meno. Aveva espresso di voler prendere decisioni dopo il dialogo con tutti i protagonisti dell’agire sociale, e invece non ha mantenuto la parola. Non avremmo voluto doverlo scrivere, perché ad agire così è stato il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti.
Il punto in questione è il “Quoziente Parma”, quel progetto a favore della famiglia che negli anni passati ha visto il comune emiliano battistrada in una politica a sostegno di essa. Il “Quoziente Parma” è stato poi preso in considerazione da altre città italiane, a tal punto che ben 49 lo hanno poi adottato nelle proprie politiche sociali. In questo caso non c’entrano il colore politico, né le prossime elezioni. Il progetto che prevedeva un aiuto alle famiglie – o meglio un’ulteriore sconto valutato rispetto al reddito, al numero di figli, all’Isee – dal 1° gennaio non ci sarà più: «Lo abbiamo appreso – spiega Alfredo Caltabiano, vicepresidente della Consulta delle associazioni familiari del comune di Parma – attraverso un giornale online che pubblica le delibere del sindaco. Noi non siamo mai stati convocati, non lo abbiamo mai incontrato da quando si è insediato; e, soprattutto, nessuno ci ha mai spiegato il perché di questa scelta».
Ecco, dunque, che il principio di trasparenza tanto decantato dal primo cittadino del Movimento 5 stelle non è stato rispettato. «L’assessore al welfare Laura Rossi – continua Caltabiano – ha risposto a una mia lettera dicendo che il “Quoziente Parma” ha un costo che il comune, per via dei debiti lasciati dalla precedente amministrazione, non può sostenere». Motivazione non valida, visto che il progetto può essere portato avanti anche a costo zero modificando pochi livelli e parametri.
Di certo c’è che il “Quoziente Parma” è solo uno dei tanti progetti a favore della famiglia che l’attuale amministrazione nella città ducale sta smantellando: proprio in questi giorni l’Agenzia per la famiglia sta chiudendo i propri uffici e gli impiegati sono alle prese con scatole e documenti da imballare, visto che sono già stati dislocati in altre strutture.
E dal 1° gennaio saranno circa 2500 le famiglie che non usufruiranno più del tanto amato sconto che variava per ciascun nucleo in una percentuale che oscillava tra il 10 e il 30 per cento: un problema per tutte quelle famiglie che hanno più carichi da sostenere, una situazione non facile proprio a Parma dove l’Imu da pagare è il più alto in Italia e l’idea della città verdiana benestante pare oramai solo un’illusione, almeno per una fascia della sua cittadinanza.
«Con queste scelte – conclude Caltabiano – mi sembra che stiamo tornando indietro di trent’anni, dove si vedeva la famiglia solo quando ce n’era bisogno. Noi della consulta, invece, vogliamo che la famiglia sia vista per quello che è realmente: una risorsa, uno strumento di sussidiarietà».
Città Nuova - Aveva assicurato in campagna elettorale che lo avrebbe mantenuto, e invece non lo ha fatto. Aveva promesso ai cittadini la massima trasparenza, ed è già venuta meno. Aveva espresso di voler prendere decisioni dopo il dialogo con tutti i protagonisti dell’agire sociale, e invece non ha mantenuto la parola. Non avremmo voluto doverlo scrivere, perché ad agire così è stato il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti.
Il punto in questione è il “Quoziente Parma”, quel progetto a favore della famiglia che negli anni passati ha visto il comune emiliano battistrada in una politica a sostegno di essa. Il “Quoziente Parma” è stato poi preso in considerazione da altre città italiane, a tal punto che ben 49 lo hanno poi adottato nelle proprie politiche sociali. In questo caso non c’entrano il colore politico, né le prossime elezioni. Il progetto che prevedeva un aiuto alle famiglie – o meglio un’ulteriore sconto valutato rispetto al reddito, al numero di figli, all’Isee – dal 1° gennaio non ci sarà più: «Lo abbiamo appreso – spiega Alfredo Caltabiano, vicepresidente della Consulta delle associazioni familiari del comune di Parma – attraverso un giornale online che pubblica le delibere del sindaco. Noi non siamo mai stati convocati, non lo abbiamo mai incontrato da quando si è insediato; e, soprattutto, nessuno ci ha mai spiegato il perché di questa scelta».
Ecco, dunque, che il principio di trasparenza tanto decantato dal primo cittadino del Movimento 5 stelle non è stato rispettato. «L’assessore al welfare Laura Rossi – continua Caltabiano – ha risposto a una mia lettera dicendo che il “Quoziente Parma” ha un costo che il comune, per via dei debiti lasciati dalla precedente amministrazione, non può sostenere». Motivazione non valida, visto che il progetto può essere portato avanti anche a costo zero modificando pochi livelli e parametri.
Di certo c’è che il “Quoziente Parma” è solo uno dei tanti progetti a favore della famiglia che l’attuale amministrazione nella città ducale sta smantellando: proprio in questi giorni l’Agenzia per la famiglia sta chiudendo i propri uffici e gli impiegati sono alle prese con scatole e documenti da imballare, visto che sono già stati dislocati in altre strutture.
E dal 1° gennaio saranno circa 2500 le famiglie che non usufruiranno più del tanto amato sconto che variava per ciascun nucleo in una percentuale che oscillava tra il 10 e il 30 per cento: un problema per tutte quelle famiglie che hanno più carichi da sostenere, una situazione non facile proprio a Parma dove l’Imu da pagare è il più alto in Italia e l’idea della città verdiana benestante pare oramai solo un’illusione, almeno per una fascia della sua cittadinanza.
«Con queste scelte – conclude Caltabiano – mi sembra che stiamo tornando indietro di trent’anni, dove si vedeva la famiglia solo quando ce n’era bisogno. Noi della consulta, invece, vogliamo che la famiglia sia vista per quello che è realmente: una risorsa, uno strumento di sussidiarietà».
di Tiziana Nicastro
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