venerdì, dicembre 07, 2012
L’obiettivo è di ridurre il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale di almeno 20 milioni entro il 2020

di Carlo Mafera

Si parla di 119,6 milioni di persone, pari al 24,2% della popolazione dei 27 paesi dell’Unione Europea, in aumento rispetto al 23,4% di popolazione a rischio del 2010 soprattutto a causa della crisi economica. Il Paese che ha corso nell’ultimo anno il rischio maggiore di vedere accresciuta a dismisura la propria quota di povertà è stato la Bulgaria, con il 49%. Ed ecco quindi una “coalizione europea” contro la povertà: occorrerà una vera e propria task force per combattere un fenomeno che sta prendendo delle dimensioni preoccupanti. Se ne discuterà al secondo meeting annuale della “Piattaforma contro la povertà e l’esclusione sociale” in programma dal 5 al 7 dicembre a Bruxelles.

Dopo i dati forniti ieri da Eurostat, in cui si dimostra che la mancanza di lavoro o di reddito sufficiente, le privazioni materiali e l’esclusione sociale stanno crescendo in numerosi Paesi aderenti all’Ue, la tre-giorni di dibattito e studio si pone l’obiettivo di far collaborare gli Stati, l’Ue, le parti sociali e il volontariato per contrastare l’indigenza, cercando di raggiungere gli obiettivi posti in tal senso dalla strategia Europa 2020 (ridurre il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale di almeno 20 milioni entro il 2020). Dopo la Bulgaria, i paesi più esposti alla povertà sono Romania e Lettonia, con entrambe il 40% di popolazione a rischio. Al quarto posto la Grecia con il 31%, valore aumentato rispetto al 27,7% del 2010. I paesi a minor rischio sono invece la Repubblica Ceca, con il 15%, Svezia e Paesi Bassi con il 16% e Austria e Lussemburgo con il 17%. A seguire Francia con il 19,3% e Germania con il 19,9%.

Nell’Unione Europea il 17% della popolazione è a rischio a causa della povertà monetaria, il 9% è in una situazione di povertà grave ed il 10% vive una situazione a rischio a causa di mancanza di certezze in ambito lavorativo. Questi dati servono all’Unione per studiare il piano di aiuti alimentari nei confronti dei più poveri nel periodo 2014-2020, piano osteggiato però da alcuni paesi come Regno Unito, Svezia e Germania, secondo i quali ogni singolo Paese dovrebbe provvedere ai propri poveri.

Per tale urgenza saranno inoltre valutati eventuali progressi compiuti in questo ambito, le esperienze positive avviate in varie nazioni, i possibili interventi futuri. La parola d’ordine della vigilia è “investimento sociale”. Attualmente si calcola che siano non meno di 80 milioni le persone esposte al rischio di povertà (20 milioni di bambini) o già colpite da vari tipi di privazioni o stabilmente escluse dal mercato del lavoro. La competenza in tale ambito è degli Stati, ma l’Unione può svolgere un ruolo di coordinamento, di ricerca, di incontro fra buone prassi e sovvenzionamento di progetti sul territorio.

Questo secondo meeting segue quello del 2010, quando venne affermato dalla Chiesa Cattolica il messaggio che ”la povertà è uno scandalo inaccettabile per il 21° secolo”. La Caritas Europa lo lanciò il 27 gennaio di quell’anno, presentando al Parlamento europeo a Bruxelles la campagna "Zero Poverty" in occasione dell'Anno europeo di lotta alla povertà e all'esclusione sociale. Con questo secondo meeting si rinnovano quindi le promesse e gli impegni già presi per rilanciarli con decisione e soprattutto con la speranza di una rapida risoluzione del gravissimo problema.

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