Secondo la difesa della multinazionale c’è stato coinvolgimento colposo da parte degli operai.
Città Nuova - La Corte d'assise d'appello di Torino ha escluso tutte le parti civili già risarcite nel processo di secondo grado per il rogo nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, in cui la notte del 6 dicembre 2007 morirono sette operai. Resta soltanto Medicina Democratica, che non ha sottoscritto alcun accordo precedente. Come concordato nella scorsa udienza, le difese hanno prodotto una dichiarazione in cui l'azienda si impegna a non chiedere la restituzione delle somme erogate a titolo di indennizzo in caso di giudizio diverso da quello di primo grado, circa 7,6 milioni in totale, esclusi i familiari delle vittime.
Venerdì 30 novembre il processo è proseguito con l’intervento della difesa che ha sottolineato come la negligenza degli operai fu decisiva nello sviluppo dell'incendio e nel provocare la tragedia. Ci fu, sostengono i legali della Thyssenkrupp, un coinvolgimento colposo degli operai addetti alla linea 5, che si manifestò nel ritardo con cui venne avvistato l'incendio e nel mancato presidio della linea in quanto erano raccolti nel cosiddetto "pulpito", vale a dire la cabina di comando.
Inoltre, sempre secondo la difesa, gli operai non azionarono il pulsante di emergenza che avrebbe abbassato la pressione dell'olio sprigionato dalla rottura di un flessibile, evitando il "flash fire", ovvero l'onda di fuoco che si propagò fino a 12 metri di distanza e investì tutta la squadra. Una squadra di lavoro che ha visto soltanto un superstite, Antonio Boccuzzi, oggi parlamentare del Pd.
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Inoltre, sempre secondo la difesa, gli operai non azionarono il pulsante di emergenza che avrebbe abbassato la pressione dell'olio sprigionato dalla rottura di un flessibile, evitando il "flash fire", ovvero l'onda di fuoco che si propagò fino a 12 metri di distanza e investì tutta la squadra. Una squadra di lavoro che ha visto soltanto un superstite, Antonio Boccuzzi, oggi parlamentare del Pd.
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